Ricordo di papà - 20 anni... a maggio saranno già passati vent’anni...
Un mio scritto, a cui sono particolarmente affezionato, iniziava così:
Per i miei eroi da bambino
Bruno, Ali e il Che
Aggiungo il Rock’n’Roll.
Editoriale, recensione, cazzate varie?! Probabilmente l’ultima, ma continuo con nobile “arroganza” ahahahahah.
Bruno, nel 1950, fresco perito meccanico parti per il Brasile. Da noi c’era poco lavoro e nel paese sudamericano un paio di amici di famiglia, emigrati per lo stesso motivo, lo attendevano a Rio de Janeiro. Rimase tredici (o quattordici, poco conta) anni e le sue esperienze di vita furono le più disparate. Tecnico all’Aeroporto, giovane direttore all’Hotel Copacabana Palace, proprietario e gestore di un ristorante...
Ecco la storia del ristorante rimane avvolta in un alone di mistero tra verità e leggenda.
Il ragazzo, venduto il ristorante, avrebbe sperperato (io direi, però, goduto) l’intera somma in un paio di serate/nottate con giovani fanciulle e scommesse ai cavalli. Non posso essere certo inerentemente le tempistiche ma, conoscendolo e avendo preso tanto da lui, la sostanza della storia è sicuramente vera. Successivamente alla nobile “follia” ci sono stati mesi di vagabondaggio in cui si alimentava a banane e la fortuna/abilità di trovare una signora che, innamorata, lo mantenne per un annetto.
Il tutto, per sintetizzare, condito da un sistema nervoso alquanto fragile che lo faceva, già allora, passare da periodi di esaltazione ad altri di depressioni e paure varie.
Nonna gli dovette inviare i soldi per il ritorno, non era messo benissimo.
Tornato a Cavriago, sempre per iper sintetizzare, conobbe e sposò mia mamma splendida e giovane Miss Emilia e corteggiata da tutti. Il Brasiliano o l’Americano (in seguito pure il Cinese in quanto riuscì a farsi spedire per anni un quotidiano comunista cinese che arrivava con una decina di timbri doganali e della questura, in pieno periodo “anni di piombo” ahahahahah la follia) continuò fino alla morte flirtando con i suoi amati demoni giorno dopo giorno senza soluzione di continuità (si dice così?! Mah...).
Da bambino lo sentivo raccontare del suo periodo brasiliano e, oltre a storie di Nobili fanciulle (che andavano per la maggiore, ovviamente) ed a “istruirmi” sul Marxismo-Leninismo, sul Che, Ali e la Beneamata, ecco che saltava fuori anche il Rock’n’Roll. Non era un grande appassionato di musica Brunosky ma era un giovane a Rio in quel decennio quando tutto nacque per la nostra amata musica.
Le prime scintille della musica del Diavolo mi arrivarono quindi da lui. Ai party, al magico Carnevale o sulla spiaggia di Copacabana si ballava e si faceva anche ben altro al ritmo di Elvis, Little Richard, Fats Domino piuttosto che Jerry Lee Lewis, Chuck Berry o Buddy Holly per citarne alcuni.
Quando mi dicono “sei peggio di tuo padre” mi fanno il complimento più bello!
Non ricordo chi mi registrò la cassetta anche se ho forti sospetti sul Pedro un mod discretamente fanatico con ciuffo e abbigliamento d’ordinanza.
Me lo sono ricordato quando qualcuno ne parlò qui su debaser (i nobili Imasoulman e Pinhead a memoria). E così mi sono comprato pure gli altri tre.
Quattro album bellissimi, con tanta anima e calore da vendere proprio come gustano a me.
Perché prima degli Zepp, Doors, Sabbath, Beatles e tutta la mia compagnia cantante di muffa Rock prelibata ... prima di loro, appunto, c’è il Rocchenrolle.
Non so nulla degli anni ottanta ma questo è il genere primordiale che adoro. Così tutte quelle nobili band che in quel decennio portarono una ventata di freschezza denominata Mod revival e Garage revival sono nel mio cuore. I Jam del mio adorato Paul Weller furono gli iniziatori ed i Prisoners, insieme ai Fuzztones, sono i miei preferiti.
Louie Louie, Surfin Bird e Wooly Bully i classici di riferimento per antonomasia.
I Prisoners sono probabilmente i meno fedeli al suono originario ed i più versatili. I ragazzi prendono maggiormente dai mitici sixties e avvolgono con il loro mix di garage primigenio, di sonorità soul, beat e psichedelia tipiche del decennio magico. Quelle tastiere che rievocano il suono di Manzarek e/o di Auger sono il tocco in più rispetto ai loro contemporanei.
Musica di una scatenata, ma anche romantica, festa scolastica in cui goliardia e passione ne sono il perfetto e sublime condimento. Potevano essere nella colonna sonora di Animal House, per capirci questi nobili quattro ragazzi di Rochester - G.B.
E allora giù di ricordi in quelle gite di alcuni giorni alle superiori in cui la camera dell’inutile ma Nobile che scrive si trasformava nel covo delle perdizioni. Dei pigiama party in cui lo stereo portatile, l’alcol acquistato nei modi più smaliziati in loco e l’erba portata per l’occasione erano il contorno prelibato a (quasi) ingenue passioni con le nobili fanciulle. Un anticipo del classico bulletto di periferia (cit. nobile Odradek).
Va ascoltato tutto d’un fiato questo album - versione dell’album originale con l’aggiunta di sette succulenti pezzi bonus. Una cavalcata emozionante. A palla, ovunque tu sia, lasciati andare ad emozioni e nobili ricordi. Se non ti riempie l’anima... non ce l’hai, fattetene una ragione ahahahah.
Se “Hurricane” e “Melanie” sono veri e propri manifesti garage rocchenrolle e “Tonight” rappresenta una splendida ballad mod, è quando si erge protagonista l’hammond di James Taylor (dopo questa avventura formerà i James Taylor Quartet) dove l’album tocca vertici assoluti. Ascoltare in loop “Love me Lies”, “A Dream Is Gone” e “Far Away” è una sanissima goduria.
Leader assoluto, autore, anima della band era il biondo cantante-chitarrista Graham Day che, da quel che ho letto, sembra abbia continuato nei decenni a portare questo sano sound senza fronzoli in giro per il mondo con vari e disparati progetti. La sua voce calda e rauca è l’altra essenza di questi quattro Nobilissimi.
Si dice che siano tra i maggiori ispiratori della scena baggy di Manchester di alcuni anni dopo. Non so una mazza in merito ma sicuramente in pochi anni e con solo quattro album all’attivo hanno saputo, come pochi altri, attirare gli amanti del genere.
Un abbraccio Bruno, amico mio, ovunque tu sia... e grazie di tutto.
Un caro saluto anche ai vs amati nobili “vecchi”.
Il Rocchenrolle è, o dovrebbe essere, la parte spensierata di questa mia vita, il provare a non pensare troppo ed a prenderla come viene... il mio Blues invece, di questa vita di merda, mi trasmette la sofferenza e la drammaticità con gli adorati demoni sempre impeccabilmente presenti. Spero che il Rocchenrolle esca più volte vincitore da questa nobile sfida fratricida... ma la vedo dura ahahahahahah.
Buon ascolto, Nobili.
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