Gli anni novanta erano iniziati alla grandissima per la band di Mike Muir; l'album "Lights... Camera...Revolution!", pubblicato appunto nel 1990, aveva visto i Suicidal Tendencies mischiare ancor di più le carte in tavola. Dimostrando che non era affatto un'eresia unire e fondere assieme Hardcore, Punk, Thrash ed anche Funk Metal, grazie in particolare alla presenza al basso del nuovo acquisto Robert Trujillo.
Sono passati due anni e le cose non cambiano perchè "The Art Of Rebellion" può benissimo essere considerato come la copia carbone del suo predecessore; pur non raggiungendo l'eccellenza assoluta perchè, almeno per questa volta, la band osa fin troppo, si spinge ancora più in avanti con la sperimentazione sonora. Troppa carne al fuoco come si suol dire, con un minutaggio che sfiora l'ora piena di durata; a parer mio una sfoltita di un paio di brani per una decina di minuti, in particolare verso la conclusione del lavoro, avrebbe certamente giovato al risultato globale dell'opera. Detto questo nulla in ogni caso mi impedisce di appioppare le quattro stelle al sesto lavoro, in ordine temporale, della band di Venice: perchè i Suicidal sono un'isitituzione della storia del Crossover.
Le registrazioni si rivelano complicate perchè c'è da tener presente la defezione del batterista R.J. Herrera; ma Mike supera il problema ingaggiando il giovanissimo, e del tutto sconosciuto, Josh Freese. Scelta rischiosa ma che si dimostra vincente visto la prodigiosa tecnica messa in campo da Josh in tutti i dodici brani presenti nel disco.
Gli altri elementi cardini sono ovviamente il Groove IperMetalloso del basso di Robert, impegnato anche nella stesura di alcuni pezzi. Un suono, quello di Roberto Agustín Miguel Santiago Samuel Perez de la Santa Concepción Trujillo Veracruz Batista (giuro è questo il suo nome completo!!!), che giganteggia, che detta ritmiche micidiali, che imperversa in particolare in quei brani dove i Suicidal si ricordano di essere per prima cosa una band fottutamente Hardcore. Senza per questo dimenticare le possenti frustate metallosissime tirate giù dalle due chitarre di Rocky George e Mike Clark ed il cantato a tratti rappatissimo, a tratti fin melodico del leader Cyco Myco.
Le incandescenti "Can't Stop" e "Accept My Sacrifice" aprono il lotto del brani: e sono mazzate e dolori.
C'e spazio per la simil-ballad "Nobody Hears", per l'irruenza di "Monopoly On Sorrow" e per l'ironia di "Gotta Kill Captain Stupid".
I soliti testi sinistri e ipercritici completano il tutto.
Solidissimi ed incazzati neri...I'LL HATE YOU BETTER...
Diabolos Rising 666.
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