È trascorso molto tempo ma alcuni dettagli li ricordo bene. I vicoli del centro storico illuminati dalle insegne, una la luce diurna che a Maggio inoltrato è un po' come la speranza, l'aria fresca e la gola sempre ben idratata. Muoversi tra le cinta murarie della città intravedendone al contempo il passato ed il presente equivaleva a ballare non nello spazio ma nel tempo.
Ogni Mercoledì ci si presentava presto: le ampie vetrate del locale catturavano l'attenzione ancora prima di arrivare all'imperiale porta d'ingresso che ne sanciva la magnificenza.
Un infinito bancone dai toni sanguigni e dettagli dorati lasciava che lo sguardo percorresse l'eterna varietà di alcolici che parevano arrampicarsi sulla parete, verso l'alto, sino a coincidere con una balconata che sovrastava l'intero ambiente, che lo osservava, e che ne studiava il senso.
Quando arrivava il tramonto, ed avevamo ampiamente concluso il nostro compito, portato a termine senza la minima sobrietà, avevo tempo e spazio per osservare la maestosità del niente, di tanta eleganza messa al servizio di un perimetro che conteneva poco più del risultato di base per altezza.
Uscendo con difficoltà, ma comunque sulle mie gambe, la bocca semiaperta e lo sguardo interrogativo restavano lì, pietrificati, incatenati ai refrain dei remix della Hôtel Costes, in particolare sul quarto volume, quello che non capivo in che modo fosse finito tra le mie mani, in assoluto quelle più sbagliate, ma ormai che c'era finito, tanto valeva interrogarsi sul senso. E quale luogo, quale occasione poteva essere migliore di quei Mercoledì di Maggio, serate durante le quali la musica aveva la rilevanza delle olive da centrotavola alle cerimonie. Blossom Dearie continua a dire che le piace Londra nella pioggia, attorno a lei si succedono percussioni, note di piano reverberate ed archi, armonizzazioni vocali e campanacci, e tutto rimane intrappolato come l'orizzonte, che pare finire ma non si capisce dove.
Quella sera capii cosa poteva rappresentare un miscuglio di emozioni, e capii che almeno per me, finché rimanevano tali, non potevano essere considerate nè vuota retorica, nè senza un senso.
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