Ric Ocasek si è gia stancato della new wave? Può anche darsi... Ma del rock? Ancora a distanza di un anno, dopo il successore "The Cars" ed il bis di "Candy-O", i Cars pubblicano questo "Panorama", disco "elettrobeat". Oppure no? Il sound è cambiato, si sente subito, ed anche la voce di Ric è mutata, e cio npn solo perché le tecniche di registrazione a quei tempi miglioravano di anno in anno. Ma che cosa, in concreto, di nuovo? Saddidandà?

Se la traccia che dà il titolo all'album è un brano che veste di nuovo un corpo vecchio, con semplici trame chitarristiche su cui rifiniscono Hawkes e la sua tastiera (per addirittura 5 minuti e 40 secondi!), "Touch And Go" invece non assomiglia a nessun altro brano precedentemente edito da Ocasek e soci. Su una cadenza singhiozzante di tastiere che a volte sembrano fuori tempo (O è il resto della canzone che va fuori tempo non seguendo la tastiera?) ma che poi sempre si riallinea in extremis al resto della canzone, parte un ritornello furbissimo con una chitarrista quasi western . Assolo "schiumoso" di Easton il surfista. Se dicessi che il pezzo in questione vale tutto il disco forse esagererei, ma resta il fatto che nelle raccolte di hits che negli anni si sono succedute, da "Panorama" è estratta solo questa "Touch And Go". Perdipiù, se di cambiamenti di stile stavamo parlando, è giusto segnalare che per la prima volta nella musica dei Cars sono le tastiere, a fare da struttura portante ed a trovarsi "prime", nella line-up, davanti alle chitarre.

"Gimme Some Slack" e si ritorna alla cavalcata-trotto di chitarra e batteria. E quelle tastierine non vi ricordano qualcosa di Grandaddy (anche se dovrebbe essere il contrario?e cioè "Ok With My Decay" non vi ricorda, solamente nel suono di quelle tastierine, "Gimme Some Slack" dei Cars?)? La new wave "lucida" dei Cars per come la conosciamo.

I veri anni '80 per i Cars iniziano con "Don't Tell Me No", in cui chitarra e tastiera si dividono 50/50 il compito di tenere il ritmo, con un riff una e con un loop l'altra. Orr canta una canzone da Ocasek composta per se stesso, ed il povero Benji finisce per singhiozzare.

"Getting Through" (poco melodica): ancora su una chitarra molto tex e su un ritmo di batteria elevato.. Parte una tastiera che sembra venir fuori da un disco di Alan Parsons. Ma il "bello" è lo special, diventato un'accozzaglia di effetti tastieristici che oggi fanno sorridere, ricordare i vecchi effetti sonori delle astronavi dei videogames dell'atari quando esplodevano. Ocasek in questo brano perfetto candidato (perdente) nel 1980 al concorso  di "Space Cowboy"..

Se prima ho parlato di come (forse) i Grandaddy abbiano dai Cars ereditato qualcosina nella loro (quasi) sempre splendida musica, provate ad ascoltare "Misfit Kid". Ocasek decide di non cantarla, per farla più "sua", recitandola quindi "sopra" la musica. Un  vero peccato.

Ancora ritorno alla "tradizione" con "Down Boys" pezzo tirato con strofe sufficientemente lunghe da scongiurare la parlatina a tempo. Ancora secondo "tradizione" tastiera "dietro" le chitarre.

Grilli nella notte e spari che si susseguono, ovvero la calma e la follia, per "You Wear Those Eyes", primo brano a suo modo chill di Ocasek con chitarre e tastiere che a volte "sbandano" "glabrano" volutamente una nota. Bello l'assolo di poche note di Easton, uno che in quei pochi secondi che ha (e nell'impossibilità di non rispettare il gusto per la semplicità di Ric Ocasek), deve costruirsi una reputazione di chitarrista di livello.

"Running To You", come "Panorama", "Gimme Some Slack" e altre citate, viaggia grazie alle chitarre. Ma insomma!!!! Non era il disco dell'abbandono della new wave? Si, ma non del poprock tradizionale, si direbbe. Bellissimo il ritornello ("Running to you" cantato 4 volte) ed assolo di tastiera per un brano tutto chitarra. Indubbiamente  uno dei brani più belli del disco, se non il migliore dopo "Touch And Go". Da notare come in questo album, a differenza dei precedenti due, il muro sonoro è alto e fiero.

"Up And Down" è un'ottima canzone con una bella ritmica claustrofobica al quale si contrappone/stona un buon ritornello arpeggiato e arioso. Bontà del pezzo parzialmente vanificata da Ocasek che ancora una volta parla a tempo "sopra" le note, ovvero sopra la parte migliore.

Se l'obbiettivo era quello di dare una "sterzata" brusca all'auto, ebbene, il comportamento stradale di quest'automobile sembra degna di un'attuale berlinona dotata di esp! Infatti, dopo qualche sbandatina, si riassetta e riallinea sulla strada dei due dischi precedenti. Per sbandare veramente, questo disco doveva correre più velocemente verso l'innovazione. Ma per farlo ci vuole il motore adatto, ed il motore adatto è la qualità dei brani.

C'è da dire che mai i brani di Ocasek sono stati pensati per le tastiere (Ocasek è un chitarrista con la marlboro rossa quasi mozzicone sempre accesa, un occhio lacrimante e l'altro sull'accordo), neppure in "Heartbeat City"... Eppure, e proprio in quel fortunatissimo episodio della sua carriera, targato 1984, Ric riuscì, grazie a un signore che si chiama John Lord-Alge, a trasformarli in pezzi con tastiera preminente, venti metri davanti a tutti gli altri strumenti. Qui invece Ric non ci riesce, ma forse, data la qualità media dei brani ("il motore" di quest'auto, molto inferiore a quello di "Heartbeat City"), è stato meglio non strafare, insomma.

Di questo disco sono apprezzabili soprattutto i buoni arrangiamenti, il suono più "fresco" dei precedenti  (più facile da apprezzare nell'immediato, ma meno incline a stagionare nel tempo, e quindi a distanza di 20 anni se non suona attuale come i Kraftwerk "deve" suonare quasi lo-fi, e qui non riesce né a fare la fine del primo né del secondo), e tre pezzi veramente buoni, e cioè "Touch And Go", "Misfit Kid" e "Running To You".

Il disco, quindi, seppur non da buttare, è riuscito maluccio sia dal punto di vista progettuale (la "virata"!) sia da quello compositivo: 3 brani su dieci è pochino per i Cars. Ancora a distanza di un anno, con "Shake It Up", Ric Ocasek ci riprova, mostrandosi più fantasioso dal punto di vista compositivo ma più "piatto" negli arrangiamenti, non riuscendo comunque ad eguagliare neppure stavolta il primo album "The Cars" ed il secondo "Candy-O". Ma effettivamente quattro dischi in quattro anni sono troppi anche se ti chiami Ric Ocasek.

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