Musica stonata per gente stonata.
Di solito durante la notte sto sveglio al computer, beh, quella notte presi degli anti-depressivi su consiglio dello strizzacervelli, verso le 5.00 o le 6.00 del mattino iniziai a sentirmi male e a vomitare anche se avevo lo stomaco vuoto, mi rimisi a letto senza prendere sonno e il vomito riprese.
Mi trovavo alle 7.00 del mattino con la stanchezza di una notte passata in bianco, lo stomaco sottosopra e la bocca che nonostante mi fossi lavato puzzava ancora di vomito.
Ero leggermente a pezzi e volevo sentire qualcosa di nuovo perciò misi su questo "Barrett" datato 1970 acquistato il giorno precedente.
Gente, che feeling! La voce svogliata e stanca di Barrett coincideva alla perfezione con il mio stato fisico e mentale, strascicava anemica di canzone in canzone come io strascicavo la mia veglia. Tutti e due senza una meta ben precisa; resistere più a lungo il motto.
La luca del sole filtrava verdastra ed acida dalle tende dando alla mia stanza un'atmosfera onirica. Così è l'atmosfera del disco, filastrocche ("Dominoes", "Gigolo Aunt", "Effervescing Elephant"), blues ("Rats", "Maisie"), folk (tutte le altre) immerse in un barile di salamoia.
Su tutto troneggia un senso di ambiguo che è reso perfettamente in "It Is Obvious" la quale credo riassuma tutto il disco. È un continuo ripensarci, sembra che Syd stia prendendo una strada e all'ultimo momento cambia, di nuovo, di nuovo e di nuovo... per creare così un ritornello; questo può infastidire all'inizio ma il disco è così.
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