"Heartbeat City" è un successo così grande che finisce per oscurare i lavori, i suoni, le immagini di ciò che i Cars furono prima. Per chi si fosse imbattuto in costoro solamente a partire dal 1984, i Cars altro non erano che una pop band "colorata", magari da sacrificare all'altare del consumismo americano, ma pur sempre, è bene dirlo, una pop band in continua ascesa.
Esce nel 1985 infatti il loro "Greatest Hits", suonano al Live Aid americano, la loro "Drive" è scelta da Bob Geldof per fare il giro del globo a sottofondo delle strazianti immagini dei bambini africani (decotestualizzate i versi "Who's gonna plug their ears/ When you scream?/ You can't go on thinking/ Nothing's wrong") consegnando "Drive" all'eternità; il signor Andy Warhol spalanca definitivamente gli accessi al salotto buono della sua Factory, il chitarrista Elliot Easton esordisce con un ottimo album solista di rock tradizionale ed hard dal titolo "Change No Change", tutti gli artisti fanno a cazzotti per farsi produrre da Ric Ocasek, mente questi qui - non proprio un adone - se la intende con la top model (nonché volto femminile nel video di "Drive") Paulina Porizkova, che finirà per sposare. Ma nel 1987 è arrivato il tempo di rimettersi alla prova: le 5 (pop)rockstars devono dare ad "Heartbeat City" un degno erede.
Il disco, con "Leave Or Stay" comincia esattamente come "Heartbeat City": una rock song "diagonale" e farcitissima di keys come "Hello Again". Le tastiere dell' '87 però sono meno simpatiche di quelle dell' '84, o è impressione mia? Giri di chitarra "circensi" per acrobati in volo, buone armonie vocali sopra al sempre splendido arpeggio di Easton, uno che con quattro tocchi fa il bene di una canzone. Ci fossero solo le keys del 1984 piuttosto che queste ottuse, insulse, piatte, che coprono il sound... "You Are The Girl", basta ascoltarla, con la sua new wave limpida e lineare, per sospettare sia qualche outtake dei primi lavori. La verità è che, invece, si conosce una versione anni '70 di "Leave Or Stay", mentre questa wave, per quanto se ne sa, è una composizione eighties.
"Double Trouble" inizia "fiduciosa", ma il buon lavoro delle chitarre viene vanificato da tastiere che devono a tutti i costi imporsi anche sulle guitars per scelta del mister. A dirla tutta, non mi piace neppure il cantato di Ben Orr. Cosa penserà il consumatore-tipo di "Heartbeat City" al cospetto di questa qui, esemplare di un genere che io sono solito chiamare "Kenny Loggins rock"? E cosa, invece, a sentire questi 5 minuti e 22 di dormiveglia allucinato nell'infinita notte newyorkese intitolata "Fine Line"? Tastiera ipnotica che satura l'aria, voce di Ocasek così tristemente chill da non sembrare neppure lui, chitarra che piange per i fatti suoi, faccia a muro, campionature del top sonoro degni anni '80 (in particolare quelle lente note di tastiera-flauto), controcanti e cori in falsetto che sembrano coriste. Che il chill fosse nelle corde di Ocasek si era gia sentito, ed è grazie a questo suo gusto che i Cars vantano all'attivo "Drive" ed "Heartbeat City-Jacki", ma questa "Fine Line" (buona, sia inteso) esce praticamente del tutto dai confini del pop. Con "Everything You Say" si incrocia un po' di tradizione in questo molto orecchiabile country velocissimo. Anche stavolta il suono esce male, il muro sonoro non s'alza... Ed il bello è che Ocasek è un produttore corteggiatissimo! Non c'è strumento che si salvi, tantomeno l'originale solo di chitarra.
Sono passate cinque canzoni e l'unica che c'entri qualcosa con "Heartbeat City" è la prima. Anche "Ta Ta Wayo Wayo", piuttosto che al lavoro precedente, sembra porovenire da "Shake It Up" dell''81. Un sunnyrock che funziona alla grande, col quel tipico rumore del cubetto di ghiaccio che si tuffa nel drink prima dell'assolo di chitarra. Se c'è un pezzo in cui il sound (ed il suono delle tastiere) mi è invece gradito è "Strap Me In". Dopo un loro interlude, le tastiere si mantengono armoniciste e spaziali, lasciano quindi alla chitarra ritmica di Ocasek ed agli arpeggi di Easton il lavoro di essere la canzone. E poi ci sono i cori ad "aiutare" Ocasek, che dopotutto non sembra affatto a disagio con i suoi mid-tempo rock. Quanto di buono non era riuscito a "Double Trouble" (fors'anche dalla ritmica troppo spaziata e marziale per subire ritocchi ed abbellimenti) riesce in pieno in questa.
