Intro

“Ma tu leggi i fumetti?” e mi pianta due esterrefatti occhioni color nocciola in faccia accompagnati da un’espressione mista di compatimento e rassegnata accettazione; e vaglielo a spiegare che quel fumetto è “Maus” di Art Spiegelman, agghiacciante ricostruzione della Shoa che ha vinto un sacco di premi e persino un Pulitzer, lei ha già girato i tacchi, leggiadra sui suoi pochi pochi anni, ha rimesso le sue cuffiette e sta digitando qualche pensiero sull’amore o sull’amicizia dal suo cellulare, lasciandomi come un coglione, col dito alzato a cercare una risposta da dare che non suonasse giustificatoria. Quello sguardo, lo sguardo della mia dolce nipotina (sì era mia nipote, non si era capito?), mi ha tormentato a lungo, me lo sono sentito addosso tutte le volte che ho giocato ad un videogioco, letto un fumetto o ascoltato qualche bel pezzo di rock ignorante. Così quando voglio fare “air guitar” con un bel metal tamarro mi chiudo nella mia stanza, come il pirandelliano protagonista della “carriola” e do’ sfogo alle mie bassezze mentre in pubblico mi do’ un tono da colto ascoltatore di quartetti d’archi e jazz d’annata.

La musica

Per fortuna che poi escono dischi come questo “Lifelong” degli Ui, che sanno mettere d’accordo cuore, culo e cervello, che negli anni ’90 si sono inventati ‘sto “post-rock” che - in fondo -non vuol dire un cazzo ma quando ti va bene è una roba che a descriverla dici: “cos’è?” e fai bella figura con gli amici e con tua moglie, e se ti va proprio bene è pure divertente (se ti va male è una palla con velleità intellettuali, però ci fai bella figura lo stesso). In questo caso si va di lusso, solo due bassi e una batteria (una spruzzatina di tastiere e qualche effetto di studio, forse un niente di chitarre, ma sempre appena accennato), pezzi solo strumentali (tranne un paio ma che certo non si possono definire canzoni) pieni di idee e di ritmo ma con un andazzo sbilenco che fa tanto intelligente, e nell’ultimo pezzo si può fare anche “air guitar” con un assolo di basso fuzzato (o è una chitarra? Boh, a me sembra un basso a otto corde); insomma geniale. Guardate la copertina: secondo me si capisce subito che roba c’è dentro. E comunque non è così facile descrivere questa roba, a descriverla dici: “cos’è?” e fai bella figura, però non è proprio roba da un ascolto e via, da cercare su YT mentre si fa altro, è roba un po’ strutturata, che gioca sugli effetti, che propone più chiavi di lettura, insomma è “Post Rock” cacchio!

Nota sugli autori

Nel 1990 il giornalista musicale Sasha Frere-Jones, che aveva già suonato con i “Dolores”, mette su un po’ di pezzi con il suo amico Clem Waldman e, visto che vanno bene, lasciano per strada l’altro bassista Alex Wright ed il percussionista David Weeks e prendono a bordo il ben più dotato Wibo Wright al secondo basso e nascono gli UI. Incideranno quattro dischi: “Unlike”, questo “Sidelong”, “Lifelike”, “Answers” ed un EP “The Shar” più una gustosa collaborazione con gli Stereolab a nome Uilab. Poi il gruppo si scioglie perché non è che proprio ci fosse la fila per ascoltarli……….. Io consiglio, oltre a questo “Sidelong” di dare un ascolto anche a “Lifelike”, più serioso ma sempre ricco di idee. Ci sarebbe da dire qualcosa su questi giornalisti musicali che passano dall’altra parte del microfono – come Morrisey, Mark Perry, Robert Palmer, Rolf Ulrich Kaiser etc. – ma mi scoccio, vi ricordo solo che la formazione a due bassi non è cosa poi così rara, pensiamo ai Cop Shoot Cop o ai Lighting Bolt (tanto per dire i primi due che mi vengono in mente) o gli incredibili Ruins che fanno prog – PROG! – con un basso e una batteria.

