Ai Seely è andata più o meno così.
Si sono conosciuti alla facoltà di architettura di Atlanta, hanno messo insieme il gruppo, e nel 1996 hanno fatto uscire un disco per un etichetta della loro città, la Third Eye Records di un certo Ted Selke.
Poco tempo dopo entra in scena la label londinese Too Pure, che al tempo pubblicava il nascente post rock tra i più interessanti in circolazione. Li mette sotto contratto e vuole pubblicare l'album anche oltre manica.
Poi beghe, accordi non riusciti, il nostro Ted Selke non molla l'osso.
E quindi tutto il gruppo, in compagnia di John McEntire, è spedito a ri-registrare tutto il disco da capo.
Cambia il titolo, cambia la copertina, la stesura delle tracce, ma i titoli sono quelli e Julie Only vede infine la luce.
E' un disco abbastanza strano, strapieno di effetti di chitarra, quasi un campionario di pedali, che però quasi mai sfocia nel muro tipico dello shoegaze.
Piuttosto, nonostante i pezzi brevi (solo 3 o 4 su 14 superano i 5 minuti), un cantato presente ed evidenziato nel mix (seppur non proprio convincente), con tanto di cori, l'etichetta post rock regge. Specie in pezzi come Wind & Would, il cui intro potrebbe passare tranquillamente per un brano di quei gruppi in scia ai vari Explosions in the Sky e simili.
Menzione a parte per la batteria, messa più in evidenza rispetto alla prima registrazione; con suoni differenti in alcune tracce e un gusto mai scontato. Ci sono alcuni tempi dispari evidenziati ed un uso della dinamica sensibile e ponderato. Inoltre alcuni giri armonici volutamente troncati danno quella che a mio parere è la sensazione generale del disco, un continuo aspettarsi qualcosa che non arriva.
Siamo appena sotto all'ora di durata, e nei pezzi ci sono parecchi spunti, ma quasi mai sviluppati per arrivare a una qualche conclusione. Solo nel finale si trovano pezzi più corposi e strutturati, ma ci si arriva con la testa ormai piena e stanca.
Un album che ricalca l'intenzione esplorativa di quella scena post rock anni '90 che parte dagli Stereolab fino ai Tortoise; ma che compie in questo caso, se non un viaggio a vuoto, una virata in una direzione non esattamente interessante.
Sarà valsa la pena registrare tutto questo per due volte?
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