"Coming Up You" è un delizioso giocattolo tastieristico, una sorta di "I Refuse" depotenziata. Orr si riscatta dal mezzo passo falso precedente. Strana, questa band: a volte sembra che, per la riuscita del pezzo, sia necessario sparare al tastierista... Alle volte, al contrario ("Drive" docet) ci s'accorge di quanto sia un idea migliore ibernare (magari solo per quel pezzo) i due chitarristi. La quiete prosegue con la ticataccheggiante "Wound Up On You": quello che non è riuscito con "Fine Line", ovvero inscatolare il chill dentro al pop.
Il disco si risveglia con "Go Away", anche se non è ancora giorno. Drammaturgia new wave per Benjaminn Orr con chitarre prese in prestito da "Stranger Eyes" e da "It's Not The Night" del lavoro precedente. La lasciano viaggiare, basso e batteria, arpeggi scanditi, uno spazio musicale per tastiere simile a quello in "Jacki"; cori soffusi ed aliti su pentagramma come in "Drive". Il disco dovrebbe/potrebbe finire qui, trasognato, in un interminabile fading, ed invece il consumatore-tipo di "Heartbeat City" si deve sorbire questo hard rock n'roll proveniente in parte da "Panorama" dell''80 ed in parte ancora da qualcosa dal primo trash che si poteva sentire in giro nei locali americani. Inutile, inservibile alla causa, troppo più strong di qualsiasi cosa suonato fino ad allora. Ed addirittura title-track! Una volta, le title-track erano "Heartbeat City": nel 1987 erano "Door To Door"...
L'ascoltatore-tipo di "Heartbeat City" avrà gradito "Leave Or Stay" e la "dolcessa" paracula di "You Are The Girl". Si sarà compiaciuto dalla elementare perfezione di "Coming Up You" e si sarà emozionato un po' per "Go Away". Avrà ritenuto orecchiabili i brani "Everything You Say" e "Strap Me In", pur lontani dal suo gusto e pur non riconoscendovi l'impronta compositiva dell'Ocasek del 1984. L'utente storico dei Cars, che man mano comincia a divenire un po' nostalgico ed al contempo adult-oriented, si sarà rallegrato al riascolto di tanta new wave, sebbene depotenziata (siamo nove anni dopo il loro primo disco), e per la presenza di un rock n'roll gustoso come "Ta Ta Wayo Wayo". Infine, si sarà "concentrato" su "Fine Line" per scoprire Ocasek in vesti più yuppie.
Ric Ocasek, invece, ascoltando e riascoltando "Door To Door", vedendolo raggiungere si il disco di platino ma senza eguagliare il lavoro precedente, portandolo in tour per l'America ma alle volte senza neppure registrare sold-out, deciderà di sciogliere i Cars. Decisione che getta nello sconforto tutti quanti, tranne il batterista David Robinson, che mai più ricalcherà le scene in vita sua. E se si pensa che David era il più giocoso, il più pazzo, il buffone della brigata, si è detto tutto.
Per chi lo recensisce, invece, "Door To Door" è un discreto disco che soffre di disarmonia. Pezzi AOM rock male s'abbinano al clown pop; il synth beat ed il chill sfigurano al cospetto, tranne che in "Coming Up You", dei supersuccessi dei Cars in chiave chill e sinth del precedente "Heartbeat City" Il rock n'roll e la new wave, per quanto buoni, non riescono ad allungare il fiato di questo disco ed alzarne la media. Se questo fosse stato un disco uscito sei mesi dopo "Heartbeat City", sarebbe stato il classico disco per specularci un po' sù. Ma tre anni dopo ci si aspettava molto di più dai Cars.
"Heartbeat City" dunque non ebbe un erede? Sbagliato. E' solo che non l'ho ancora recensito.
Carico i commenti... con calma