This is Gone - This is Kevlar.
“Lo sogno spesso: una versione più giovane di me stesso, in piedi sul fondo dell’oceano;
con le braccia in alto, la bocca aperta, gli occhi accecanti, non vedo, non respiro,
immobile come una roccia in un tempio d'acqua.”
Charles Cooper è scomparso in un giorno qualunque. Il suo corpo inanimato è stato ritrovato il giorno successivo in un parco di Chicago. Charles se n'è andato a 31 anni il 22 Gennaio del 2009, immediatamente dopo la pubblicazione dell'ultimo album registrato. Il come non è importante, pare comunque a causa di qualche farmaco di troppo mandato giù con l'alcool. Un incidente molto probabilmente, forse un cuore spezzato.
Ciò che conta è che non appartiene più a questo mondo. Il suo telefono è irrangiungibile.
Da qui in poi nulla può più essere lo stesso, andare avanti sembra essere inopportuno.
Joshua Eustis porta a termine il tour promozionale per l'album insieme ad un collaboratore intimo del gruppo, l'unico che possa sostituire degnamente Charles, Alfredo Nogueira.
Poi congela il programma, il futuro resta incerto. Preferisce, negli anni, dedicarsi ad altri lavori e collaborazioni: basso ed elettronica con Puscifer e NIИ, produzioni per altri artisti e un progetto solista, Sons of Magdalene, synth pop impermeabile ed umorale.
Telefon Tel Aviv è un'entità a due importante seppur poco riconosciuta.
Artefici di trame e orditi elettronici introspettivi, di album gentili, di atmosfere in penombra e di melanconia downtempo. Esordiscono con Fahrenheit Fair Enough nel 2001 (★★★★★), un contenitore essenziale in cui glitch riflessivi riescono a superare in poesia gli strumenti acustici a cui si legano. Corde appena sfiorate, temi che entrano ed escono, luci ed ombre che compaiono e scompaiono, magnetismo soffuso, riverberi, bassi curvilinei, beat morbidi, sensibilità serale e tanto spleen metropolitano. Titoli letterari di ironia tagliente che orientano l'ascolto come da libretto da melodramma, fill impercettibili e brusii sullo sfondo di un panorama digitale. Quadri sonori dipinti di opacità, incertezze, sgranature. Verticalità.
I francesi la chiamerebbero hashish music, ma questo è Soul Food da New Orleans.
La loro produzione si distribuisce in rilasci dilatati di album e altro materiale sparso. Nel 2004 tornano con Map Of What Is Effortless (★★★★). Ci si sposta dalle bozze mattutine e dal minimalismo del primo album con un lavoro di Pop da Camera listato di arrangiamenti alquanto barocchi, cospicui di esercizi aerei e fascinazioni orchestrali. L'errore più grosso dei Telefon Tel Aviv è, forse, quello di aver cominciato ad inserire parti vocali a partire da questo secondo LP. La parte lirica sembra superflua nel loro caso, gli stati d'animo a cui tendono continuamente li hanno sempre raggiunti già solo con l'evanescenza della loro musica. Immolate Yourself (★★★☆) nel 2009 trascende ancora una volta il genere e tenta un'ibridazione tra elettronica, dream pop e shoegaze, forte del climax tachicardiaco e delle sovraimpressioni neuronali di The Birds, una delle forme canzone storte più riuscite del duo.
La realtà attraverso i loro occhi infranti. Poi la tragedia, poi gli anni del silenzio.
I Telefon Tel Aviv hanno sempre prodotto musica per gente introversa. Hanno sempre composto prima di tutto per loro stessi. L'empatia che si è consolidata con molti ascoltatori è stata casuale, ma affezionata. In mezzo alle apparecchiature, alle tastiere e ai nastri ha sempre battuto un cuore più umano dell'umano, di bellezza fragile che va in profondità.
La Quarta Telefonata da Tel Aviv è un ritorno desiderato per chi li ha amati, anche se, comprensibilmente, fa un po' male. Dreams Are Not Enough è stato scritto, suonato e prodotto dal solo Eustis, per il quale deve essere stata una scrittura difficile, tormentata.
Disco nero, dubbioso, accerchiato di rumori elettrici in stanzoni industriali vuoti ed umidi. Neghentropico a fasi alterne, off-topic, sintetico, meccanico. Conclusivo.
Visite in regioni dark ambient, ritmi bloccati, inquietudine, qualche schizzo sparuto di celeste sporco, beep di laboratori di analisi cliniche, il frastuono delle saracinesche dei Garage 73. Punk Not Diet. Perdita, rabbia, il tempo che passa e che invecchia, le costanti che si frantumano, le meditazioni sotterranee, i sogni che non sono abbastanza. Una levatura finale che sembra essere riconoscenza tesa direttamente a Morton Feldman. La sorpresa nella nomenclatura dei pezzi anche qui. Come in un'opera di Calvino, uno che mostra ancora che si può scrivere di cose pesanti, dolorose, profonde con levità, senza per questo dover prendere per forza le persone a bastonate sui denti. La leggerezza senza superficialità.
I Telefon Tel Aviv hanno sempre cambiato registro e direzioni restando sempre elettronici, non sono mai stati banali in questo e anche questa volta non poteva andare diversamente. Anche se adesso Eustis è rimasto tutto da solo. Con Charles forse se n'è andata via la parte melodica e limpida, con Joshua forse è rimasto soprattutto il lato cupo e percussivo.
Un lavoro notturno, da fumi di smog depressivi in tangenziale con lo sconforto addosso.
The birds remind me of what we made.
The birds remind me of what remains.
A Charles, con trasporto invisibile.
A Joshua, con gratitudine intangibile.
Fahrenheit Far Away.
Dreams Are Not Enough (TTV)
Un senso di vuoto rilasciato il 27 Settembre 2019 via Ghostly International.
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