Questo disco è bellissimo...
Si trova solo sul tubo. Immagino sia una specie di bootleg.
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Il lato più intimo e confessionale degli Sparklehorse...
Un florilegio di incanntesimi tristi, come se Neil Young fosse Nick Drake.
Hai presente quando il rumore è una specie di silenzio? Niente pop, niente rock. Niente di niente.
E' con te che parla Mark. Gli altri non ci sono. Gli altri non ascoltano.
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Ora io ho un difetto, oppure un pregio, non so: parto per la tangente, volo di fantasia. Ad esempio, se ascolto un brano e poi butto gli occhi su una cosa, in questo caso un piccolo quadro in salotto, quel brano e quella cosa rivelano immediatamente una connessione segreta. Se poi in testa ho il verso di un poeta, apriti cielo.
Son doni del caso, immagino, e il caso è la più importante tra tutte la divinità. Trovarsi in macchina l'11 di un mese qualsiasi, alle ore 11 e 11, col contachilometri che segna 111111 è come ricevere il bacio di una ninfa.
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Un soffio di nebbia. Un soffio di voce.
La nebbia è grigio azzurra, la voce una materia che si spezza. Da segnalare anche un battito lieve.
Quando arriva l'interludio ti chiedi come sia possibile costruire sul nulla. Sarebbe l'arte, contessa. L'arte? Ma davvero?
Poi, soffio su soffio su soffio, s'aggiunge femminile una voce...il solito yin e yang.
Ecco allora che ogni dato sensibile è il chirugo che scava nella ferita. Cura e dolore coincidono. E le parole sono sassi che scendono come neve.
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La neve è quella di un quadro naif, un regalo di mio padre di tanto tempo fa. Manca solo il poeta e il poeta è Robert Frost
“Sulla neve i miei passi scricchiolanti
la sonnacchiosa via di un villaggio turbavano.
Mi parevano, credetelo, una profanazione.
Erano le dieci d'una sera d'inverno”
E, visto che le mie parole potrebbero essere come quei passi, credo che a questo punto sia il caso di tacere. Del resto che altro dire? Ronzii? Pallide luminescenze?
Tremante bellezza?
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