Ho scoperto davvero una cosa incredibile, parlo sul serio.
Ecco di che si tratta..
Se si prende Revolution n.9, una canzone dell’album bianco dei Beatles, la si divide in due parti di uguale durata, la seconda parte la si riproduce al contrario e la si suona insieme alla prima, ma su due impianti stereo diversi posizionati alla distanza di non più di due metri l’uno dall’altro, posizionandosi esattamente nel mezzo fra i due impianti, ascoltando attentamente al minuto 5:26 si può sentire, nel frastuono totale, una voce che ci predice il giorno esatto in cui.. qualcuno nel mondo sarà riuscito a produrre un vaccino efficace contro il covid 19, quello che, dicono, salverà l'umanità.
Mia madre quando ero piccolo diceva che ero un "burlone".
Non posso dargli torto, lo ero.
Lo testimoniano le foto in cui oltre che in linguacce mi produco in altri gesti irriverenti nei confronti delle persone che mi stanno davanti, di solito mio padre.
Oggi giorno lo sono molto meno, ma per fortuna ogni tanto mi piace ancora scherzare, per sdrammatizzare.
Ad esempio, se mi è permesso continuare a non prendermi(ci) troppo sul serio, confesso che oggi mi va di parlare dell’album bianco ma non so che cosa dire… qualcosa comunque mi inventerò, così, al volo, del resto Vonnegut ci ha scritto addirittura un libro usando questa tecnica…
A proposito perché in questi giorni mi è venuta voglia di ascoltare e quindi parlare dei Beatles?
Niente, il fatto è che qualche giorno fa mia figlia si è alzata di buon ora, verso le due di pomeriggio, è andata in bagno, si è lavata, ha fatto per prendere l’asciugamano, e, brutta sorpresa, uno schifosissimo scarafaggio volante spuntato chissà da dove le è cominciato a camminare sul braccio…
Panico totale e urla terrorizzate, ed io, che ho terrore degli insetti più che dei leoni, tornato a casa la sera da lavoro, mi sono visto affibbiare il ruolo di cacciatore di scarafaggi..
Una brutta storia, il problema è che questo simpatico scarafaggio ha tanta voglia di scherzare e, nonostante abbia ricevuto la sera stessa del suo arrivo in casa una bella pestata di pantofola con tutto il mio peso sulla capoccia, è riuscito a volatilizzarsi.
Sono tre giorni che si è messo a giocare a nascondino.
Insomma uno scarafaggio emulo di Houdini e soprattutto con la voglia di scherzare.
Nel frattempo, passando per libera associazione dallo scarafaggio volante agli scarafaggi cantanti, mi è venuta voglia di ascoltare i Beatles.
Anche i Beatles di allora infatti, dice la storia, volevano solamente una pausa di riflessione e disimpegno, nascondersi e giocare un po', dopo gli impegnativi successi del Sergente Pepper, e così, un po’ ognuno per i fatti propri, finirono per creare quattro fiumi di pura creatività (due particolarmente imponenti), a cui si sono abbeverati generazione di musicisti a seguire, con buona pace di Scaruffi.
Così in breve la storia.
Quattro fiumi (vabbè, due fiumi, un torrente e un ruscello) di pura, libera, creatività, racchiusi nella pancia di una balena bianca, bianca come la copertina di questo album altrimenti chiamato, molto più banalmente, "The Beatles".
Ognuno per i fatti propri, dicevo, tranne in quelle occasioni in cui ci si ritrova tutti insieme per fare i cretini, come in “The Continuing Story of Bungalow Bill”, una delle mie preferite, inutile sottolinearlo.
Dunque, vediamo, vogliamo cominciare con il dire che questa canzone degli Yes e il suo passo cadenzato, solo leggermente più pesante, ricorda tanto quello di "Mother Nature's Son"?
Che sono loro, nel definire insieme a quel genio di George Martin la scaletta dei brani in questo album, ad avere probabilmente inventato su disco in ambito pop, con la sequenza metallo estremo-piuma di "Helter Skelter"/ "Long, Long, Long .." la suggestiva tecnica musicale del "Dalla musica dell'Inferno a quella del Paradiso" che io amo tanto (forse perché sono un po' bipolare?), usata in tanti album a venire da band pop-symphonic-rock-prog-country-folk-metal (in fondo i Beatles hanno toccato tutti questi generi) di tutto il mondo, il primo che mi viene in mente è, con ad esempio la sequenza "Bodies"/"Thirty-Three", Mellon Collie degli Smashing Pumpkins?
