Anacronismo musicale e influenze esplicite. Copia pedissequa o rielaborazione dei propri avi musicali. Fiumi di parole, inutili per lo più.

I Sioux Falls rientrano nella categoria del revival dei nineties. Lo sguardo e le orecchie rivolti, perlopiù, a Modest Mouse e Built To Spill.

Sarà un caso ma il cantante/chitarrista si chiama Isaac (Eiger) e la sua voce ricorda un (bel) po' quella di un altro Isaac, più famoso di lui.

Si può parlare di: "Dom" con il coro finale alla Weezer, "Copy/Paste" con i suoi 7 minuti di climax ascendente e apice emo-zionale dell'album, "In Case It Gets Lost" che sa di Modest Mouse e "Practice Space" che sa di Built To Spill, "San Francisco Earthquake" cantata da un "whole bunch of *~semi-ok~* people". Ma si lascerebbe fuori altre gemme come tutte le altre 11.

16 tracce che ascolti e cominci a chiederti quando arrivano quelle brutte (o perlomeno quelle meno convincenti), poi ti accorgi che il disco è finito.

72 minuti, ma scorrono che è un meraviglia.

Le canzoni di "Rot Forever" vivono nel passato e sanno di già sentito. Ma è quel già sentito bello, certo bello nell'ottica di chi avrebbe voluto vivere i novanta musicali negli USA.

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