Altman disse di vare sognato la trama del film, Shelley Duvall, "Millie", è una ragazza vittima del consumismo, compra prodotti per se e per la casa nel tentativo di farsi accettare dagli altri, ma si limita a preoccuparsi della superficie delle cose, e non riesce ad instaurare rapporti profondi con nessuno, finchè arriva nella struttura riabilitativa per anziani dove lavora "Pinky", Sissy Spacek, una ragazza timida e impacciata che da subito dimostra grande ammirazione per Millie. Le due diventano compagne di camera in un condominio in mezzo al deserto dove c'è un saloon gestito da "Willie", Janice Rule, e da suo marito. Con il tempo e dopo una caduta accidentale in piscina Pinky sembra progressivamente appropriarsi della personailità di Millie, che perde la sua sicurezza, finche il marito di Willie una notte le chiama per farsi aiutare che sua moglie stà partorendo. Millie dice a Pinky di chiamare un medico ma la ragazza non lo fà, il neonato nasce morto. Stacco, Millie gestisce ora il Saloon, dopo che il marito di Willie è morto per un "incidente col fucile" poco chiaro, Pinky chiama mamma Millie, e il film termina con le tre donne che ora coabitano, intente a preparare la cena, come una qualsiasi famiglia. Il tema del maschio oppressore, lo stesso che Veleriè Solanas voleva "fare a pezzi" come scriveva nel suo S.C.U.M. ("Ho sparato ad Andy Warhol") di Mary Harron, e quello dell'incomunicabilità e della "maschera" ("Persona") di Bergman, si sovrappongono, ma il film è aperto ad ogni possibile interpretazione. Shelley Duvall fù premiata come miglior attrice al Festival di Cannes 1977 e a Los Angeles dall'Associazione Critici Cinematografici, mentre Sissy Spacek venne premiata dal Circolo dei Critici Cinematografici di New York.
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