O "In the Court" dei King Crimson con quella "21 Century Schizoid Man"/"I Talk to the wind" ?
Vogliamo dire che la romantica ricostruzione sonora anni trenta di "Good Night", con gli archi distorti ad arte che sembrano trasmessi da una vecchia radio sul comò della nonna, anticipa di trent'anni anni esatti questa dei Mercury Rev di "Deserter's Songs" o questa dei Flaming Lips?
Che "Sexy Sadie" ha a mio avviso in alcune parti lo stesso passo e "conta il tempo" alla stessa identica maniera di questo brano dei Genesis di Peter Gabriel?
Che nessuno prima aveva suonato lo studio di registrazione, manipolato campioni, suoni, posticci inserti orchestrali, rendendoli parti integrali delle canzoni (e non parlo solo di Revolution n.9 che ne è l'apoteosi, ma praticamente di tutti i brani) come succede in questo album?
Il dubbio è chiaramente che io, come tanti, abbia ascoltato solo o comunque soprattutto i Beatles e che per questo motivo mi sembra tutto venga da loro.
Questo sicuramente lo pensa Scaruffi.
Ma davvero, al di là della passione sfrenata per loro e degli opposti pregiudizi nei loro confronti, cosa sono stati i (The) Beatles?
Forse l'unico modo per capirlo è confrontarli con i coevi Beach Boys.
Quella del White Album era l'epoca in cui Brian Wilson (insieme alla sua band), dopo aver sognato di arrivare con la sua musica nell'alto dei Cieli, sulla Luna e oltre, ancora prima dell'avventura spaziale americana, a pochi passi dalla meta ("Smile"), si era reso conto definitivamente che probabilmente non avrebbe trovato nessun lassù ad aspettarli e far loro festa.
Tutti erano ancora contenti e felici sulla Terra a correre dietro questi quattro talentuosi burloni (avevano dato già ampia prova di se in questo senso in alcuni brani degli album precedenti) appena tornati dall’India..
Beatles e Beach Boys erano stati negli ultimi anni in gara per comporre l'album del secolo come ora si fa la gara nella produzione del vaccino che salverà l'umanità, forse, un giorno.
I primi, anche grazie ad un grandissimo produttore/arrangiatore come George Martin, captando in giro per il mondo le innovazioni musicali e tecnologiche, facendole proprie e cercando di rinnovarsi continuamente, facendole diventare colonna sonora dello scorrere dei giorni di quei magnifici anni 60/70 , sbeffeggiando spesso nelle loro canzoni ("The walrus is Paul") chi li adorava, i secondi legati alla loro formula, con il loro leader costantemente alla ricerca di uguagliare in bellezza le composizioni classiche, un novello Johann Sebastian Bach, maestro del contrappunto vocale e strumentale, solo per caso capitato nell'epoca dei figli dei fiori.
Alla fine vinsero tutti e due, anche se apparentemente Brian Wilson soffrì le conseguenze di una grave sconfitta.
Erano (sono) due facce di una stessa magnifica medaglia musicale.
Un piccolo inciso, per finire.
Non capisco perchè Charles Manson prese tanto sul serio certe canzoni di questo album tanto da farle "colonne sonore" e citarle apertamente sui luoghi delle sue stragi di fine anni '60,
Lui sicuramente ci vedeva qualcosa di oscuro, quelle frasi e quelle storielle sensa senso non potevano non nascondere qualcosa.
Forse, oggi come oggi, nel migliore dei casi, Manson avrebbe potuto anche credere alla storiella che ho raccontato all'inizio.
Forse per lui, musicista di successo mancato, pallido e emaciato, con una storia difficilissima alle spalle, era davvero una balena bianca come Moby Dick, irraggiungibile, che lo ossessionava, e lui non voleva essere, citando Melville, solo un onda invidiosa al suo passaggio.
Ed ora vi lascio, spero per non troppo tempo, devo tornare a dare la caccia allo scarafaggio...
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Lascio una scia bianca e inquieta, acque pallide, facce più pallide, dovunque passo. Le onde invidiose si gonfiano ai lati per sommergere la mia traccia: facciano, ma prima io passo.
H. MELVILLE, Moby Dick o la balena, incipit del capitolo XXXVII
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