"Cuz we all play a part in history and we all end up just a memory."

Ovvero average joe che giocano a dadi con Dio, stanchi di essere solo granelli di sabbia nei fondali oceanici del tempo. Torve croci nere abbattute dalla consapevolezza di non avere nessuna risposta, ma solo mille orizzonti da superare con lo sguardo. Quotidianità come opera d'arte d'inestimabile unicità.

Cazzo, cosa ci hanno combinato gli Strung Out.

Jason Cruz si esalta pensando ad Andy Warhol e, ispirandosi a Kerouac, immortala in illuminanti versi beat il presente e la sua metastasi psico-istituzional-sociale: vivide aberrazioni in cui palpitano convulse fughe lisergiche dalla realtà, romantici horror vacui e Gesù di plastica senza più un'anima cui sacrificare il corpo. Unico rimedio esistente: abbandonare il sentiero e seguire le proprie regole, darsi alla macchia consapevoli dell'immenso valore del proprio essere unici, consci che nulla potrà mai sostituirlo. "Panta rei", diceva Eraclito. E gli Strung Out sembrano saperlo molto bene.

La poderosa sezione ritmica di Jordan Burns e Chris Aiken detta i tempi alle magistrali deflagrazioni chitarristiche di Jake Kiley e Rob Ramos, le quali non si traducono mai in sterili onanismi, ma plasmano un caos ordinato ed elegante, che assuefa l'ascoltatore togliendogli ogni punto di riferimento; un nuovo esilio nell'oblio (ma molto meno fine a se stesso e autocompiacente) agitato da tapping epilettici ed overdosi di armonici, ma anche cullato da riff di ampio repiro melodico, sibili ed onomatopee che si amalgamano sempre in soluzioni eccezionali.

Che dire di più, senza scivolare nel superfluo? Nulla, tranne che gli Strung Out contengono il numero di brani (evvai...) e centrano finalmente l'obiettivo, senza se e senza ma. "Agents Of The Underground" è un fulgido esempio di complessa semplicità, un ottimo disco pop dalle forti venature hardcore, dominato dai guizzanti fraseggi della coppia Ramos-Kiley e dalle linee vocali abrasive e ammalianti del Jason Cruz più ispirato di sempre. Arduo scegliere tra gli assalti apocalittici di "Black Crosses", il delirio pentatonico di "Jack Knife" o il climax con apice maideniano di "Dead Spaces". "Nel futuro ognuno sarà famoso per un quarto d'ora", ha detto Andy Warhol. Gli Strung Out saranno famosi per trentasette minuti. Questi. Un capolavoro.

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