"Vorrei una donna che mi portasse via da me medesimo. Ma per far questo dovrebbe essere migliore di me; deve avere un cervello, e non soltanto una fica”.

(Cit. H.Miller, Tropico del Cancro).

Thomas è uno scrittore alla sua prima esperienza come regista di teatro. Ha adattato un testo del 1870 di Leopold Von Sacher Masoch, “Venere in pelliccia”, ed ora è alla disperata ricerca di un’un attrice che non sia soltanto una bella donna, ma che abbia sale in zucca e capisca il personaggio per poterlo interpretare al meglio. Giornata del cazzo la sua; una sequenza infinita di attricette da quattro soldi senza un barlume di cultura e acume. Fuori piove che dio la manda e la telecamera con un progressivo e lento zoom in piano sequenza entra nel teatro sul quale si svolgerà l’intera trama del film.

Polanski copia se stesso utilizzando la struttura dello splendido “Carnage” e punta tutto sulla bontà dei due attori scelti con dovizia e sulla qualità dei dialoghi arguti, cinici, brillanti, sarcastici che fanno ridere di gusto e riflettere. Personalmente mi sono trovato intrappolato alla poltrona fino alla spiazzante scena finale. Per una persona che apprezza le caratteristiche testé enunciate, e non trova palloso il teatro, “Venere in pelliccia“ può essere considerato un must. Come per “Carnage” il minutaggio dell’opera è giustamente compatto e supera di poco l’ora e mezza.

L’incontro tra Thomas (regista) e Vanda (attrice) è inaspettato come la maggior parte delle migliori e sugose storie d’amore. Due persone apparentemente agli antipodi che prima si studiano, poi si stuzzicano ed infine dopo lungo tergiversare si tolgono di dosso la falsa maschera per palesare il proprio lato più intimo, nascosto e perverso. Polanski negli anni ha sempre cercato di mettere in risalto lo stupido tentativo delle persone, imposto dalla società, di apparire in maniera più pulita e rispettabile rispetto alla sporca realtà. Sovente crediamo di essere liberi, quando in verità siamo intrappolati in un numero ridicolo di schemi e circostanze ricorrenti dalle quali è quasi impossibile riuscire ad uscirne. In questi 90 minuti il regista si diverte a mettere a nudo l’arte perversa della seduzione. Riprendendo la citazione iniziale di Henry Miller, (leggetevelo quel libro che non è affatto una mera sequenza di volgarità gratuite), il film ci racconta della voglia di trovare una persona talmente speciale per la quale sottomettersi diventa un doloroso piacere irrinunciabile. Grazie ad una superba Seigner ed un convincente Mathieu Amalric il film risulta un’opera di pregio.

Il meteo particolarmente avverso spero vi spinga a prendere in considerazione l’idea di andare al cinema.

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