Slipknot - All Hope Is Gone
"Ma a che genere appartengono gli Slipknot: al Nu Metal più estremo o qualcosa di più ?". È questa la domanda che molti si pongono quando si parla della band dell'Iowa. Ciò emerge soprattutto in quest'album, "All Hope Is Gone" che spazia con disinvoltura dai suoni più dolci, proposti in "Vol.3 - The Subliminal Verses", fino a raggiungere il Metal estremo delle prime due uscite.
Il quarto capitolo di questi 9 pazzoidi inizia subito con una bordata impressionante, Gematria (The Killing Name), che ci fa intuire il tipo di album che andremo ad ascoltare. Unico difetto: (forse) un po' troppo lunga; Sulfur, poi, è un'ottimo equilibrio tra scream e parti melodiche. Lo stesso si può dire di Psychosocial, diventata uno degli inni della band.
Tra le tracks seguenti ci imbattiamo in Dead Memories: Non troppo metal, non troppo alt rock. Vi entusiasmerà se per voi "Vol.3" è stato un capolavoro. Se siete Maggots della prima ora, invece, meno. Sullo stesso piano Snuff, in stile Stone Sour come la sopracitata.
Giungiamo successivamente a Vendetta e All Hope Is Gone che sono i pilastri del death metal secondo gli Slipknot: orecchiabili anche per chi non considera il metal estremo il suo pane quotidiano.
Da sottolineare anche Butcher's Hook in stile Meshuggah ma nemmeno Wherein Lies Continue scherza.
In definitiva un album che dimostra come il suono dei nove pazzi dell'Iowa sia in continua evoluzione. Difetti? Nonostante il missaggio piuttosto buono, il basso del defunto Paul Gray (pace all'anima sua) non pare così decisivo. Stesso discorso per Crahan e Fehn. Da segnalare, per contro, il lavoro ancora una volta sopraffino di Jordison.
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