Quando uno suona e ci mette l'anima te ne accorgi subito. Canta e suona tutto con intensità che... E si emoziona, tu te ne accorgi, che si emoziona... A due anni dall'esordio, Mike Scott ed i suoi Waterboys dànno alla luce "A Pagan Place", disco genuino e sentito. Chitarristico ed un po' gospel, "ventoso" e nero come solo ad uomo di Dublino poteva esser consentito, e non a lui che è di Edimburgo.

"Church Not Made With Hands" tra pianoforti ed ottoni è un tripudio; "All The Things She Gave Me" ha una cadenza funky soul, e quando su quelle buone ma deboli chitarre s'impone un coro gospel ed un sax, hai capito che il rock sould'oltremanica non fu solo "I Still Haven't Found What I'm Looking For" di chi sappiamo. Ancora questa dolcissima mistura di afro e celtico nella ballad "The Thrill Is Gone", in cui su un gusto soul anni '60 s'agita la voce straziata di un rocker e vibrano placide le corde d'un violino, di quelli tipo Chieftains che ci piacciono tanto.

Secondo chi vi scrive i Waterboys sono un'icona del rock europeo degli anni '80. Provate a prendere "Rags" e le sue chitarre, e paragonatela agli U2, quelli fino a "The Unforgettable Fire", e vediamo se ho torto... Poi prendete lo stesso brano e confrontatelo con una marea di pezzi dei Manic Street Preachers... Quindi prendete gli Alarm... Insomma tirate fuori tutto ciò che è britannico in senso lato e che, al contempo, non fu londinese, e ditemi se la buona musica negli ottanta ebbe bisogno di Londra.

"Somebody Might Wave Back" è quasi dance... Se bands come Simply Red o Style Council si fossero decise ad alzare il wall of sound al pari di una rock band, negli ottanta, avrebbero suonato più o meno così. Il tutto contribuisce ad alimentare i dubbi di chi considera Mike Scott un copione, piuttosto che un "semplice artista derivativo". Le cose a cui miro io sono un abile compositore, un cantante che si fa il mazzo, dei musicisti all'altezza, e qualcuno che ci metti un'atmosfera, quella cosa in cui l'ascoltatore - che sarei sempre io - deve immergersi, come in una sorta di isolation tank...

In "The Big Music" una ritmica epic rock  lascia spiragli a fraseggi black: coriste, note di blues guitar, fiati che scandiscono i quattro quarti... Il lato black s'insinua, prende piede, s'afferma ed infine domina. Il brano in questione sarà un enorme successo. Fuori dal coro - nonché altro single di successo - la splendida "Red Army Blues", che si disimpegna tra una balalaika moscovita, laconici "oooh" di cori russi, e sax occidentali che più occidentali non si può, fieri e soprani come, chessò, in "Careless Whispers" di G. Michael.

Confrontate i loro dischi con quelli di U2 e Manic Street Preachers, si disse, ebbene: prelevate il Mike Scott della finale titletrack, un brano epic folk: praticamente il Bono Vox di "Sunday Bloody Sunday" e di "Pride" ed, al contempo, il James Dean Bradfield di "You Stole The Sun From My Heart"... Ma non è soltanto a chi ama queste due bands, che consiglio "A Pagan Place"... In fondo non ci vuole una vera e propria "predisposizione" all'ascolto di un genere o di un altro, per avere a che fare con Mike Scott... Lui è acqua, e ciascuno se ne può giovare...

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