Pionieri di quel movimento troppo frettolosamente liquidato come declinazione -core della cosiddetta "third wave of emo", i canadesi Silverstein sono uno dei rari esempi, assieme a Thrice, The Used e Jimmy Eat World di band capace di resistere in un qualche modo alla prova del tempo, alla deflazione di un movimento reo di aver riempito per anni le playlists degli iPod di mezzo mondo con inutili tormentoni pseudo alternativi per ragazzetti anoressici frangiati.

Reduci da uno degli episodi discografici più urgenti ed a più ampio spettro della loro carriera ( "Dead Reflection", rise records, 2017), Shane Told e soci vanno in doppia cifra con questo "A Beautiful Place To Drown", ponendo la firma in calce al ventesimo anno di attività. Un disco per gli amici, fatto con gli amici:da Caleb Shomo (Beartooth), ad Aaron Gillespie (Underøath), fino ai connazionali Pierre Bouvier (Simple Plan) ed Aaron Marshall (Intervals), sono tante le collaborazioni attraverso le quali i Silverstein provano a far convivere un background pop-punk che ricorre sempre più frequentemente rispetto al passato, la fedeltà alle radici post hardcore del loro registro ed il desiderio di battere percorsi alternativi.

E come ad una cena fra amici, ognuno porta qualcosa:alla luce delle loro esperienze pregresse, la compresenza degli ospiti di cui sopra non può che accompagnare ai confini con l'EDM ed synth-pop, sulla falsariga di Attack Attack! e dei più recenti Bring Me The Horizon per poi ritornare a sonorità pop-punk. Il risultato é migliore di quanto "Infinite", il signolo che ha preceduto l'uscita dell'album, non lasciasse sperare. Eppure, per citare il titolo, questo non sembra decisamente il miglior disco per il quale essere ricordati prima di annegare: manca un focus, una direzione.

É questo il male comune di buona parte delle produzioni alternative-rock contemporanee, questa faccenda del dover necessariamente dare un colpo al cerchio ed uno alla botte potrà anche allargare il bacino di fruitori occasionali ma porta i Silverstrein a steccare la doppietta che li avrebbe potuti ufficialmente proiettare fuori dal cono d'ombra, ridefinendo un genere ed abbracciando sonorità mainstream con l'onestà intellettuale che i nostri hanno ampiamente dimostrato di possedere in passato.

Non tutto é da buttare, la speranza é che quel che c'è da salvare torni a galla.

Carico i commenti...  con calma