I luoghi comuni sulla musica elettronica abbondano, almeno quanto quelli sul metal e derivati più o meno pittoreschi (non per questo danno fastidio a tutti, c'è anche chi brama ardentemente lo stereotipo), ma come spesso accade il distacco reale da certe massime non è mai completo, poiché un fondo di verità sussiste comunque all’atto pratico.
Diciamolo quindi, senza moralismi o tentativi di circumnavigare il granitico iceberg del politicamente corretto: è un fatto che certi generi offrano un'esperienza diversa a seconda dello stato mentale d'approccio (bella scoperta, direte), tuttavia mi preme evidenziare come certe tipologie musicali come la qui presente diventino incredibilmente più fruibili con lo stato (d'alterazione) mentale giusto.
La trance non può essere un genere apprezzato da tutti, chi è abituato al puro martellamento hardcore di norma la trova troppo discontinua e dispersiva, e chi macina soprattutto house e break-beat spesso fatica a percepire il caleidoscopio di rappresentazioni mentali che si stagliano sul lobo occipitale; loro le immagini le cercano ancora sulla retina...
Ma a noi (noi, voi, tu, io, loro, chissà...) tutto questo non interessa, perché da una manciata d'anni a questa parte non siamo più una nicchia in cerca di espansione, e questo lo dobbiamo in gran parte a gente come Paul van Dyk e al qui presente (ma sempreverde) Tiësto.
Reduce dal successo internazionale ottenuto col remix di Silence, all'alba del nuovo millennio il nostro prende una pausa dalle compilation, e tramite la sua etichetta dà alle stampe quest'album, affiancato da sessioni live che durano tra le tre e le nove ore (!!) in cui si esibisce da solo.
L'esperienza maturata all'ombra nel decennio precedente si fa sentire, e in pochi mesi l’olandese volante capitano del synth lancia tre torpedini, che vanno sì a speronare le classifiche del nord Europa, ma che lasciano le tracce più importanti nell'underground.
"Flight 643" diventa rapidissimamente un punto di riferimento nel genere, così come l'andatura crescente caratteristica di "Lethal Industry" e il trip visionario di "Suburban Train", singoli rapidamente spalleggiati da tracce più dolci, tra cui le splendide "In My Memory", "Close To Me", "Battleship Grey", fino a chiudere (in ordine di release cronologiche) con le più allucinate ed energiche "Magik Journey", "Dallas 4pm", e "Obsession".
Non è facile quantificare il peso che questo album ha avuto sul panorama techno-trance europeo, certo è che la nozione di concerto è mutata considerevolmente, quest'ultimo evolvendosi in un evento di massa perfettamente integrato e compatibile coi canoni propri di generi completamente diversi (le location sono passate da tendoni abusivi o club underground ad arene e stadi ).
Musicalmente è come se si fossero eretti dei portici sotto ai quali tanti, fra coloro che coltivano aspirazioni in tal senso, passano o dovranno passare.
Nel 2002, grazie a quest'album Tiësto viene citato come miglior DJ al mondo, titolo che si prende cura di mantenere in gran stile nel 2004 col secondo album ("Just Be"), e che gli ritorna con costanza da allora. L'apertura di Atene 2004 confermerà la solida base europea e gli spalancherà definitivamente le porte del nuovo continente.
Ogni genere ha le sue pietre miliari; "In My Memory" di Tiësto pesa almeno quanto pesò, all'epoca in cui uscì, "Autobahn" dei Kraftwerk, giusto per non uscire dall’elettronica... fatevi un'idea.
p.s. samples a breve :)
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