Il weekend mi occupo di volontariato presso un istituto di igiene mentale. Per farla breve, do una mano in un manicomio, che non ha più questo nome così forte perché i metodi sono cambiati. Le persone no. Ho iniziato a proporre una terapia musicale per recuperare questa banda di pazzoidi. Permettetemi questo termine, siccome oramai li conosco tutti e ci scherzo per due giorni la settimana. Ho provato con il disco degli Housemartins dal titolo The People Who Grinned Themselves to Death. Sono tutti entusiasti o così mi pare perché le loro reazioni all’ascolto sono diverse. Tony, un ragazzone, dice sempre sì a tutte le cose che gli vengono dette. Ti parla sopra, sempre con questo monosillabo, “sì, sì, sì”. Allora mi piace giocare con lui e gli chiedo “Metto i Rolling Stones?” e lui risponde “sì”, “O mettiamo i Pink Floyd?” e mi risponde sempre “sì”. “Oppure mettiamo gli Housemartins?”. Allora parte con una mitragliata di “sì sì sì sì sì” e appena parte la title track si muove come un ballerino di tango. Quante risate che ci facciamo. Poi c'è Fred, un ragazzo timidissimo che ha sempre lo sguardo verso il basso e muove le dita in continuazione, intrecciandole tra di loro. Quando parte il pezzo “Me and the Farmer”, con un ritmo molto movimentato, incredibilmente la sua reazione è contraria alla sua abitudine, rilassa le mani e le sue dita smettono di muoversi all’impazzata, alza lo sguardo e sorride. Poi c’è August che tutte le volte che entro nel salone mi segue come fosse la mia ombra. Non vede l'ora che mi avvicini allo stereo per togliere il disco degli Housemartins dalla copertina. Poi mi tiene la mano fino a quando sente le bacchette del tempo di “I Can't Put My Finger on It”. A questo punto sento la sua mano che mi stringe mantenendo il ritmo del rullante e l’eco della sua voce che ripete “on it, on it”.

Questo disco datato 1987 è un vero portento. Riesce a ristabilire gli equilibri delle persone meno stabili. Ci sono canzoni di una bellezza indicibile. “The World's on Fire “ o “You Better Be Doubtful”. Uno dei pochissimi dischi che si possono ascoltare fino alla fine per poi rimetterlo dall’inizio. Mette un'allegria fuori dal tempo. E che canzone dolce è “The Light is Always Green”? Dello stesso elevato spessore “Build”.

Ho scoperto che il sabato e la domenica, mi volano perché vengo trascinato insieme a tutti i ragazzi dalla musica. Una musica unica.

La domenica sera, rientro per ricominciare la mia quotidianità, proiettando la mia attenzione al prossimo weekend. Rientro nella mia grande camera bianca, ricoperta da uno strato morbido come se ci fossero materassi appesi in verticale alle pareti. Personale medico mi augura il benvenuto facendomi indossare un indumento molto particolare. Un camice bianco che si mette dal davanti con maniche molto lunghe. Queste maniche lunghissime fanno il giro del mio corpo per poi allacciarsi dietro la mia schiena. E finalmente posso andare a letto tranquillo. Tutta la settimana trascorre tra pastiglie, pillole, misurazione della pressione e rumori. Rumori di sottofondo. Persone che si lamentano, che urlano, che gridano, litanie che mettono i brividi.

Sabato si avvicina, potrò ritrovare il mio equilibrio mentale in dolce compagnia: il disco degli Housemartins.

Vi auguro un attimo di pazzia durante un colloquio di lavoro

Carico i commenti...  con calma