Ritrovando, nel più familiare dei luoghi, qualcosa di insondabile.
Sin da subito, quest’opera (prima ed unica) di Steven Legget, si presenta come una piccola enciclopedia finemente illustrata e scritta in una lingua incomprensibile. Tanto incomprensibile da sembrare priva di significazione, eppure insieme candidamente familiare.
Sfogliando questa enciclopedia semplice ed arcana, un dubbio sorge spontaneo: se questo manufatto, contravvenendo al buon senso, lo si ritenesse sorto da sé, non sarebbe forse più facile comprendere l’istintiva familiarità dei suoi tratti?
Il suo tentativo di imitare la natura — o meglio: il doppio tentativo di imitare la natura, che è un tentativo di mimetizzarsi in essa— stando a quanto suggeriscono le illustrazioni, richiede molto tempo. Se potessi, per mezzo d’un dizionario in grado di decifrare l’indecifrabile, descriverne con esattezza il processo mimetico, lo farei senz’altro. Ma, dato che ciò non è possibile, occorre affidarsi al carattere descrittivo delle immagini che lo adornano.
Questo è quanto sono riuscito a ricavare:
Anzitutto, piantate in un terreno argilloso, con dovizia e nella giusta stagione, un violoncello di poco valore, interrandolo affinché soltanto un quarto della lunghezza rimanga esposto alle intemperie.
In secondo luogo, innaffiatelo con acqua salmastra, nella quale avrete lasciato infondere, per un tempo indefinito, i momenti di tedio e di diletto della vita di qualcuno (non per forza della vostra). Se farete ciò con costanza, il tutto risulterà più dimesso.
In terzo luogo, attendete pazientemente che le stagioni rendano irriconoscibile quell'oggetto, tanto che anche voi dimenticherete del tutto la sua funzione originaria. Questo donerà allo strumento un timbro più dilatato.
In quarto luogo, registrate, nei mesi successivi, quanti più campionamenti ambientali potete, facendo ben attenzione al suono che la pioggia battente e il libeccio producono a contatto con lo strumento.
Infine, attendete che tutto si sedimenti.
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