Come sono riusciti ad essere fenomenali nel 1977, in un periodo di ghettizzazioni e omologazioni punk, solo pochi altri ci sono riusciti. Da Mark Smith e compagnia bella siamo riusciti a ricevere una new wave/post-punk sensazionale, connotata di un tribalismo e di un minimalismo senza paragoni. Esaltati dalla lezione dei Pere Ubu, arrivano alla riscossa con "Dragnet" e "Live At Witch Trials", ottimi esempi del loro sound. Ritmiche ubriache, voce nevrotica e sgangherata, instabilità e insicurezza. Sono questi gli elementi che caratterizzano i Fall e che subiscono un processo di maturazione talmente esteso da arrivare a sfornare album eccellenti pure sul fine degli anni Ottanta, come "Bend Sinister". L'inizio della band è contraddistinto da un malefico voodoobilly primitivo che darà lezione ai Sonic Youth più sfacciati ("Totally Wired") e la leggenda di Mark Smith che velocemente prenderà forma.

Il suo "talking blues" scende sull'ardua riflessione sociale, su storie bizzarre, sulle vicende notturne dei pub inglesi e il collage sonoro che ne esce fuori è notevole. La voce sofferta e fuori dai canoni, quasi antiestetica (ma non più di Beefheart), è seminale perfino per il nostro Capovilla. I successivi lavori degli anni Ottanta, come "Grotesque", smorzano la componente atonale per spostarsi verso una concezione quasi "lo-fi". Le sarcastiche e dissacranti filastrocche country/vaudeville/punk sono talmente originali che il grande John Peel se ne innamorerà perdutamente, tanto da invitarli molte volte nei suoi programmi di live session.

L'astrattezza e l'aleatorietà sono frequenti nella loro concezione artistica, quasi per pochi eletti, addirittura colta ma non spocchiosa da "intellighenzia" insomma. Mark Smith è la classica icona che o la si ama o la si odia.

Nel 1982 si giunge ad "Hex Production Hour" che aumenta la compostezza di "Grotesque", eliminando elementi shock di "Dragnet" e consacrando la loro fusione camaleontica del post punk e non solo. Abbiamo composizioni lunghe dove Smith mette in mostra il suo estro, come in "Hip Priest" e "Fortress/Deer Dark", ma che forse non possiedono troppi spunti interessenti. Diciamo che non sempre riesce ad essere efficace come un Nick Cave.. Ma l'efficacia dei Fall giunge sempre quando le idee sono nette e dirette. "The Classical" è l'incipit intriso di psichedelia e da un assetto dirompente che promette solo altre cose ottime per questo lavoro. La potremmo definire la loro "What Goes On"..E il desiderio quasi si esaudisce, solo che dobbiamo aspettare l'ottava traccia per riavere un vero sussulto. Ovvero "Who Makes The Nazism?", il tipico sabbah dove Smith ci culla con il suo declamare tonante, supportato da un compatto giro di basso. Dopo questa critica ai peggiori vizi e mali dell'uomo e alla presa d'assalto alla bigotta borghesia si giunge al folk di "Iceland" e al prolisso delirio di "And This Day".

Niente male è pure lo stato di consapevolezza dei loro mezzi, alcune ingenuità degli albori sono state mistificate e notevole è anche l'aver portato a termine un album fondamentale per il futuro. Questo folle treno in corsa funge da introduzione a tutte le altre meraviglie che riservano i successivi "Perverted By Language" e "This Nation's Saving Grace".

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