Dopo la parentesi delle due sinfonie "Undisonus Ineo" e "Q. E. D. ", Rypdal da alla luce questo lavoro a metà strada tra jazz e sperimentazione. L'aspetto tecnico è come sempre eccellente, vi troviamo Bjorn Kjellemyr al basso e Audun Kleive alla batteria, già facenti parte dei Chaser, con l'aggiunta di un trio d'archi strepitoso.
Quello che colpisce l'ascoltatore in questo lavoro, è la grande padronanza di Rypdal nel comporre dei brani, non solo con metrica jazzistica o per lo più come dicevo in precedenza sperimentale, ma con una visione musicale che abbraccia ormai la dimensione classica. L'album più di ogni parola, mai come in questo caso, andrebbe ascoltato per rendersi conto di che musicista di finissima qualità stiamo parlando, la sua chitarra, incisiva, hard, spigolosa e poi lineare o eterea, sa trasmettere delle atmosfere sognanti. L'incisione è impeccabile e per chi conoscesse l'album "Wawes" del '78, vi ritrova piacevolmente il brano "Private Eye", che ripropone "Per Ulv" in chiave classica, (archi e chitarra), oltre al brano "The Return Of Per Ulv" (scusate il gioco di parole), assolutamente fantastico.
In conclusione ritengo che per Rypdal, questo sia un album che faccia da spartiacque tra le precedenti produzioni (eccellenti) e quelle successive, dove predomina una ricerca più votata alla dimensione orchestrale sinfonica contemporanea e vista l'ultima fatica "Lux Aeterna" (un omaggio a Ligeti), se lo può ben permettere.
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