Questo lavoro è la prima opera dei Seven Reizh gruppo bretone fondato da Claude Mignon (compositore, chitarra) e Gérard Le Dortz (autore, voce), che hanno lavorato per diversi anni a un progetto concettuale su una tagliatrice di pietre di nome Enora, in grado di infondere vita alle pietre utilizzate per costruire cattedrali, e che racconta il suo viaggio nella fantastica terra di Ys. Alla fine, la storia di Enora si svilupperà anche nelle opere successive: “Samsâra”, “La Barque Ailée” e “L'Albatros”., fino all’ultima opera “la Barque Ailée et l'Albatros ...quand s'envolent les mots...” che riprende brani degli ultimi due album per riarrangiarli e chiude idealmente il percorso iniziato nel lontano 2001 con quest’opera.
I due bretoni, si avvalgono della collaborazione di valenti musicisti, la maggior parte proveniente dal gruppo bretone Kadwaladyr conosciuti anche come Kad, costituendo un ensemble di tutto rispetto, che non lesina l’uso di strumenti tradizionali come biniou (una cornamusa bretone), bombarde, flauti.
Possiamo annoverare la loro musica nell’ambito del rock progressivo, ma sono molteplici le influenze come il folk, la musica bretone e non per ultima la musica nordafricana, anche se a mio avviso questa si sentirà maggiormente nel secondo capitolo “Samsâra”. Non mancano le influenze dei gruppi progressive degli anni ’70 come Camel, Genesis, Mike Oldfield o Pink Floyd, ma grazie alla loro capacità di mescolare suoni e stili riescono ad avere una loro personalità.
In quest’opera le voci, oltre quella di Gerald Le Dortz, sono tre: quella femminile di Bleunwenn Mevel già attiva nei Kad e nei Tri Yann, Cyril Froger, Farid Aït Siameur. Il cantato è in bretone, francese e cabilo.
ll poeta Henry Wadsworth Longfellow chiamava la musica "il linguaggio universale del genere umano" e Mignon e Le Dortz riescono a dare sostanza a questo nobile pensiero trascinandoti nella loro musica ricca di influenze e di significati dove le barriere fra popoli si assottigliano sempre più realizzando quello scambio culturale che permette di dar vita ad un’opera fresca e piena di fascino. Dove le radici musicali si intrecciano e si confondono. Ad esempio, si dice che Si dice che le origini celtiche risalgano fino all'Anatolia (l'attuale Turchia) e che siano migrate in Europa centrale e poi in Spagna, Francia, Gran Bretagna e Irlanda. E se è davvero così, tali radici si fondono perfettamente con il cabilo di Farit Ait Sameur, unendo nord e sud.
Lascio a voi il giudizio finale, ma l'armonia quasi perfetta di tutti gli stili, strumenti, voci, linguaggi mi ha tenuto incollato all’ascolto per i quasi 75 minuti di musica.
Carico i commenti... con calma