Anno 1976: nei Sensations' Fix viene introdotto il tastierista Stephen Head.
Di Head si sa molto poco: divenne noto negli anni 80’ per aver scritto e arrangiato il singolo italo-disco "Switch On Fellini/La Dolce Vita" presente nella colonna sonora del film cult In Punta di Piedi, con la presenza di un giovane Richard Benson col suo "Animal Zoo" e persino il figlio di Domenico Modugno, Marcello. In seguito Head scrisse e arrangiò alcuni album, fra i quali uno di un artista di passaggio tra l’italo-disco e l’elettronica, Marco Ierva con il suo "Vado Per La Mia Strada".
Sempre nel 1976 esce il quarto album dei Sensations’ Fix, "Finest Finger". La copertina suggerisce un primo approccio del gruppo, dopo una geometrica rappresentazione nel secondo album al disegno stilizzato – tipica figura ricorrente negli album progressive rock – che raffigura i quattro musicisti racchiusi sia in una foto che in una stanza grande ed espansiva. L’album è stato in parte gradito dal pubblico: c’è chi l’ha definita un’involuzione del gruppo, poiché più portato ad un sound commerciale, ce chi ha trovato in quest’album una vera e propria progressione musicale. Difatti "Finest Finger" è a tutti gli effetti un’evoluzione con i controfiocchi: dalla primaria confusione di "Fragments Of Light" al cercare di sistemare le cose in "Sensation's Fix" fino a trovare un compromesso in "Portable Madness", i Sensations’ Fix dicono temporaneamente addio alle sperimentazioni, dando inizio ad una nuova fase del gruppo, ovvero quella basata su atmosfere interamente progressive, con un netto distacco dalle tastiere da parte di Falsini, quale ne era particolarmente legato.
Un notevole cambiamento soprattutto da parte del gruppo è l’elaborazione delle parti cantate: difatti, Falsini sarà molto più presente del solito e sarà accompagnato dalla chitarra elettrica. Inoltre il basso, niente di meno, riesce ad incrementare per tutto il disco un’atmosfera dal gusto “metallico”, molto vicino a sonorità hard rock.
Di questo "Finest Finger" si possono ricordare le seguenti tracce: "Strange About Your Hands", traccia iniziale che fa capire all’ascoltatore il cambio di sound, "Just a Little Bit More In The Curve", "Map", dove il suono delle tastiere e le chitarre ricorda molto un misto fra Camel e Pink Floyd, "Boat Of Madness", dove il canto di Falsini si mescola con alcuni toni spaziali finali, esaltati soprattutto dagli effetti delle tastiere: qui si possono notare le qualità migliorate degli arrangiamenti, soprattutto per quanto riguarda le influenze space rock non del tutto abbandonate. Poi arriva la title track che inizia come un qualsiasi pezzo di "Portable Madness" sfociando a parti progressive più elaborate: ne viene un fuori uno stupendo brano dalle sonorità eccellenti: come sempre le tastiere, il basso e la batteria svolgono un ottimo lavoro, così come la voce di Falsini che risulta più incisiva qui che nelle altri tracce. Sembrava ieri quando il nostro Falsini si cimentava nel “quasi” improvvisato e debole canto di "Do You Love Me?" non immaginando che qualche anno dopo avrebbe fatto molto, ma molto di meglio. Finiamo con "Into The Memory" che, essendo appunto l’ultima traccia, non fa diminuire il livello di epicità e adrenalina del disco, anzi: ne aumenta la aspettative. Un incredibile piano conclusivo che mette in evidenza le doti del sound, quasi come a sbeffeggiarsi delle vecchie sperimentazioni, salutandole con potenti assoli che riflettono nello spirito artistico del gruppo.
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