Allora …

Nel 1986 al Quirinale si è appena insediato Francesco Cossiga e Palazzo Chigi ospita Benedetto (detto Bettino) Craxi; la nazionale di calcio campione del mondo, guidata dal grande ct Enzo Bearzot ai mondiali messicani e capitanata dal leggendario Gaetano Scirea, viene affondata agli ottavi di finale dalla Francia di Platini; al festival di Sanremo condotto da Loretta Goggi si afferma Eros Ramazzotti con «Adesso Tu».

Trent’anni dopo sono morti Cossiga e Craxi, e pure Bearzot e Scirea, mentre la Goggi e Ramazzotti sono ancora tra noi; al Quirinale siede Sergio Mattarella ed a palazzo Chigi Matteo Renzi; la nazionale di calcio guidata da Antonio Conte e capitanata da Gianluigi Buffon si appresta al campionato europeo; il festival di Sanremo condotto da Carlo Conti lo vincono gli Stadio.

Nel 1986, esce il primo lp dei torinesi Sick Rose e trent’anni dopo i Sick Rose girano l’Italia per il tour celebrativo di «Faces», che per l’occasione è ristampato in vinile.

«Faces» è il massimo disco di musica garage revival mai realizzato in Italia ed in assoluto tra i più grandi nella storia del garage internazionale ed è il risultato di due storie che si scontrano, quella dei Sick Rose e quella di Claudio Sorge.

I Sick Rose si formano nel 1983 per iniziativa di Luca Re e Diego Mese; assieme a loro Rinaldo Doro, Maurizio Campisi e Dante Garimanno. Sono tutti poco più che maggiorenni e bruciano di voglia: la passione che li unisce è per il mod conosciuto tra i solchi di «Setting Sons» dei Jam e lo ska in bianco e nero degli Specials. Le idee, peraltro, sono ancora poco chiare per cui i primi passi sono orientati verso un impersonale post punk influenzato dai Joy Division, ma l’esperienza dura ben poco. In Italia, quella è la musica propugnata dalle avanguardie mentre nelle cantine i fermenti sono altri e, proprio a Torino e dintorni, quei fermenti sono in ebollizione: i No Strange, i Double Deck Five, i Party Kidz e loro, i Sick Rose; le rockzine; i negozi di dischi in città e Carù Dischi a Cantù; la Toast.

In quegli stessi anni, Claudio Sorge si sta costruendo un nome ed una reputazione nel campo della stampa musicale: la sua passione, i Ramones. La rockzine Teenage Lobotomy lo fa conoscere ai redattori del Mucchio Selvaggio che lo ingaggiano e pubblicano la sua prima recensione, nemmeno a dirlo «Rocket To Russia» dei Ramones. Ma quella recensione trova spazio nell’ultima pagina, quale ultima recensione, dopo di lei solo i titoli di coda, the end. A voler significare, forse, una sostanziale incomprensione di fondo, perché il «Mucchio Selvaggio» non è propriamente la rivista indicata per veicolare quel suono; anzi, quella rivista in Italia non esiste. Così, Claudio comincia a guardarsi intorno, collabora a destra e a manca, tiene in vita Teenage Lobotomy, fin quando – fine anni Settanta – abbandona il Mucchio Selvaggio e va a fondare Rockerilla: quella è la rockzine che propugna con entusiasmo e voce alta il nuovo suono. Al Mucchio, per compensazione, approda un giovanissimo Federico Guglielmi, nascono Il Buscadero, Popster e Musica 80, ma Rockerilla non teme confronto e si afferma nel breve volgere di pochi mesi quale manifesto ufficiale di quel movimento sotterraneo che riporta tutto a casa, alle radici, al rock di matrice sixties, i Ramones ed il punk di New York e poi «Nuggets» e «Pebbles». Negli Stati Uniti questo lavoro sporco lo porta avanti Greg Shaw, in Italia Claudio Sorge: Greg ha Bomp!, Claudio Rockerilla; e quando Bomp! dà il nome ad una casa discografica, Claudio capisce quello che ancora manca in Italia e mette in piedi la Electric Eye. È il 1982: i primi passi dell’Electric Eye sono in direzione della new wave, almeno fino alla svolta propiziata dallo scontro tra Claudio ed i Sick Rose.

