Non è stato facile per Steve, sul finire degli anni ottanta, porre la parola fine alla breve ma intensa storia musicale dei Dream Syndicate; sa di aver preso una sofferta ma giusta decisione. E' subito ripartito con una carriera a suo nome e "Fluorescent", uscito nel 1994, rappresenta il suo terzo disco solista.

Un uomo in pace con se stesso: è l'immagine di copertina a mostrarci l'autore, tanti capelli orsono, in un atteggiamento intimo, quasi remissivo con quel volto abbassato che non riesce neppure a reggere il confronto con la macchina fotografica.

Disco in tutto e per tutto autunnale, registrato non a caso proprio nell'autunno del 1993 nella quiete di Venice, sobborgo della sua Los Angeles; le sonorità elettriche dei due precedenti dischi vengono quasi del tutto messe in disparte, per lasciare spazio alla chitarra acustica, ad arrangiamenti di una semplicità a tratti fin imbarazzante ed inaspettata.

Sono storie semplici quelle raccontate da Steve nelle canzoni che vanno a comporre il lavoro; semplici racconti di persone comuni. Uno storyteller dei nostri giorni; lo accompagnano, tra gli altri, in questo viaggio Howe Gelb, John Wesley Harding, Victoria Williams.

I nemmeno tre minuti di "Follow Me" (voce chitarra acustica e poco altro) aprono meravigliosamente il disco: con quel finale dove Steve ripete all'infinito il titolo, mentre il brano si spegne, si allontana dall'ascoltatore, si conclude. Da pelle d'oca...

Il morbido e delicato rock psichedelico di "Collision Course", il breve pop folk di "Carelessly" con quell'armonica che sa molto di West Coast: canzoni che ti entrano nel sangue ed in testa già dal primo ascolto (ed ancora sono ben radicate in me ad oltre vent'anni dalla loro pubblicazione).

Ma non può mancare il giusto tributo ed il ricordo di quel fiero Sindacato: con "Older" si riattacca la presa elettrica all'amplificatore. E' una sana cavalcata rock dove Steve alza il ritmo per un brano che potrebbe benissimo reggere il confronto con quell'epocale lavoro che è stato "The Days Of Wine And Roses" dei mai dimenticati Dream Syndicate. E' il brano che preferisco, senza dubbio.

L'elettricità viene presto riposta per lasciare quindi spazio a "That's Why I Wear Black", altra canzone dalle avvolgenti tinte acustiche che si muove tra Cash, Dylan, Woody Guthrie, con quella superba voce di Steve che regala ancora una volta vive emozioni con un finale...scopritelo da voi.

Personalmente uno dei dischi migliori dell'infinita carriera del cantautore americano; un omaggio a Steve per il recente compleanno del 20 Febbraio.

Esiste in commercio una ristampa edita nel 2002 che contiene la bellezza di otto bonus tracks; vi consiglio questa ultima versione.

Ad Maiora.

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