Sono ben quattro le primavere trascorse dalla pubblicazione di "Stage Four", la (fin quí) ultima fatica discografica dei losangelini Touché Amoré. Un disco urgente, onesto e sanguigno come quelli ai quali i nostri ci hanno abituato, ma anche molto di più.
Tanto schiacciante quanto catartico, "Stage Four" rappresentó un lascito profondamente personale, con la morte per cancro della madre del frontman Jeremy Bolm a fungere da intelaiatura tematica dell'album. 35 minuti in totale per qualcosa di molto più simile ad un'esperienza, piuttosto che un semplice esercizio di ascolto.
Senza considerare, a dire il vero senza nemmeno poter comprendere appieno, l'intensità dello sforzo emotivo che il buon Bolm deve aver sudato prima di poggiare l'ennesima pietra sul sentiero che ha spostato leggermente più in lá la considerazione e la fama (non il riscontro commerciale) dei Touché Amoré.
Ed a quello sforzo sarà da addurre la pausa discograficamente parlando più lunga dell'intera carriera dei ragazzi prodigio dell'hardcore.
Date le premesse, questo "Lament" non é che da intendersi come seguito del suo predecessore: ancora confessionale, altrettanto catartico, forse appena meno introspettivo del suo predecessore, quindi più universale e frequentemente punteggiato di commoventi momenti di ottimismo. Meno ruvido rispetto ai lavori precedenti e non potrebbe essere diversamente, perché se "Stage Four" è stata una scossa emotiva in risposta a un trauma, "Lament" si sente invece più maturo, maggiormente in grado di ragionare anche a livello lirico.
Mentre nel passato erano frequenti minutaggi sotto i due giri di lancette, qui c'é poco che rientri sotto i tre, cosicché i brani possano costruirsi e sbocciare, raggiungere zenit e depressioni in modo più naturale che mai. Un aspetto fondamentale nell'evoluzione dei Touché Amoré, un tappeto rosso steso all'emozione fin troppo palpabile del lirismo di Bolm, una distanza consona a fermarsi per respirare, manifestare e lasciar correre le sue insicurezze.
Ma "Lament" non è solo di un'intensità viscerale: pezzi come "Feign", "Reminders" o "I'll Be Your Host" sono intrisi di sapori di punk melodico, vedere alla voce The Movielife o Gnarwolves, ampie parentesi di tregua aperte nei frangenti nei quali risultano provvidenziali, spot perfetti per un lavoro di produzione curato ed attento.
"Limelight", vero fulcro dell'intero lavoro, arriva appena prima del giro di boa. Cinque minuti di chitarre tentacolari, voci stratificate e un'intensità sempre crescente, ancora una volta riecheggi di "Stage Four" , pur risultando elegante alla maniera che si conviene al guest, Andy Hull della Manchester Orchestra.
Alcuni fra i puristi potrebbero esitare al pensiero di un disco hardcore lucido e raffinato, ma questo è esattamente ciò che si può dire di "Lament" . Intelligente ed introspettivo, è un disco attraverso il quale tutti possiamo canalizzare le nostre attuali frustrazioni.
Il 2020 è stato un anno infernale, la salute mentale di molti di noi ha subito un duro colpo come mai prima d'ora.
Immergersi a capofitto in questo ennesimo regalo dei Touché Amoré potrebbe non essere per tutti, ma chi si concederà un tentativo può stare tranquillo: raggiungere l'altra parte del tunnel vi lascerà feriti, ammaccati ma alla fine purificati.
Un esercizio di pura catarsi.
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