I Sick Rose, infatti, pubblicano il primo demo e lo spediscono, tra gli altri, alla redazione di Rockerilla; Claudio ne rimane impressionato e subito lo segnala sulle pagine della rivista.

Nasce così, semplicemente, quello che è il più grande disco garage mai realizzato in Italia ed in assoluto tra i più grandi nella storia del garage revival internazionale, anche se a Luca Re il termine revival non è mai piaciuto e sostiene che «… noi [i Sick Rose] eravamo e siamo un gruppo punk …». E però, a voler essere pignoli, prima di «Faces» c’è la partecipazione dei Sick Rose ad «Eighties Colours» e soprattutto il singolo «Get Along Girl» e non è cosa poco se, dopo tutti questi anni, quel piccolo vinile è per Claudio la migliore uscita per i tipi della Electric Eye, ancor più di «Faces», ancor più dei vinili dei Boohoos.

La registrazione avviene in un’abbazia nei dintorni di Torino nell’estate del 1986 ed è penalizzata, a detta del gruppo, dall’assenza del tecnico del suono di fiducia, che già ha lavorato su «Get Along Girl», ma nessuno ha di che lamentarsi quando «Faces» è pubblicato al tramonto del 1986. Perché è un suono inaudito, in Italia, che amalgama alla perfezione la psichedelia ed il garage, il punk ed il pop, i 13th Floor Elevators ed i Miracle Workers, i Moving Sidewalks e gli Unclaimed, la vocalità di Greg Prevost e la zazzera di Mike Stax, la scena texana degli anni Sessanta e quella europea degli Ottanta, dalla Svezia alla Germania fino allo Stivale. Da «Searching For», passando per «Nothing To Say» e «Black Or White», fino a «What You Are (Bad Girl)», i Sick Rose battono un tempo che, musicalmente e filologicamente, riporta senza via di scampo al 1966, ma la personalità e la sapienza che sottendono all’operazione sono di quelle che non si possono creare in vitro e non c’è traccia di revivalismo, né nostalgia. In una recente intervista in occasione del trentennale, viene sottolineato come l’eccellenza del garage revival, Miracle Workers, Chesterfield King, Unclaimed, non suonavano sixties garage quanto piuttosto vivevano nel 1966 ed è tutto qui, in fondo, il significato dell’avversione di Luca per il termine revival associato alla musica suonata dai Sick Rose; stessi identici concetti portati avanti da Nomads, Stomachmouths, Last Drive …

Ed è allora che succede quel che non ti aspetti: i Sick Rose “sfondano” e si trovano catapultati in cima al mondo, a fianco dei capiscuola di casa alla Voxx ed alla Midnight; e vuole la leggenda che quando i giornalisti domandano a Greg, a Mike, cosa si prova a far parte della miglior garage band del pianeta, loro li invitano a chiederlo a Luca Re.

Ed è sempre allora che i Sick Rose prendono in contropiede il mondo e, dopo la pubblicazione dell’ottimo doppio singolo «Double Shot», abbandonano la strada garagista per abbracciare il suono della Detroit 1969, gli MC5 piuttosto che gli Stooges; la stessa strada battuta in contemporanea dai più grandi, Miracle Workers e Chesterfield Kings, perché il loro garage non divenisse mai puro e semplice, innocuo revival.

In trent’anni, poco o nulla è rimasto immutato, ma «Faces» è ancora il capolavoro inenarrabile che era nel 1986. E Claudio Sorge è ancora lo stesso giovine che faceva l’alba per impaginare in casa Teenage Lobotomy affianco alla moglie, al buio, perché non si svegliasse la figlioletta neonata.

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