Todd Rundgren è molto noto quale grande produttore, autore di dischi complicati e meravigliosi, polistrumentista ed esperimentatore, personaggio istrionico, unico nel mondo del pop e del rock ma, diciamocelo, è - perché vi nasce, e quelle sono le sue radici - un artista soul prima di tutto. Fosse nato negli anni '20, fosse stato solo un discreto pianista, probabilmente sarebbe divenuto il migliore soul man bianco di sempre...

La colpa di dischi come "Initiation" non è sua, è degli anni '70. Troppa varietà, troppe sbornie e droghe, troppe culture, quelle importate di sana pianta e quelle reinterpretate alla ben'e meglio, troppe religioni, troppi stili, troppe novità per il mondo giovanile, ed in un arco temporale ristretto, di dieci anni o poco più. E così un uomo solo col suo pianoforte si ritrova circondato da drogati, guru, pellegrini, visionari, scenziati, vagabondi, assassini, pop artists, santoni, ed il suo vecchio soul si ritrova assalito da psichedelia, rock, progressive, blues, folk sporco, jazz acido... Messa in mezzo a questo caos, la fervida e troppo fertile mente del povero Todd viene presa in un turbine di anarchia, geniale non sempre, che per risultato ha un soul mescolato con la psichedelia, il root rock mischiato al blues ed al surf, l'art rock col jazz e col progressive, la filosofia indu sposata alla psichedelia ed all'ingegneria sonora più visionaria... Lui si lascia sedurre da ogni cosa, si fa acchiappare da ogni singola suggestione. Senza autocontrollo.

Mentre nel 1975, con gli Utopia, fuoriesce dal prog per sposare tutto il pop rock, e con ottimi risultati, da solista, nello stesso anno, con "Initiation" fallisce in pieno. Persino il suo soul vecchio stile, da pianistico mutatosi in tastieristico, ha perso di smalto. Quello dell'iniziale "Real Man" ha un basso quasi funky che lo contamina, oltre che una tastiera spaziale molto sgraziata. Il lounge vecchio stile di "Eastern Intrigue" viene presto soppiantato da un accozzaglia di "trovate" musicali infelici: vaudeville, cabaret, roba per gaggà e via dicendo... La titletrack è un buon jazz pop intrappolato dentro ad una gabbia rock psichedelica: ancora una volta un pianoforte scrostato sarebbe valso cinque volte queste tastiere acidule. "Born To Synthesize" è un blues di sola voce (dalle modulazioni artificiali). "Fair Warning" è un soul (quasi-)tutto sassofono, per otto minuti otto e coro gospel, i cui trenta secondi finali sono il ritornello di "Real Man" in fading (!).

Se si salva solo il rock strillato di "The Death Of Rock And Roll", la finale "A Treatise On Cosmic Fire" è mezz'ora piena di instrumental, tre capitoli su quattro tastieritico, che sarà pure visionario e troppo "alto" per il recensore in questione, ma che forse, proprio per tale ragione, è pressoché inascoltabile. Si salverebbe solo la "fiabesca" prima metà di "The Fire Of Spirit - Or Electric Fire". Nell'ultimo capitolo, la chitarra elettrica traghetta Todd in un inferno sottovuoto e senza direzione di rumori e percussioni...

Disco francamente senza capo né coda e nè busto. Todd si sarà pure iniziato a qualche novello credo, alla setta di che so io, avrà finalmente incontrato gli alieni, si sarà preso la prima pasticca o si sarà fatto il primo personal computer, ma noi lo preferiamo solo, con una chitarra vecchia o meglio ancora seduto su di un pianoforte scrostato. Non si proceda senza una direzione.

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