Ola Salo è l'unico artista capace di fondere musica e immaginario sacri al profano, suo malgrado profanassimo, mondo gay. Già in episodi precedenti gli Ark seppero mischiare reminiscenze del passato di Salo, figlio d'un predicatore, alla pomposità glam od alla spettacolarità del musical. Un esempio a disposizione, certamente è stato il famoso singolo "Father Of A Son", basato sulla questione dell'adozione per le coppie omosessuali, tipico pezzo in stile Broadway tra un mare di 'hallelujah'. Certamente non riesce, con giusto un paio di canzoni, a mettere d'accordo la CEI con l'Arcigay, ma è simpatico e divertente osservare come Salo possa erigersi a perfetta simbiosi tra colui che sfila al Gay Pride e l'organizzatore del Family Day.
In "Prayer For The Weekend", Ola e compagni ripropongono il loro sapiente ed efficace mix di vecchio glam "ricollocato" e gonfiatissimo. I Settanta non sono solamente Glitter, Bowie, Bolan e Mercuriy, ma stavolta anche Santana, nella "groovatissima" titletrack (chitarre e percussioni di "Black Magic Woman") e nel grazioso-insignificante esemplare svevo-latinoamericano di "Thorazim Corazon". Proseguono, e fanno passi avanti, anche nel loro pomp glam, in stile "Calleth You, Cometh I" per intenderci, in brani come "New Pollution" e soprattutto nell'ottima "Absolutely No Decorum", in cui il pomp glam prende ritmo e si fa cantare allo stadio dalla tifoseria del Malmoe.
Ci sono, come nel loro disco d'esordio, anche brani standard dell'immaginario glam, quale la simpatica ma poco originale "The Worrying Kind", tra il boogie ed il doo-wop, in stile Bay City Rollers, o la più sempliciotta "All I Want Is You", e non mancano pezzi più sperimentali, "Little Disfunk You", strofe funky e ritornelli Ark-tipo, e "I Pathologize", sonorità latine col solito ritornello frocio-rock... I brani sono tutti validi, in fin dei conti, ed anche gli arrangiamenti più pesanti, variopinti, barocchi, in una sola parola froci, rendono più che bene e non stancano. Il problema semmai è il solito, e cioè l'interpretazione; il problema è Ola Salo. Perlomeno Ola Salo è il problema per un ascoltatore etero...
Su brani tutti belli, ed in particolare sugli ultimi due che ho citato, si destreggia bene, e quando fa la voce da uomo ha anche un bel timbro, ma all'arrivo dei ritornelli, il vocalist si trasforma in una furia frocia dal timbro starnazzante. Muore dal desiderio di cantare ritornelli che gli piacciono, è evidente, ed è pur chiaro che non vede l'ora d'affrociare il mondo intero con la sua voce. A quel punto il povero recensore si ritrova, suo malgrado, con le spalle al muro (e meno male che al muro non dà la faccia): "Il mondo è frocio, io l'ho tinto di frocio, e se ti piacciono le mie canzoni sei gay; se non sei gay, non possono piacerti"... E' come se Ola Salo gli avesse detto così... Il recensore prova a spiegargli/le che i brani sono senz'altro bellini, ma che l'interpretazione potrebbe essere diversa, però purtroppo Salo l'interrompe asserendo, autorevole, che l'interpretazione è la migliore possibile, e che non è mai esistito di meglio... Il povero recensore ritenta ingenuamente, chiedendo se non sia possibile proporre qualcosa di divertente e glam, al giorno d'oggi, senza per forza "decadere" nel gay, ed il solito Ola stavolta prende per il bavero il critico e, con tono minaccioso, scandisce: "No gay, no party"... Ed io che mi chiedo dove sia finito Gary Glitter... Poi ci penso, e mi convinco che è meglio un gay che vuole adottare bambini piuttosto che uno che ai bambini vorrebbe far qualcos'altro, anche se le sapeva davvero cantare le canzoni...
Ed ancor più orribili, inascoltabili, dalla prima all'ultima sillaba, troppo proudly gay, l'interpretazione, l'accento, il tono della voce in "Death Of The Martyrs", ancora una volta connubio tra cori da chiesa e marcetta rock con le zeppe. Lui è così, non è cattivo, è così. Prega, si, ma per il week end; la sua voce è quanto mai cula quando si parla di martiri, santi, diluvi universali, miracoli ecc....
Ritornello spiritual in salsa soul pop giocattolo in "Gimme Love To Give"; acustica e piano nella tenera "Uriel" (scusate l'ignoranza, ma non sarà mica il nome della prole?), ed il disco è finito. Il suo è un mondo tutto omosex, ma è un mondo ben organizzato, dove esistono le famiglie, dove non ci si deve vergognare ad uscire vestiti come i pazzi ("It Takes A Fool To Remain Sane"), dove i gays hanno la licenza di pregare Dio e Dio ha ottenuto dalla CEI la licenza di poter ascoltare le preghiere dei gays. Un mondo pacifico dove si fa festa al weekend, ed in tutti gli altri giorni. E dove si cantano bei ritornelli. Un po' troppo alla frocia, a dir la verità, ma pazienza.
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