Invettiva finale

Ok, del disco vi ho parlato - bello è bello - ma c’è qualcosa qua che non mi va né su né giu. Mica la posso chiudere così con quell’ochetta giuliva della mia nipotina, che dovrebbe almeno portare più rispetto verso lo zio, e col cazzo che il prossimo natale le regalo di nuovo quelle orrende scarpe con i lustrini!

Qualcosa le devo pur rispondere.

A questo punto il Lettore dirà: “ma tu per leggere un fumetto devi darti un tono e dire che stai leggendo Spiegelman o Pazienza o Chissachì, e io mi leggo Topolino o Tiramolla o persino Jacula o il Lando e me ne fotto”. Insomma il problema non è darsi un tono, ma distinguere: quindi, sì Jacula e Pazienza non sono la stessa cosa, se li leggi tutti e due ok, ma se leggi solo Jacula? E se dici pure che è bello?

Se ad una certa età leggi solo topolino (o la gazzetta dello sport, e magari fai il fico dicendo che ti fanno schifo intellettuali e professorini…….), beh qualche problema ce l’hai. Insomma se vai a portare i figli a scuola o a catechismo cantando “Gabba Gabba Hey Hey” con indosso la maglietta dei Deicide, pensando “a me non mi hanno piegato” insomma, a me mette un po’ di tristezza; se poi ti stramazzi di musica a 1000 all’ora per non pensare a quanto sei triste………. (cazzo, 1 a 0 per mia nipote!)

Allora ok alto e basso…. ok la leggerezza……. ok lascia libero il bambino che è in te……. ok il recupero del trash, e basta a fare i fighetti e va bene “e chi giudica cosa si e cosa no?”, “e chi dice questo è bello e questo è brutto?”, e mica solo le cose Serie e le cose Importanti…….. e pure Eco diceva……… e pure Pasolini recuperava………

Ma porca pupazza la merda è merda! Se una cosa fa schifo non si deve avere paura di dirlo (mica la merda me la puoi vendere per cioccolata vegana!). E chi lo decide cosa fa schifo? Tu!

Leggi, guarda e ascolta quello che ti pare ma fallo in modo consapevole, ecco tutto. Prendiamoci il rischio ed il dovere (morale, sì morale) del giudizio estetico (e questo non è in contraddizione con quanto ho affermato altrove – il dovere di scegliere è morale ma il giudizio sull’opera è solo estetico – se lo si vuole capire) se no è tutto uguale: Uomini e Donne e Pasolini, Malgioglio e Cohen, I Vanzina e Fritz Lang. Sia ben chiaro io non sto affermando che esista un Alto e un Basso, io trovo del tutto giusto che la “Merda d’Autore” di Manzoni valga quanto un quadro di Vermeer, ed affermerò sempre che “Ultimo tango a Zagarol” è un capolavoro mentre urlerò alle stelle il mio “CHE PALLE!” all’ennesima visione della “Sottile linea rossa “ di Malik perché mi prendo la responsabilità dei miei giudizi estetici.

Io do’ una enorme importanza al giudizio estetico: lo ritengo più importante del giudizio morale e fondamentale per formarsi una coscienza politica. Per dire io vorrei una legge che impedisse l’accesso alle cariche pubbliche (o almeno al ministero dei Beni Culturali) a chiunque avesse acquistato una copia di “Sugli Sugli Bane Bane” delle Figlie del Vento o di “Sei Nata Per Fare La Zoccola” di Ponzio Pilato (così mi tolgo un sassolino dalla scarpa ché tanto per questa recensione ho scelto un disco che non se lo fila nessuno e poi è abbastanza lunga da scoraggiarne molti), magari oggi non avremmo a capo del governo uno che cantava “Madonnina degli Scout” con i calzoncini corti a vent’anni…………(cazzo giudico la gente da come si veste, da quello che legge e da quello che ascolta! 2 a 0 per mia nipote!)

Il mondo è complicato e non bisogna sempre cercare le strade più brevi verso le risposte, bisogna fare la fatica di formarsi una opinione, è la condizione degli adulti.

Merda ma io le devo rispondere qualcosa a questa stronzetta con i suoi banalissimi occhietti marroni, con le sue cazzo di cuffiette con Laura Pausini e Marco Mengoni!

E allora: “Si io leggo i fumetti, ma IO me lo posso permettere!”

Speriamo che non rida.

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