Avevamo lasciato gli Story of The Year nel 2004, durante la loro consacrazione grazie al grande successo di “Page Avenue”, album di debutto che ad oggi, anno domini 2023, può vantare un incredibile successo di pubblico e critica.
Il rapporto burrascoso con John Feldmann (produttore del primo lavoro della band) e le scorie rimaste a galla nonostante il successo del disco, a causa di un processo creativo molto forzato, hanno portato ad un’inevitabile rottura. La progettazione del secondo album in studio è pertanto stata affidata a Steve Evetts (Sepultura, Kid Dynamite, Symphony X), che ha dato carta bianca ai quattro di St.Louis, consentendo loro di sfogare la straripante vena creativa.
Vuoi la voglia incredibile di dimostrare di essere ancora sul pezzo dopo un debutto da disco d’oro, vuoi l’occasione ghiotta per Dan Marsala di poter dare sfogo a tutta la rabbia alla quale aveva dovuto rinunciare fino a quel momento, il successo sembrava già cosa certa.
“In The Wake of Determination” non ha soltanto un titolo molto esplicito ma anche un sound degno di nota. Registrato presso lo Steamy Nook, studio personale di Ryan Phillips, chitarrista e cofondatore della band, l’album è composto da dodici tracce, più la ghost track "A Silent Murder / Slow Jam" (nata come intro, poi piazzata alla fine della tracklist). La dimensione “casalinga” non ha assolutamente rallentato i serrati ritmi di lavoro che, come era successo per “Page Avenue”, prevedevano turni di registrazione di otto/dieci ore giornaliere, senza eccezione per i fine settimana. Ryan Phillips si ricorda ancora delle abrasioni alle dita che a fine giornata non gli consentivano neppure di piegare le corde della chitarra. Questo per rendere l’idea.
La melodia, che è il tratto tipico della band, non manca, anche se nei quasi cinquanta minuti prevale lo screamo. Il timbro di Marsala, in questa occasione, ricorda a grandi tratti quello di Greg Graffin dei Bad Religion. Buona parte dei testi sono stati scritti a quattro mani da Marsala e dal bassista Adam Russell ma senza un confronto o una collaborazione diretta. Alla fine del lavoro, con gli altri membri della band sono stati selezionati i passaggi più interessanti, dando vita al prodotto finito.
Nei testi si avverte quella sana aggressività di chi vuole urlare le proprie intenzioni in faccia alla vita. “We Don’t Care Anymore”, prima traccia (ma registrata per ultima) ci dice che è bene fare ciò che amiamo per noi stessi, senza preoccuparci dell’approvazione degli altri. “Take Me Back”, che evoca sonorità alla Rise Against, suggerisce ironicamente di crescere imparando che l’ignoranza è pura beatitudine.
Tra le tracce più potenti “March of the Dead”, “Meathead”, “Pay Your Enemy”, “Five Against the World” e “Our Time Is Now”, dal carattere hardcore punk più puro, incrementano la dose sulla scia della diffidenza, raccomandandosi di non fidarsi mai ciecamente di nessuno, il tutto con un riferimento abbastanza esplicito alle difficoltà dei primi tempi.
“Stereo”, scritta interamente da Marsala, critica l’avidità dell’industria discografica, più propensa a concentrarsi sul profitto a discapito del piacere di creare musica con passione. La traccia contiene ovvi riferimenti a “Page Avenue” e al suo processo realizzativo. “Sleep” è l’emozionante ballad “in chiaro”, dato che l’altra, “A Silent Murder”, rimane nella parte più nascosta del disco.
“Wake Up the Voiceless” e “Is This My Fate?” He Asked Them” hanno un denominatore comune, ovvero la condanna dell’ingiustizia a suon di voglia di rivalsa. Se nella prima, dal titolo esplicito, il cantato esorta alla rivoluzione, con la seconda, dai riff potenti e dal ritmo spregiudicato, si condanna la discriminazione di genere. Il tema della difesa dei diritti LGBT era già caldo in quel 2005 e rimane perfettamente in linea con i tempi. In “Taste The Poison” si parla della dipendenza da alcol e droga e di come la perdita delle inibizioni e del rapporto con la realtà, ci mettano in contatto diretto e brutale con la verità che non vogliamo vedere.
Ciò che rende appassionante qualsiasi lavoro della band e questo in particolare, è la voglia di scuotere attraverso la rabbia sana e il punk rock più aggressivo, riportandoci alla calma tramite la melodia e lo spunto di riflessione.
“In The Wake of Determination” è la ricerca dell’appagamento da parte di chi ha voluto ogni singolo brano, con la consapevolezza di essere solamente all’inizio di un percorso di evoluzione sia umana che musicale. Si vuole fare casino ma senza troppa leggerezza, dimostrando che con il punk rock si possono toccare anima e cuore. Con tanta determinazione.
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