A prima vista possono sembrare l'ennesimo gruppo "vintage fashion", quella tendenza lanciata a inizio millenio dai Jet, quattro sfigatelli acchittati vintage con stivaletti e ampli Orange, la cui "Are You Gonna Be My Girl?" in combo con "Lust For Life"(da cui è copiata) ti tocca sorbire ogni volta che hai la geniale idea di andare a ballare in qualche posto per "giovani", maledicendo MTV e Trainspotting per tutta la durata del mix.

I Rival Sons, nonostante il loro look vintage e il suono ancora più vintage (Gretsh + Orange), coi Jet non c'entrano niente. Coloro che cercano la novità a tutti i costi, il sound originale (che vuol dire poi originale?) potrebbero dire che suonano roba fritta e rifritta; coloro che osservano rigidamente i dettami dell'hard rock classico, aggrappandosi ad ogni nota, direbbero che sono troppo sporchi e approssimativi; altri che sono emuli di Led Zeppelin, Black Crows ecc. Io dico che la loro musica non è certamente avanguardistica, ma è suonata in maniera fresca e autentica, perchè loro il rock anni '60/'70 l'hanno masticato, ruminato e assimilato e non possono suonare altrimenti.

La loro terza uscita "Head Down" ne è la prova: rispetto ai lavori precedenti che potevano più facilmente essere assimilati ad un hard & blues di matrice zeppeliniana, quest' ultimo lavoro va oltre, fornendo suggestioni che spaziano dalla psichedelia di "Manifest Destiny pt.1" e "Until the Sun Comes" al folk di "Nava" e "True", dal R'n'B di "All the Way", all'hard & blues di tutto il resto naturalmente. Le prove dei quattro musicisti inoltre sono di alti livelli, dirette e senza fronzoli, quando serve a far muover il culo, ma anche in grado di toccare alti vertici di lirismo (basti ascoltare la sopraccitata "True", degna del più ispirato Jeff Buckley).

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