La dipartita di un cantante, specie se questo rappresenta il cuore della band, coincide sempre con un momento di incertezza e di stallo per una band, che si trova a dover trovare un sostituto in corsa degno del precedessore e che possa essere ben inserito all'interno della famiglia e ben accolto dai fan.

Ne sanno qualcosa i Saosin, che dopo aver sfornato un ep diventato un piccolo fenomeno nei circuiti alternativi americani, hanno dovuto affrontare la dipartita del vecchio cantante, sostituito degnamente da Cove Reber, con cui i Saosin hanno dato alla luce un esordio convincente, accompagnato tuttavia da una fetta di vecchi fan che continuava e continua a rimpiangere il "vecchio" Anthony Green (ora nei Circa Survive).

"In Search Of Solid Ground" è il degno successore dell'omonimo lp uscito nel 2006. Troppo spesso accantonato e sottoposto a una valanga di critiche spesso ingiustificate o motivate solo dal fatto che questi nuovi Saosin non "spacchino" come i precedenti.

In questa sede non è il caso di disquisire su chi sia meglio e chi abbia ragione e torto, tuttavia i Saosin attuali sono una bella realtà, che ha saputo ritagliarsi un proprio spazio, si metta l'anima in pace chi invece li considera morti anni fa.

Questo secondo lp, nononstante i tre anni trascorsi dal primo, in realtà non fa registrare grossi scossoni, proponendo soluzioni e strutture già usate nel precedente disco. In fin dei conti visto il buon successo del precedente, non era il caso di stravolgere troppo quel sound, da cui molti sono stati catturati.

Cove Reber, è come quell'attaccante da trenta gol a campionato, che assicura prestazioni e fa divertire i tifosi e che tutte le squadre vorrebbero avere. La già buona prova offerta nel s/t qui viene doppiata, confermandosi sugli stessi livelli, riuscendo a sfruttare pienamente diversi registri vocali, da un timbro quasi sussurrato e molto dolce a uno più alto e potente. Non è facile accostare i Saosin in maniera scontata ad altre band, sia per la scelta di sfruttare un cantato perennemente in clean, puntando più su atmosfere ora dilatate e sognanti ora di attesa e inquiete senza tuttavia ricorrere a urla posticcie, quasi a ricordare lontanamente i Thursday più emozionali e meno nervosi.

Non vale la pena analizzare le canzoni una per una, per filo e per segno, in quanto tutte molto simili, i picchi vengono raggiunti subito dai primi pezzi in scaletta, con la magnifica "Deep down" miglior pezzo seguito a ruota dal buon singolo "Changing", "On My Own" che si conclude con una interessante coda lisergica e "Why Can't You See" sospesa tra atmosfere sognanti e bordate elettriche. Da segnalare "I Keep My Secret Safe", contenuta in un precedente ep e qui ripescata, per un curioso botta e risposta tra clean e screaming, unico momento in cui Reber si cimenta in questa tecnica vocale.

Nella seconda parte del disco ancora da segnalare la anthemica "The Worst Of Me" e l'energia punk di "Is This Real" (la "Sleepers" del cd). Momenti più pacati si riscontrano in "It's All Over Now" e nella suite finale "Fireflies (Light Messengers)". Da ascoltare la bonus track della versione giapponese "Your never noticed me".

Un opera questa, che avrebbe anche potuto spingersi oltre, puntando forse ad una maggiore eterogenità, a dispetto di una pesante omogeneità nei contenuti.

In complesso comunque ci troviamo di fronte un prodotto non troppo scontato e che saprà farsi breccia tra le orecchie degli ascoltatori più vari.

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