“Svaligia un maestro criminale e saprai di essere un maestro ladro.”
Se il primo capitolo della serie, ovvero “Sly Raccoon” si rifaceva ad un platform (gioco a piattaforme) più lineare e acerbo non tanto nella infima longevità del gioco quanto invece nella reiterazione di diverse missioni uguali tra di loro, creando così un gameplay statico e ripetitivo con schema “punto A-B” riprendendo un altro antenato antropomorfo (Crash Bandicoot), il secondo capitolo “Sly 2: La banda dei ladri” prodotto nel 2004 dalla Sucker Punch, si distacca dall’atavico marsupiale australiano, si fa più complesso, rinnovando sotto molteplici aspetti l’esperienza videoludica, diventando il platform più maturo della scuderia Sony rispetto i suoi insigni colleghi coevi (Ratchet and Clank e Jak and Dexter).
Dopo aver recuperato tutte le pagine del “Thievius Raccoonus” (antico manoscritto della dinastia Cooper nel quale sono annotate le migliori tecniche di furto d’ogni ladro) e sconfitto Clockwerk il serbatore d’odio, che dello stesso ne ha fatto motivo di sopravvivenza e fonte di vita, Sly (un procione) e la sua banda formata da Murray (un ippopotamo rosa) e Bentley (una testuggine verde) ritornano, finalmente cooperando insieme, per recuperare le parti della panoplia meccanica del gufo robotico -ancora funzionanti- derubate dalla Banda Klaww.
Un gameplay ora variegato e alternativo, con obbiettivi differenti l’uno dall’altro e una netta caratterizzazione dei personaggi dove, all’agilità e le movenze graziate di Sly utili allo “stealth” nelle fasi di sopralluogo per la preparazione al colpo finale di ogni capitolo, si combina da un lato l’andatura goffa del pingue e muscoloso re delle zuffe Murry con il quale possiamo sbizzarrirci distruggendo ostacoli e annientando nemici senza aver paura d’allertare le guardie e sul versante opposto, il segaligno Bentley, il cervello del gruppo, utile per la soluzione di enigmi, sabotaggi ed hackeraggi. L’alternarsi dinamico delle varie “quest”, grazie anche all’acquisto di vari potenziamenti per ogni antieroe tramite il nuovo sito “Ladronet”, crea una combinazione bilanciata che trova l’apice delle missioni finali del gioco, dove siamo chiamati ad utilizzare nel medesimo istante tutta la banda cooper.
La storia si snoda in vari capitoli “open world”, in cui la componente esplorativa, assente nel primo capitolo, ora ne fa da padrone con superfici di media scala, tutte caratterizzate da atmosfere evocative ed affascinanti. Si passa dagli umbratili sobborghi parigini alla foresta indiana fino ad arrivare ai canuti boschi canadesi, tutto ben strutturato riguardo il level desing, mappe valorizzate nella loro totalità soprattutto quando si utilizza Sly -ora dotato di parapendio-, appigli, ganci, nascondigli, sono disseminati in tutto il territorio. Nell’incedere dell’avventura principale, condita anche da vari filmati preludistici ed epilogistici ad inizio e fine d’ogni capitolo, si denota una sottotrama (alla quale vanno aggiunti due fumetti 1-2) edulcorata che tratta sommariamente temi sociopolitici-ambientali: corruzione, mercimonio di spezie (sostanze stupefacenti) e disboscamenti. I villain d’ogni capitolo (da ricordare Dimitri, un’iguana gaudente amante dell’arte divenuto iconico tanto da essere presente in Sly3 e Sly4) sono emarginati, reietti d’una società che li denigra e non li accetta, sconfitti decidono di rivendicarsi prevaricando e soggiogando i loro stessi lupi. Non vi è poi stupore se l’interazione è maggiore proprio con questi soggetti.
Il tutto coadiuvato da un doppiaggio espressivo ben adattato con dialoghi prettamente ironici grazie al quale facilmente si riesce ad empatizzare con i vari personaggi (buoni o cattivi non ha importanza) e una colonna sonora sacra per gli infanti degli istmi secolari che ben si sposa alle più svariate situazioni, dai pedinamenti alle fughe per passare ai combattimenti sino agli scippi per accaparrarsi monete od oggetti preziosi, coinvolgendo e cullando il videogiocatore nell’arco di tutta l’esperienza videoludica.
Un videogioco unico nel suo mescolarsi di generi. Tristemente dimenticato, sia dai videogiocatori sia dalle case di produzione. Ormai presente solo tramite sparuti e sterili "esteregg" nelle produzioni videoludiche più recenti.
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