Per una buona Deb-Recensione, oltre alla "magnificenza" musicale del Disco di cui si parla, è opportuno che lo stesso non sia già tra i Deb-recensiti, com’è stato nel caso del primo “Baron Von Tolbooth & The Chrome Nun” di Paul Kantner, Grace Slick & David Freiberg, da me qui inserito per la prima volta qualche settimana fa, ed ora per questo omonimo Album d’esordio a nome Pentangle di cui parlo di seguito.

Prima di addentrarci nella loro storia musicale e nei solchi di questo Album, con cui gli stessi, giusto 50 anni fa, riformularono stilisticamente la Musica Folk, torniamo indietro poco prima, quando Bob Dylan, Donovan, Incredible String Band, Fairport Convention, etc., diededero forma al revival di questo genere musicale in base alla loro, più o meno, vicinanza al mondo rock, medioevale, psichedelico o esotico.

Avviciniamoci poi ad inizio nuovo decennio, quando molti stili sono prossimi a cambiare, sia nell’arte che nel costume, perchè tutto corre sempre più rapidamente verso l’innovazione ed il modernismo, con la musica rock che conosce nuovi suoni, nuovi strumenti, nuove tecniche di registrazione, nuovi effetti sonori, che rivoluzionano quegli scenari espressivi, che diventano via via sempre più elettrificati ed inframezzati da robusti riff di chitarre stranianti suonate con il distorsore, come se le stesse fossero specchio dei contrasti sociali e della rabbia che si stava vivendo in quei momenti.

Nonostante questo mondo musicale così elettrificato, nell’ambito del folk revival inglese un formidabile ensemble musicale a breve inventerà i "Pentangle", diventati con gli anni una cult-band affatto jurassica, proseguita poi dai "single" nei piccoli club della Gran Bretagna e non solo, che sin dai suoi inizi procede controcorrente rispetto alla “rabbia musicale” di quei giorni, verso splendide sonorità acustiche e semi-elettrificate, ed amalgama sofisticate e coerenti tradizioni musicali inglesi, scozzesi ed americane, a certe sonorità “sporche” tipiche del blues, jazz e country, inventandosi ex novo un folk progressivo con venature jazzistiche, fatto di raffinate e complesse architetture sonore, belle contaminazioni musicali com'è nel caso dell’eccitante eclettismo musicale di “Pentangling”, traccia numero 4 di questo disco d’esordio.

Siamo a giugno '68, al momento del "via" discografico di questo Gruppo, e mentre i Giovani degli States flirtano da un po’ con la rivoluzionante stagione del "Power Flower", oltre Atlantico i loro Coetanei nativi d’Inghilterra, mentre per le vie inglesi folleggia da un po' il beat, il rock, e di tanto in tanto anche il folk, sono parimenti impegnati ad innovare e cambiar direzione alle prospettive giovanili in imponenti manifestazioni studentesche, dove protestano utopicamente contro imperialismo, razzismo, guerra americana in Vietnam, e tanti altri bei ideali ancora.

Quella fu una stagione innegabilmente ricca di grandi fatti e cambiamenti, non solo per quei “movements studento-sessantottini”, ma anche per una serie di avvenimenti storico-musicali che ne stravolsero la direzione, come l’assassinio di J.F.Kennedy nel ’68, lo sbarco sulla Luna con l'Apollo 11, l’invasione URSS della Cecoslovacchia, con il suicidio in piazza di Jan Palach, e l’attentato terroristico di Piazza Fontana a Milano nel '69, per finire con lo scioglimento dei Beatles, e la morte per overdose di Jimi Hendrix e Janis Joplin nel ’70, che marcarono la chiusura di quel decennio, musicalmente parlando, con dei shock talmente grandi che figure e scenari immensi furono bypassati rapidamente, a favore di nuovi generi e nuovi miti…

Anche se già nel 1963 lo scozzese John Renbourn si era unito musicalmente all’inglese Bert Jansch, il loro primo vero accenno pre-Pentangle è del ’66, quando entrambi, già amici nella vita e grandi virtuosi ed appassionati chitarristi e polistrumentisti di folklore inglese e blues americano, inventori di uno stile chitarristico unico, detto fingerpicking, dopo tanti lavori solistici di successo, con il Disco “Bert and John” iniziano a condividere le loro sorti musicali, facendoci volare altissimi nel loro magico mondo; ma questo è solo l’inizio, perché, poco dopo nel ’68 il duo da vita ad una formazione a “cinque punte” equi-valenti, come fa intendere il loro nome “Pentangle”, che si blasonerà tecnicamente come il più abile di quel genere, superando i suoi competitors.

Purtroppo scomparsi nel 2011 e nel 2015, “Bert and John”, tanto per richiamare ancora quel loro primo disco insieme, appena venticinquenne il primo e ventiquattrenne il secondo, età imberbe ed ancora cazzeggiante per molti di Noi, ma incredibilmente rivoluzionaria invece per gli stessi, certo non immaginavano dove sarebbero stati portati, così lontano, dai loro magnifici azzardi creativi, quando avviarono i Pentangle grazie anche all’apporto del bassista acustico Danny Thompson e del batterista Terry Cox, due apprezzati jazzisti inglesi del periodo capaci di spiazzanti costruzioni ritmiche, ed anche della vocalist Jacqui McShee, già presente nei disco solo di Jansch, che, dotata di una delicata ed estesa voce swing, ne diventerà da subito la vestale, principale elemento caratterizzante del Gruppo.

Autori di un patrimonio musicale notevole per qualità dei brani, dove vince l’assenza di brani “riempitivo”, i Pentangle nella loro breve ma intensa vita, iniziata nel 1968 e conclusa insieme alla fine della stagione folk nel 1972, se parliamo della loro formazione iniziale, sfoderano sei magnifici Album, varcando incredibilmente, i confini inglesi, malgrado lo stile tradizionalmente folk, ottenendo un enorme successo globale.

“Pentangle”, omonimo Disco d’esordio del 1968, contenente un misto di canzoni folk tradizionali della cultura inglese, adeguatamente riarrangiati, e brani originali, spicca come il mio “migliore” Amico di tanti loro ascolti giovanili, grazie al magico incanto di quella Musica, insieme ai loro successivi che brilleranno anch'essi con giusto merito tra gli "intramontabili".

Capaci di muoversi appropriatamente in differenti contesti, in questo Album si alternano splendide ballate a brani strumentali rielaborazioni di traditionals, tra cui mi piace evidenziare il valore che percorre il jazzistico "Waltz", il blueseggiante "Hear My Call", o infine il suadente e via via spumeggiante "Pentangling", da me già accenato prima, in una bella serie di brani che ne decreteranno da subito un grande ed inatteso successo.

Ed ora, a conclusione di questa mia, and now enjoy Music, Friends...

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