Ancora i Faust nel loro primo parto erano compassionevoli nel considerare fuggevolmente quelle eresie ("I can't get no satisfaction, All you need is love") allontananti coesione, avvertendo dell'overmind creato da questi cancri di melodie e caciare rock e invitavano ad una visione quantica, della serie "lascia tutto e seguimi".

I Residents invece non perdono neanche tempo con l'avvertimento, partono subito col loro cinismo trascendente, asfaltatutto vivaddio, e spiattellano brutalmente la loro piattaforma mitraica, fatta di un panteismo che brucia direttamente sull'altare della rivelazione gli inganni di ritornelli che fanno più danni del progetto MK Ultra.

Per carità poi, Not Available non si tocca ma, per essere proprio pignolo, lì c'è quel perfezionismo che fa maniera, una vanità impersonale messa a punto da un Re inquietante, dove sul primo invece colgo più freschezza principescamente bizzarra di una distruzione fine a se stessa che persevera il mancare il bersaglio per scordarsi del risultato, c'e più gioventù... E come se venissero dal nido di un'infanzia psichica, solida nella sua proiezione a putrefazioni future.

Gli scarabocchi sulla copertina della copertina è come se ritraessero "Mitra che uccide il toro" e cioè finalmente ci danno un taglio (alla gola) a quegli imponimenti musicali che nel loro "semplice" costrutto reiterato di 3minuti3 c'ammazzano con l'immonda brodaglia. Tauromachia sia, Olè! L'autodistruzione sì, ma disintegrarsi nell'ovvio è troppo.

Una mano non si nega a nessuno e indirettamente i "toreri" indirizzano il culto verso una soluzione soggettivamente impersonale, attaccando a buon veduta quella subdola scusante che avalla le nostre scellerate scelte musicali: il de gustibus non est disputandum è relegato come sordida scorciatoia per scoprire i vizi di gente che seguiva guru che, per manifesta inferiorità financo di suonare dal vivo, nascondevano la pecca ritirandosi nel leitmotiv di uno scioglimento per "motivi familiari" dopo l'epocale sòla piramidale, falsificando per giunta la firma dei genitori, pur essendo maggiorenni, sulla giustificazione di un'assenza di fatto perenne. Il caschetto dove lo metto baronetto? Dove lo metto? Che paura di essere "schiacciati"...

Senza influenze saure di sorta e privi di urobore onorificenze EL(dea serpente)IZA(io sono)BETH(casa)iane, ecco a voi la magnificenza di una cristiana "pelle liscia" che non prevede bugiarde convenienze squamate ma abrasivi "eterni ritorni", occhio... Non c'è tolleranza ammiccante, non ci sono compagni di merende, si strizza la palpebra all'inaspettato. Scorretti direte voi, ma con una cotanta superiorità esoterica al primo colpo acquisiscono il diritto di vita e di morte di fronte alla maggior parte degli aborti musicali, specialmente quelli famosi indi collusi, che hanno prodotto un deprecabile proselitismo che ha distorto la realtà.

E come Victor (le nettoyeur di Nikita) sciolgono con acido muriatico le di altri milioni di copie vendute di sterili croste di sborra: quanno ce vo', ce vo'! L'agape suggella il trionfo e una sorgente di purificazione scorre in noi verso le sette sfere planetarie dove l'anima incontra l'Æternitas: "una tela senza pittura in cui il messaggio viene spostato dall'immagine al suono".

Dunque il disco... "decorato con nastri" da Zenone di Eleja per "liberarsi dal cerchio che dà affanno e pesante dolore".

Tanto va lo squalo al largo... Le ciambelle senza buca. Saltare di bonus in frasca. La gallina oggi, l'uovo domani, o è meglio la terza cosa? Chi fa da sé fa per crostaceo. Qui è la montagna che va dai mammalucchi. Niente trucchi, no giustificazioni, no considerazioni. No admittance se non si ha l'ultima falange del pollice lunga, con l'unghia ellittica e piatta, anticristica musicale l'ogivo anatema impersonale verso "melodie" di regime.

