Se è vero che il contrario dell'amore non è l'odio ma l'indifferenza, se è vero che amore ed odio nascono dallo stesso sentimento, se è vero che si odia qualora si percepisce che amando si dovrà soffrire, allora io odio Gram Parsons.
Lo odio per come è morto e lo odio per come ha vissuto. Lo odio perché ha fregato la ragazza, ai tempi, a David Crosby, non esattamente un adone. Lo odio perché è rappresentativo, anzi forse è proprio l'emblema, della non corrispondenza tra talento e successo: tanto grande il primo, tanto poco - perlomeno da vivo - il secondo. Lo odio perché il suo inseguire il successo, a Los Angeles, appresso a discografici ed aspiranti attricette, fece perdere la pazienza alla sezione ritmica della sua band, gli International Submarine Band, che decise di tornarsene nell'East Side per dar vita ad una nuova band: i Flying Burrito Brothers. E Gram? A distanza di poco tempo, esauritasi l'esperienza coi Byrds, creò una nuova band per chiamarla come? Flying Burrito Brothers, ovviamente, "costringendo" i suoi ex amici di un tempo ad aggiungere "East" al proprio nome, il tutto alla gran facciazza della friendship.
Lo detesto perché, ai tempi, portò via Chris Hillman a Roger McGuinn, ed i Byrds non ebbero più capolavori; perché ebbe dissapori ed amicizie-inimicizie per tutto l'arco della propria carriera, persino col buon Clarence White, al cui funerale partecipò cantando per lui "In My Darkest Hour". Lo Odio perché perse tempo a far innamorare Keith Richards di sé e del suo stile musicale e compositivo, tempo in cui avrebbe potuto lavorare ad ulteriori dischi in proprio, e così eccoci che di suo abbiamo una manciata di dischi originali e tutta una confusionaria serie di raccolte d'outtakes, di leftovers, di sessioni, od ancora ci troviamo alle prese con dischi tributo, antologie con un inedito-uno ecc., tutta roba che per affrontarla devi prima tapparti il naso, per paura di respirare l'aria mefitica della speculazione post-mortem.
Lo odio perché prima sbrocca con McGuinn nel post "Sweetheart Of The Rodeo" e poi se lo porta a Stonehenge a casa di Keith Richards come un vecchio compare. Lo odio perché ha combinato sempre e solo casini, e quando non li ha combinati lui, beh i casini gli sono piombati addosso, come quando era sul palco il giorno in cui la Summer Of Love finì.
Siamo nel 1967 e l'International Submarine Band non esiste più. I due quarti meno blasonati volano verso l'Atlantico. Pochi giorni dopo lo split ecco la beffa: una tipa con ambizioni nel mondo della musica nota la ISB e la propone al suo boyfriend, e chi era quello lì? Un certo Lee Hazlewood, uno dei padri assoluto del country moderno, nonché allora padrone di un'etichetta. Il tempo stringe, e serve rimettere in piedi la line up attorno ai superstiti Parsons e John Nuese, il chitarrista rock che per primo invogliò Gram ad avvicinarsi al country, e che dopo questo disco sparì dal mondo della musica (di solito gli amici che ce la fanno aiutano quelli che non ce la fanno, ma soltanto di solito). Arrivano dei session men, tra i quali Jon Corneal e Chris Ethridge che saranno nei Burritos. Giusto per darvi ulteriore prova di quale fosse il minimo comune denominatore della vita di Parsons, persino durante la lavorazione di questo materiale si può assistere ad avvicendamenti di ogni genere. Dove c'è l'angelo doloroso non c'è pace.
Ovviamente, come da tradizione per Gram, che le rogne se le cerca e se le trova, l'album a dicembre già bell'e pronto, non esce. E quando è che trova la luce? Nella primavera del '68, quando Gram è già sotto contratto coi Byrds e sta lavorando a "Sweetheart Of The Rodeo", lasciando così la ISB priva di leader, vocalist, chance di promuovere il proprio disco e di cambiare la propria vita nel modo che ogni musicista sogna.
"Safe At Home" è, molto probabilmente, il primo vero disco country rock della storia. Un disco che unisce classici del country rammodernati ad un paio di brani di Johnny Cash, negli esordi della sua bellissima carriera rock n'roller di giorno e country man di notte. A sigillo, quattro componimenti di Parsons, a cominciare con l'opener "Blue Eyes" in cui, pur non essendovi la beltà delle armonie vocali di Hillman o, meglio ancora, di Hammilou Harris, è già possibile constatare quali ingredienti musicali siano variati rispetto alla tradizione ed in che modo l'abbiano fatto, a cominciare da una chitarra slide che viaggia pressoché per i fati suoi, e da alcune tracce di rock vero nel breve assolo. E' il primo assaggio della cosmic american music di Parsons, e della "cowboy psychedelia" di Hazlewood, che lascia apparire la fidanzata tra i credits alla voce "produzione".
L'immersione della band sottomarina dentro a questo nuovo liquido è graduale: nella seguente "I Must Be Somebody Else You've Known" chitarre e piano seguono standards del rock, e perfino Parsons ha sprazzi d'interpretazione da rock star "prestata temporaneamente" al country. Batteria fracassona ed incessante nel medley "Folsom Prison Blues/That's All Right, Mama"; inserti di rock puro, assoli di chitarra originali anche al di d'oggi ("I Still Miss Someone" tra tutte), mid-tempos e ballate che sembrano travisate, straniate, stralunate, prima tra tutte "Miller's Cave": non c'era mai stata prima tutta quest'aria in un brano country, ma presto arriverà l'amorebbello del rodeo.
"Luxury Liner" è il lato A del suo primo 45 giri, un bluegrass spogliato di banjo che accelera tre volte di fila nei primi dieci secondi. Anche "Strong Boy" ha una fragorosità ed una voglia di suonar forte che non s'era mai sentita prima in una band di guardavacche.
Da quel momento in poi, semplicemente, più e meglio che con il senza dubbio meritevolissimo "John Wesley Harding", possiamo affermare che nacque il country rock per quello che è nell'accezione comune. E' solo che questa band non sopravvisse, neanche tirando a campare per come fu per i Flying Burrito Brothers, alla caotica irrequietezza del proprio leader.
La band sottomarina finì per sempre sul fondale di quelle acque. E Gram Parsons per sempre fu l'angelo che per volare più alto fa sprofondare tutto e tutti quanti.
Per questo lo odio, non potendogli restare indifferente.
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