Recensione di "Sangue e Latte", 2010, del "Sabatum Quartet" (Ethnic, Folk & World Music) Voto: 4/5
Terzo lavoro discografico in studio per la band più rappresentativa del cosentino, in perenne tour nel sud Italia con spesse capatine all'estero (Argentina, Germania, Belgio e Canada) presso le comunità di emigranti dei tempi che furono, per nulla dimentichi delle tradizioni. Tradizioni, mescolate sapientemente a contaminazioni di generi e geografie differenti, in questo ultimo album del "finto" quartetto (in realtà ormai stabile settimino), che lasciano l'ascoltatore particolarmente colpito ad un turbinio di sonorità differenti e tuttavia organiche per quanto riguarda musica e strumentazione, sorrette da testi che solo a primo acchito possono sembrare poco impegnati.
C'è tutto, a livello ritmico/melodico si spazia dall'etnico di "Coglia l'arancia" al tango di "Tempu", dalla tarantella calabrese di "Tri Vecchie" (musica originale su antico testo tramandato oralmente) al rock/folk di "Viat' a vue, e poi flamenco, reggae, ovviamente taranta, folk e addirittura un remix house come bonus track. Il Sabatum non fà mancare nulla ai suoi sempre più numerosi sostenitori, si sente nettamente la maturazione di artisti ormai veterani, avvezzi alle esibizioni come alla scrittura, e sembra proprio giunto il momento del salto di qualità dritto nel mainstream del genere in continua espansione, forse l'unico genere che ha ancora molto da dire e da dare in un panorama musicale italiano sempre più povero di idee e ricco di finte star create in televisione.
Da segnalare nell'album la splendida ballata "Vorra vidìre", la già citata "Coglia l'arancia" molto probabilmente ispirata dalla situazione degli extracomunitari di Rosarno et similia, e addirittura una spagnoleggiante "El Poeta", musica originale su testo in lingua madre di G. Garcìa Lorca. Un album pienamente buono, da ascoltare e riascoltare, soprattutto dal vivo, laddove il Sabatum dà il meglio di sé, in un caleidoscopio di tradizione, contaminazione, e musicisti dalle qualità sopraffine.
Recensione a cura di Mario "mariosirius" Tarsitano
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