Qui si crepa con 'st'erba cresciuta, era ora. Qui si ricomincia tutto daccapo, diversamente. Qui le alte cariche cherubine si vedono con la loro luce di gran figli di una mignotta. Il fiume scorre in salita, il ghiaccio ti scalda l'Aldilà. Umani non terrestri che ti fanno marameo e hai poi bisogno di prenotare una visita psichiatrica, compreso compendio di elettroshock, dopo che hai sentito 'ste pernacchiette.

Non si abbocca più all'amo di abbaiare alla luna, si và a gonfie vele verso il catafascio di colare a picco per affogare una volta per tutte quella melodica serpe in seno che ci troviamo. La liberazione passa necessariamente per il disastro, andare a rotta di collo per andare a sbattere contro il vuoto e disintegrare quei piedi di piombo che ci trascinavano a zonzo di altri indesiderati ospiti. E lisci come l'olio si va in bianco nel mandare in frantumi un fumo di nulla. Va tutto in vacca qui.

Prendere la palla al balzo di questa manna dal cielo per evitare così di non diventare verde dalla bile, effetto probabile di aver aperto gli occhi su una realtà che ha lacerato maya di vanità. Comprensibile il tilt di voler mandare tutto in malora mollando quell'arrampicarsi sugli specchi, si chiuda il becco e ci si abbandoni al visibilio del cambio della "residenza" che evita magicamente la corda al collo che ti stavi stringendo. Se famo du' spaghi?

I Residents ti aspettano al varco, hai tu il fegato di incrociarli? Quel blu è sangue nobile o fifa? Basta con questi occhi foderati di prosciutto, iniziamo ad accorgerci di avere un coltello puntato alla gola e tirare fuori i coglioni per non cadere nella trappola rassicurante del "andrà tutto bene". L'asso nella manica è non avere traveggole cronologiche e ascoltare l'acquolina in bocca che ti montano queste nenie. 'Na bella gatta da pelare...

Non battiamo la fiacca, non brancoliamo nel buio, l'osso è stato buttato, andiamo a raccoglierlo in California passando dalle paludi della Louisiana. E se l'ascolto sfocia nell'averne fin sopra i capelli o i coglioni pieni, si consiglia di dare un'occhiata ai propri scheletri nell'armadio prima dello scaricabarile su questo lavoro: siamo uomini o caporali? Buttiamoci a capofitto nel bruciarsi le ali e risorgeremo "più belli e più superbi che prìa!" Se hai capito l'antifona, calza a pennello cadere dalla padella in questa brace, qui l'asino vola. Il colpo di spugna del combo, di contare come il due di briscola, sgretola dualità e ci regala la magnifica solitudine con noi stessi.

"Siamo l'ermetica di un'improbabile musicalità specchio, sù e giù, giù e sù. Ginnastica funzionale. Appena ci raggiungete sopra vi chiamiamo da sotto, e viceversa per l'infinito. Facile, no? C'hai creduto, faccia di velluto!"

"O mamma mia che ansia terribile. Ma perché mi capitano tutti questi? Briganti! Lo vedi, c'hanno l'occhio da matti, pure te mica scherzi. Sono circondato, non mi fate male. Ma chi ce li ha mandati a questi qui? Mo' rimango con questo dubbio... Dormirò?" Perdoniamoci, i ragazzi sono "frivoli"...

Colti e ignoranti, birbe primitive, androgini barboni invisibili insomma, anche un po' puzzolenti di santità 'ste lenze. Giocano un golf estraniante e mettono contemporaneamente "mazza, palle e buca". Giochi tipo: "Lo senti il dito al culo? Ecco le mani". Bruciacchiano penetrazioni fantasma, ma il dito era grosso... Qua il "mostruoso" riprende la sua forma archetipa uniformante.

Decantano per anni musica dentro cassetti, abbronzano tassidermiche cornee fuori dalla piramide impagliando colonne di dissimulazione... e se c'erano dormivano. Li "incontriamo" 'sti ragazzi?

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