Riflessioni in seguito all'ascolto.
Perché mai Dylan non volle, vermanete e fino in fondo, contribuire all'ìimmortalità del film generazionale "Easy Rider"? Per non dover assistere ad un temporaneo offuscamento della propria celebrità, adombrata dalle lucenti cromature dei motocicli? Semplicemente per consentire al film di brillare di luce propria? Per consentire ad "Easy Rider" di essere non il film dove c'è la canzone di Bob Dylan, bensì piuttosto divenire il film "delle moto", "con Capitan America", "degli hyppies", "quello con la canzone 'Born To Be Wild', che la cantavano... Chi la cantava? Beh, di sicuro non Bob Dylan"...
Si dice che dci quel film a Bob non sia piaciuto il finale, cosiccome non è piaciuto a me. Avrei preferito un finale per così dire "metafisico", con i due moderni cavalieri erranti che sì sono apparsi, ma che in verità non esistono, non sono mai esistiti, e non esisteranno, racchiudendo in loro l'immagine di una generazione che sembrava, e che alla fine della summer of love infondo non era più. E se qualcosa non lo sei per sempre, perme (e per Dylan?) è come se non lo fossi mai stato.
C'è chi dice abbia preferito in quel caso farsi da parte per favorire l'amico Roger McGuinn, abbandonato da tempo dal pubblico, non capito dalla critica del tempo, persino abbandonato dalla sua ispirazione nel precedente "Dr. Byrds & Mr. Hyde" nonché piantato in asso da Gram Parsons e Chriss Hilmann. Bob doveva scrivere la ballata del film? Abbozza invece le prime note, "istruisce" a dovere ma con tono confidential l'amico-discepolo ed alla produzione fa "non preoccupatevi se ho solo l'incipit del brano. Datelo a Roger McGuinn: lui saprà cosa farne"
La produzione si sarà detta "Roger McGuinn? E chi è?"... "Ah quello dei Byrds". "Ma quello non è David Crosby?"... "Ah, ho capito, quello col tamburello!"... "No? Dici che quello si chiamava Clark?" "Ahhh, siii, ora ho capito, quello con la Rickenbecker strana! Però vuoi mettere un film con una canzone inedita di Dylan, e non di questo ?McGuinness'? Un successo assicurato!"
Insomma, l'idea che ne deriva è di un Dylan a metà strada tra una star strafottente ed un benefattore per artistio validi ma in disgrazia. Nello specifico, McGuinn ed i suoi Byrds ritrovano successo commerciale e visibilità.
Come si può notare dal titolo dell'album, che non è la colonna sonora del movie ma un disco intero dei Byrds, ciò che Dylan ha scartato McGuinn ha raccolto a piene mani, tuffandocisi dentro pure, al punto tale che questo disco si chiama come si chiama
A Roger deve essere riconosciuto un altro primato, quello cioè d'aver arrangiato un traditional medievale donando ad esso una drammaticità che solo sol rock si può sperare di ottenere. E ciò un anno prima di "Gallow Pole" degli Zeppelin.
Oltre alla nuova figura retorico-americana dell'easy rider, in questo disco, tutt'altro che monotematico, sono all''appello anche gli stereotipo degli antieroi del countri, ovvero il lonesome traveller di "There Must Be Someone (I Can Turn To)" ed il deportato di appunto "Deportee (Plane Wreck At Los Gatos)". Dunque per i secondi Byrds non c'è differenza tra iconografia coeve e del passato, non c'è vincitore tra vecchi e giovani se sia i vecchi che i giovani sono dei perdenti, non v'è nemmeno distacco generazionale, né confine geografico tra country e rock. "Americana", così si chiama.
Il coountry rock viaggia bene nei brani originali, nati per esserlo; per quanto concerne le covers, il rock è una buona idea per le sole "Oil In My Lamp", "Tulsa County" ed ovviamente nell'altro pezzo di Dylan, quest'ultimo suo per intero e già edito, "It's All Over Now, Baby Blue", peraltro già coverizzata dai Byrds nel '65.
In "Jesus Is Just Alright", cover di Arthur Reynolds, il country era già misto allo spiritual. Quel che fa McGuinn è dunque trasformare il country in country rock, per rimescerlo al coro nero.
"Gunga Din" è spettacolare, con tutti quegli arpeggi... E' firmata Parsons, ma questi non è Gram, bensì il nuovo batterista Gene. Se ne deduce che anche l'ultimo dei session men dell'epoca sarebbe stato capace, con un po' più di costanza e dedizione, di far musica che perlomeno ottima parte dei musicanti d'oggi non può non riconoscere la propria inferiorità e decidere di morire fulminati in sala prove, con conseguente incendio e distruzione della suddetta sala.
Unico neo vero e proprio del disco - a prte il suo titolo -, il semplice affidare il sogno della Cosmic American Music alla conclusiva - peraltro anch'essa cover - "Armstrong, Aldrin And Collins", brano che perdipiù va subito in fading... Visto che già di per sé questo è l'album dei Byrds più lungo fin lì, che bisogno c'era di far durare il brano un minuto?
Se questo disco funziona meglio del precedente è anche merito del songwriting, che covers a parte e frutto delle mani dei formers e non di McGuinn. Costoro hanno decisamente più amalgama e superano i propri standards.
Mas come si può dar ancora fiducia ai formers, se costoro hanno precedentemente fallito, e non più di qualche mese fa? Ed il bello è che ha funzionato.
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