Berlino alla fine degli anni '60 era una città estremamente vitale e piena di fermento creativo: nel leggendario Zodiac Club molti musicisti si univano in sessioni di musica free-form radicali intrattenendo il pubblico. Fra i musicisti c'erano anche i primi Tangerine Dream che, nel 1968, in una formazione ancora primordiale, tennero un'esibizione leggendaria: l'atmosfera era elettrica e il locale era completamente al buio. Dopo questa esperienza Froese sciolse il gruppo e lo riformò nuovamente con nuovi membri. Dopo diversi contatti fra cui quello con l'importante giornalista e produttore Rolf-Ulrich Kaiser, Froese trovò un accordo per registrare il primo disco che venne intitolato "Electronic Meditation" (1969) in una formazione a 3 che comprendeva, oltre a Froese alla chitarra e alla batteria, anche il giovane Klaus Schulze alla batteria e Conrad Schnitzler (poi nei Kluster) alla chitarra elettrica e al violoncello. Il disco venne pubblicato nel marzo 1970 per la mitica OHR.

La copertina di “Electronic Meditation” è già una sorta di opera d’arte moderna e raffigura una bambola senza testa racchiusa nei marchingegni di un sintetizzatore, una raffigurazione in linea con l’estetica sonora e la filosofia del disco.

Il disco inizia con le sonorità cupe di un violoncello siderale (suonato da Conrad Schniztler) che sembra provenire dagli abissi oscuri del cosmo che introduce “Genesis”, prima traccia del disco. Il pezzo si snoda poi fra un flauto insistente che può ricordare la successiva “Ruckzuck” dei Kraftwerk e il rullare impetuoso della batteria di Schulze fino a quando la chitarra acida e liquida di Froese introduce la lunga (circa 13 minuti) “Journey into a burning brain” dove un organo magniloquente e mistico guida la musica dalle parti di “A Saucerful Of Secretes” dei Pink Floyd.

Sembra di trovarsi all’interno di una cattedrale sconsacrata abbandonata in lande desolate. Le chitarre prendono quindi il sopravvento per quella che si rivela un’epica escursione psichedelica che ricorda le gesta di gruppi come 13th Floor Elevators ma a un livello ancora più folle. L’organo chiude infine questa cavalcata sonica.

“Cold Smoke”, sul secondo lato, inizia con un quieto organo ultraterreno che diventa improvvisamente dissonante per poi ritornare siderale. Poi il solito rullare di Schulze conduce il pezzo verso un’atmosfera tribale e selvaggia che fa venire in mente la comune degli Amon Duul. Una chitarra incisiva fa infine virare la musica verso un free-rock sperimentale. I Tangerine dimostrano così di avere assimilato l’influenza di compositori come Stockhausen.

Gli ultimi due pezzi sono molto brevi: “Ashes To Ashes” si muove sulle coordinate di un rock sconnesso e abrasivo mentre “Resurrection” chiude il disco così come era iniziato.Un organo ancora molto “floydiano” lascia infatti spazio al violoncello che introduceva “Genesis” chiudendo in questo modo il cerchio di questo viaggio allucinato nella mente dissociata di un essere ultraterreno.

È un peccato che questa straordinaria e esplosiva formazione dei Tangerine Dream sia durata lo spazio di un solo album purtroppo si trattava di 3 personalità molto forti che si divisero subito dopo in seguito a forti contrasti personali: Edgar Froese era infatti una sorta di dittatore, voleva controllare e pianificare ogni dettaglio, di sicuro aveva già in mente la musica cosmica che renderà i Tangerine Dream un gruppo immortale. Ma anche gli altri membri non erano da meno e infatti uscirono burrascosamente per poter dar forma alla loro arte e creatività. Klaus Schulze, dopo essersi successivamente unito agli Ash ra Tempel, diventerà di lì a breve un grandissimo mago del sintetizzatore contribuendo a scrivere la storia della musica elettronica. Conrad Schniztler si dedicherà invece a una carriera all’insegna della sperimentazione più ostica e senza compromessi.

Froese in seguito saprà trovare comunque collaboratori e musicisti validissimi come Christopher Franke e Peter Baumann dando il via un’epopea cosmica che, almeno per quanto concerne gli anni ’70, è stata leggendaria.

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