Sappiatelo, io sono nato nel 1991. Questo disco proveniente direttamente dal Maryland, composto da ragazzi che penso abbiano più o meno la mia età si chiama "Nonstop Feeling" ed è uscito quest'anno, ma, lasciate che ve lo dica, suona terribilmente anni '90. Il "terribilmente" è da intendersi con quella vena malinconica che può far felici gli amanti della vecchia scuola. L'operazione nostalgia s'innesta alla grande nei Turnstile. Non so come mai, dato che solitamente sono parecchio restio ai sound derivativi, ma questa volta pare proprio l'eccezione che non conferma la regola. Tutto può suonare canonicissimo, tutto è così divertente qua dentro. C'è un calderone di influenze musicali che ribolle direttamente dall'era delle divise NBA coloratissime degli Houston Rockets, dalle tv a tubo catodico, dai pantaloni portati con una taglia tre volte superiori a quella giusta, c'è un mood che ti fa navigare nelle acque di vent'anni fa. In "Nonstop Feeling" c'è hardcore, ma di quello semplice, basilare. Non compaiono complessità fantasiose, melodie strappalacrime, c'è quel semplice riff portante bello secco e deciso. Insomma, quello di scuola newyorkese e Lower East Side, per intenderci. Potrei dirvi Warzone, o ancora Cro-Mags, oppure Judge. Scegliete a vostro piacimento come se foste alla tombola di Capodanno. Ritorniamo al (non) interessante riferimento autobiografico della recensione. Io prima di buttarmi nel mondo di Modern Life Is War e simili, non potevo vivere un giorno senza sentire gli Agnostic Front o i Madball. Vedevi Roger Miret lì sul palco e ti esaltavi alle prime note scoccate da Sitgma. Non posso negare quindi che quando sento decollare la semplicità di "Fazed Out" torno un diciottenne in fasce e via di headbanging. "Nonstop Feeling" è questo e cazzo, quanto mi...mi...rilassa? Sì, è un disco hardcore che mi distende i nervi.
I Turnstile sanno pure sorprenderti, perché la scelta stilistica in fin dei conti non è del tutto così banale. Non fai in tempo a goderti il trambusto che nei tuoi neuroni salta fuori Brendan Yates (ex drummer dei Trapped Under Ice) a cantare con una voce che conferisce la particolarità idonea all'attitudine che i ragazzi di Baltimora voglion buttar fuori. No, non c'è un graffiato. No, non c'è un urlato sgraziato e roco. C'è un clean scanzonato e sapete che mi ricorda? Quel mammasantissima di Venice Beach con i calzettoni alzati e la jersey dei Dodgers. Sto parlando proprio di Mike Muir. L'influenza vocale dei Suicidal Tendencies non si ferma solo al saper recitare i testi come se si fosse in pieno relax in riva alla spiaggia a godersi graffiti, skater e surfisti (tra l'altro, qui, ci trovate piccoli scorci di surf punk). In "Nonstop Feeling" il cantato a tratti non è poi così cantato, è piuttosto un rappato. Fermi leoni da tastiera, non incominciate a invocare le Guerre Puniche in nome di vostra santità hardcore punk oltranzista. I Turnstile hanno flow, hanno una metrica che ti si stampa al volo in testa, perché fra uno slang e ritmiche cadenzate, è innegabile che il gruppo di Baltimore sappia il fatto loro. Non sono degli sprovveduti che cercano di fare un copia e incolla, sta gente è cresciuta a pane e Biohazard o pane e Beastie Boys, anche qui, fate voi. Se li sono studiati per benino e si son detti, beh, ma perché non integrarli nella nostra proposta? Detto, fatto. Il risultato finale della ricetta è un bomba che detona in brevissimo tempo. Le chitarre non sono così influenzate dal metal e si tengono su lidi che amano divorarsi fra rallentamenti e breakdown: la più classica delle fatal combo. Oh, poi se vogliono accelerano pure e quei riff a spenzoloni strizzano l'occhio al mondo del crossover thrash. I Turnstile si giostrano come abili equilibristi pure fra melodie dai rimandi pop e ti cacciano dentro anche interludi strumentali che rimandano un po' alle tracce skit del mondo hip-hop/rap. Quando cacciano fuori le urla queste sono squillanti e luminose liberando tutto lo stress incalanato fra un basso pulsante e una marziale batteria. La parola d'ordine sono due: groove e mosh.
È infine giunta l'ora delle confessioni, Padre. Devo dire, infatti, che non mi ero approcciato a questo disco con grandissime aspettative. Sapete cosa vi dico? La cosa migliore che potessi fare, perché l'ho rivalutato ascolto dopo ascolto e adesso non ne posso fare a meno. "Nonstop Feeling" fila via come un razzo e scorre senza ostacoli lungo la strada, si gioca bene le sue carte, e si sente come l'influenza late eighties e anni '90 non sia solo presa in prestito da una fotocopiatrice, ma ispirata. L'ispirazione è tutto se riesci a infilare nella tracklist anche un campionamento di "Bad Boy" dei Jive Bombers. L'adrenalina scorre a fiumi, non vuole e non riesce a fermarsi, trascina, infiamma, distrugge, senza che i Turnstile esagerino. I testi, per giunta, non sono manco banali e no-sense. Anzi, dategli una lettura. Loro nel frattempo genuinamente disegnano pattern spacca collo e si divertono, perché sì, alla fine è questo che mi rimane dentro di "Nonstop Feeling". Un lavoro coeso in cui c'è divertimento. Quindi, datemi retta, basta musi lunghi, basta viaggi introspettivi e situazioni drammatiche. Sì, a Valsoia. No, scusate, sì al sano e vecchio galoppante hardcore sgangherato.
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