I Residents reduci da originalissime pubblicazioni come "Meet the Residents" o "Not Available", opere sperimentali e parodiche dei costumi e della società del loro tempo (vedi la copertina del primo album sopracitato, evidente richiamo ai Beatles) danno alle stampe nell'ottobre del 1979 il loro progetto più ambizioso, "Eskimo" dopo una gestazione durata circa 3 anni. Quest'album si distacca totalmente da qualsiasi tipo di opera mai composta e ridefinisce totalmente il confine tra musica e ciò che non può essere definita come tale, collocandosi esattamente nel mezzo. Mi spiego meglio: "Eskimo" è di fatto un documentario antropologico nel quale vengono narrate storie appunto sulla vita e la cultura eschimese; ciò che rende ancora più peculiare questa pubblicazione è il fatto che le storie non vengano narrate (tranne in alcune parti cantate in lingua inuit e dunque incomprensibili) nell'album bensì nel sul bootleg, lasciando così che la musica faccia "solamente" da sfondo alla narrazione. "Eskimo" dunque non canta storie ma ne dà una rappresentazione sonora per così dire, lasciando dunque spazio alla pura immaginazione dell'ascoltatore. Le storie si susseguono l'una dopo l'altra costantemente accompagnate dal sibilo del vento e i suoni minimalisti creano perfettamente l'ambientazione sonora adatta al tema dell'album. Cacce al tricheco ("The Walrus Hunt"), macabri rapimenti di bambini ad opera di presunti spiriti ("A Spirit Steals a Child") o Festival della Morte ("The Festival of Death") proiettano l'ascoltatore direttamente nell'universo artico, rendendolo partecipe e spettatore delle storie narrate.
Quest'album perciò costituisce un capitolo fondamentale per la storia della musica contemporanea, sebbene non siano mai state prodotte opere simili (o per lo meno per quanto io conosca). "Eskimo" è un album da vivere più che da ascoltare, è un'opera unica nel suo genere che fino ad oggi nessun altro artista è riuscito o ha perlomeno provato a replicare.

Carico i commenti...  con calma