NO FUTURE
Beach Boys, Neil Young, The Band, Beck e Mercury Rev. Frullate il tutto: eccovi i The Thrills con il loro So Much For The City.
Sembra che oggi avere il "The" davanti al nome sia una garanzia di qualità. Vi faccio la mia teoria: siamo nel ’77, quando il rock era invaso dalla noia segaiola del progressive e del glam heavy-metal. Nacque quindi il punk (grazie a quel sub-genio di Malcom McLaren) sfoderato per infrangere il trip stellare dei vari Yes & Zeppelin. "No future", ecco il motto del punk dell’epoca.
Ora i discografici odierni stanno facendo un'operazione simile pensando che sia arrivato il momento d’infrangere il sound elegiaco e new-progressive dei vari Radiohead e Coldplay (questi guai a chi me li tocca!), come pure quello tamarro e metallozzo di Korn e compagnia bella. Risultato? Eccoci servita l’invasione di tutti questi "The".
Evviva, il Rock’n’Roll non è morto, e ci salverà! Noi però, appassionati attenti al nostro portafoglio e alle nostre orecchie, le bufale le abbiamo scoperte già da un po’, ancor più durante quest’anno che è in atto la gittata di secondi dischi di tutti questi "The".
Questi giovani, imberbi irlandesi "The" Thrills, tanto osannati dai critici (presso il New Musical Express con fastidioso pompaggio) per il fresco sound tra classic rock e sensibilità britannica, sono senz’altro bravi e carini, ma niente di più. So Much For The City è un album che esplora le vecchie sonorità Seventies con esperta e calcolata padronanza strumentale.
Grazie anche alla spinta di Morrissey (dei The Smiths, anche loro dei "The" , sì, ma di un’altra epoca e di tutt’altro livello) che li ha voluti con lui alla Royal Albert Hall in concerto di questa primavera, i cinque irlandesi sono destinati a un "no future" radioso.
Disco discreto, ma io vi consiglio di risparmiare i vostri sudati soldini, e di rispolverare i vecchi vinili anni ’70, più veri, più originali, più sinceri…
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