C'è stato un tempo in cui gli Urge Overkill ci andavano giù leggiadri come un macigno di basalto scagliato direttamente dalla sommità dell'Everest.
Il contratto con la Geffen (dicesi "Saturation") alla spasmodica ricerca [delle vendite] del nuovo "Nevermind" e la successiva cooptazione del mirabolante Tarantino per il conturbante contributo alla colonnasonora del fantasticherrimo "Pulp Fiction" non era neanche lontanamente prevista né prevedibile.
Per farsi un'idea che razza di robba macilenta gira dentro questi solchi, basta dire che questo smilzo EP, contente faiv trecks, registrato da Steve Albini, ha fornito loro il viatico [con tanto di tappeto rosso sangue] per accedere in casa Touch & Go (sempre sia lodata): non esattamente l'ultima delle labels indipendenti a strisce e stelle.
Perlomeno in quegli anni.
Certo c'è parecchia fisiologica spigolosità "giovanile" e magari poca cura negli equilibri e negli arrangiamenti dei pezzi: qualcun_ li potrà trovare eccessivamente disadorni e fin troppo lontani dalle levigatezze rock'n'roll raggiunte anni dopo; un suono tosto come mai più negli anni a venire: l'attacco di "My New Church" con quel bel basso quadrato, la batteria pestata e le vocals strapazzate sembrano rimandare ad un bell'incrocio tra Killdozer (per chi se li ricorda) e primissimi Nirvana.
Ma (forse) è proprio la, diciamo, "autenticità" di questi dispersi pezzettini che li rende interessanti e piacevoli anche a distanza di oltre trent'anni.
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