Libertà da discarica.

Della Genesi della radice millenaria.

Quei passi tremanti di Perseo all’indietro, lo sguardo proteso verso quello specchio riflesso su Medusa, in quel preciso istante ed in quel momento, la vita in b/n che si colora di arcobaleno…

Solo un respiro, per perdersi nel Mito per sempre.

Quel viaggio a ritroso verso la Genesi, verso un parziale contatto con lo slancio Creatore. Sono tutti da anni a chiedersi dove sia finita la bellissima Miranda, in trance estatica sulle rocce dell’ Hanging Rock, damigella bionda di fine ‘800 e visione botticelliana, mimetizzarsi nella staripante natura dell’altopiano e perdersi nella sommità della valle…

Non è un caso che nel film di Weir tutto si fermi a mezzogiorno in punto. Nel meriggio ove il Sole è sovrano nel suo zenit e nella sua assoluta assialità i corpi non vestono più ombre, ovvero alle pendici del sonno meridiano di Pan- il flautista alle porte dell’alba - in cui si desta solo l’Invisibile, la fluente sorgente del Sacro nel quotidiano…

-Adesso so… so che Miranda è un dipinto del Botticelli – il senso del tempo che da fluido diventa eterno perdendo la connotazione di passato e futuro.

What we see and what we seem are but a dream, a dream within a dream.

Ed in quella sliding door della percezione, dove l’algebra lascia il testimone alle sorelle Philein e Sophia la vista è annebbiata ma i sensi si esaltano a mille nell’ignorare dove sia andata veramente Miranda/Manon Blanchard e come possa essere scomparsa da quella metafisica nella roccia.

Quelle ragazze si saranno forse stufate di quella libertà da discarica...per ambire a qualcosa di più alto, mormoravano i più intelligenti, nel paese...

Perchè qualcuno, dall’altra parte di quella porta scorrevole, fumato il giusto stava invece facendo carte false per prepararsi ad ospitare quelle Ninfee in quel momento esemplare, in quel monolocale labirinto, intrecciati in quell’amplesso spirituale/carnale/nodale speziati da essenze di mandragora e belladonna. Il primo pensiero, senza esitazione è quello giusto, il pitagorico tempo esatto, quel pertugio nella roccia, luogo paradossale della rottura dei livelli e snodo in cui il mondo sensibile può essere trasceso. Nel Fedone Socrate parla di quell’Altro Mondo, costellato da gemme e diamanti; e qui che si comincia a capire perché le pietre preziose sono preziose: sono preziose perché richiamano alla mente qualcosa che già esisteva nella nostra mente…

Il reincantamento du monde perdu veniva allora golosamente spalmato sulla rossa copertina di Chains dai Junkyard Liberty come un CiaoCrem, all’ombra di Dioniso dove si scorgeva una luce scintillante raffigurante una donna, come nelle immagini del Bhavacackra immagine fluida al di fuori del nostro sguardo, una sembianza errante in slow motion che scorre dal fantasmatico alla semidivinità altera con la nonchalance di un piano sequenza acchiappasbadigli refniano. Un pulpito di neon rosè come nelle migliori tradizioni delle catacombe oscure, prima di andare incontro alla prossima decomposizione. Attraversando l’oscurità, nembi di nubi e fumi densi sopra le capocce e quella linea di marino orizzonte a segnare il perimetro terrestre. Qui stiamo noi e là stanno Loro. Ma nel verticale la musica cambia, dove Deità incuriosite dalle folli vibrazioni del contatore Hybris in estasi e danza viaggiano nel senso inverso al nostro per le vie di quella memoria perduta, che è risveglio di visione inconscia, caduta in terrestre discarica... Il reincantamento del mondo con l’avallo di Dioniso che ora stimolato pizzicava le corde di una Gibson e di Apollo che emetteva bagliori a giustificare la sua presenza tra le nubi si distendeva lento come una bobina sperduta per anni sulle note di questa opera prima e ultima, concepita dalla mente contorta dello scomparso David Fitzgerald già leader della cult band dei Telescopes. Spiritualmente elevato dalla presenza e dall’anima ancienne della vocalist Manon Blanchard/Miranda , presenza arcana senzatempo in tutto l’album. Perché colui / colei che è illuminato/a esce dal tempo e dalla storia – dalla fessura metafisica nella roccia- e quando si risveglia il suo tempo diventa eterno presente...Dalle profondità del mare a riva nel crepuscolo con i sassi e le onde che si infrangevano sulla scogliera celando ombre di antichi fantasmi – Living Theme – è la corretta iniziazione per chi si avvicina a questo tipo di ascolto, come Soul Fragrance è la perfetta dipartita e scomparsa dal reale. Con fare sommesso e baroque Living Theme è illuminante ouverture che guida a piedi nudi verso una boutique di arazzi e tappeti relativamente oscuri del San Francisco Sound, un tocco di influenze che spaziano dalla classica – notevole il violino di Lucie Lacou- e non sconfina mai in territori esclusivamente psych, lungo quell’odissea tascabile con ambiziosa meta la percorrenza a ritroso della radice millenaria, transitando giusto il tempo di fumarsi una bionda per la magia degli It’s Beatiful Day in formato White Bird . E il reincantamento delle discariche du monde entier trapassa doucement anche dal mood psych glam di Tes yeux de velours, che parla guarda a caso di un incontro notturno con persone sconvolgenti e ha una verosimiglianza quasi assoluta con una hit di Tess Park & Anton Newcombe, unico brano con una partitura ritmica ed un ritornello che seppur con tinte macabre ci riconduce per una attimo alla nostra tribalità scimmiesca e ci ricorda chi siamo e da dove veniamo...e si perche quando i sogni sono troppo grandi per le ns pupille troppo dilatate un pizzicotto al momento giusto è il little reset che ci vuole per ripartire e non dissolversi completamente come l’Amato Piper…

Quando il concept ha a che vedere con la sparizione non è banale attendersi le perle dell’album sul fondale sabbioso e oscuro di Hey e Soul Fragrance, perle intrise di malinconie West Coast sulle ali di Jefferson Airplane & Love, in particolare l’ultimo brano parrebbe spiritualmente cantato veramente dallo spirito decadente di Arthur Lee.

Album magico e mesmerico, con grandissima fragranza di Miranda.

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