E' il 1984. Cos'era previsto dal celebre romanzo di Orwell? Il futuro è sempre stato ossessione delle menti più fervide, e non solo nella letteratura, ma anche nella scienza. Ma cos'è la scienza? Tutto potrebbe, in effetti definirsi scienza, se per essa intendiamo conoscenza d'un qualcosa per cui sono necessari profondo studio, applicazione largamente superiore alla media e sperimentazione.
Ci fu al mondo un uomo, nato nel Massachussets, che fu matematico, architetto, astronomo, ingegnere, inventore... Scrisse numerosi saggi, tesi, trattati, testi "scientifici" appunto, esattamente come gli altri suoi colleghi... Epperò questi suoi lavori ebbero un destino molto diverso dal solito: varcarono i confini dello "scientifico" ed influenzarono la gente comune, si fecero leggere come romanzi, come libri sacri, come classici della letteratura (e ad oggi alcuni di essi lo sono effettivamente), o come saggi giornalistici d'attualità, ingravidando così un numero ben maggiore di menti fertilissime. Molte furono di giovani politici, studenti di materie profondamente diverse, filosofi, ed anche, perché no, letterati. Ed un musicista (o perlomeno "questo" musicista): Todd Rundgren.
Il nome di quest'uomo era Richard "Bucky" Buckminster Fuller, e nel 1959 predisse, se fossero da lì in poi seguite le sue indicazioni, la fine della povertà nel mondo entro l'anno duemila. Possiamo assieme immaginare le reazioni scientifiche, e quelle della gente comune... Fatto sta che questo povero pazzo che sapeva far tutto e sapeva inventare tutto, questo sensazioalista mitomane in cerca di facile (vana)gloria, si prese la sua rivincita quando, a proposito della predetta affermazione (scritta e pubblicata secondo tutti i canoni della scienza), nel 1977 si prende una gran bella rivincita: la National Academy Of Sciences, messe alla prova le affermazioni e le indicazioni di "Bucky" Fuller, gli aveva dato ragione: seguendo le sue istruzioni, in poche decadi il mondo non avrebbe mai più conosciuto la fame!
Noi tutti sappiamo, od altrimenti possiamo verificare senza alcuna fatica, quale sia il significato e l'origine della parola "utopia", ma ciò che ci manca è che Utopia è l'idea della città perfetta del futuro targata Fuller, olvviamente architetto d'altissimo pregio. Quello in cui Utopia fu descritta, come possiamo immaginare, non fu soltanto un testo buono per architetti: Buckminster Fuller descrisse, al contempo, l'esempio di una civiltà possibile. Egli contrapponeva a tale città l'esempio diametralmente opposto: una città invivibile per una società corrotta, una giungla di cemento armato (tematica cara al prog italico, si direbbe!) per una civiltà corrotta, marcia ed autofagocitante... Quel libro lo scrisse a New York nel 1969, e potete immaginare che presa ebbe sulla popolazione giovanile d'allora. Se siete degli amanti di quel nuovo brodo primordiale chiamato '68, allora probabilmente il consiglio è di procurarvi questo libro (io ne ho ordinata una copia in inglese, e spero che il mio albionico sia ancora all'altezza d'un testo intero, tral'altro scientifico)... Il titolo del libro? Ma naturalmente "Utopia Or Oblivion", ovvero nome della band e nome del disco.
Nel 1984 Todd Rundgren ed i suoi compagni vedono il mondo assomigliare ad una Oblivion, città disumana... Essi, ottimisti alieni caduti sulla Terra dal pianeta Utopia (vedasi mia rece del loro disco "Oops! Wrong Planet" del 1977), decidono d'addentrarsi nei meandri di queta oscura città/civiltà, passando indenni attraverso le molteplici insidie, per riportare nel proprio pianeta d'origine un resoconto dettagliato.
Sarebbe stato bello, un disco così, non è vero?, visto e considerato che gli Utopia sono nati prog e per un certo periodo sono stati Arena rock, due generi molto inclini al concept album... Ed invece questo "Oblivion" è il terzo disco di canzonette degli Utopia negli anni '80 (sarebbe stato il quarto se gli anni '80 fossero iniziati nel 1979), dopo l'eccelso "Swing To The Right" ed il buono "Utopia". Di tutta l'acquolina che mi venne a leggere che i titoli erano "Bring Me My Longbow" (civiltà neopreistoriche post-terza guerra mondiale?), "Too Much Water" (Waterworld a seguito dello scioglimenti dei ghiacciai?), "Welcome To My Revolution" e "Winston Smith Takes It On The Law" (per la cronaca Winston Smith è il protagonista di "1984": lo vedete come tutto coincide?), beh molta di questa acquolina, è giusto dirlo, è stata prodotta inutilmente.
Si tratta del solito disco d'inizio anni '80 (anche se all'inizio non siamo più), in cui la superband si è "riadattata", s'è trovata un nuovo posto a sedere, un po' come fu per il signor Parsons per il coevo "Stereotomy". Sonorità prog leggere ed analcooliche, due efficaci AOR rock, due splendidi pop wave da fare invidia ai ventenni d'allora, una struggente ballad ed un episodio folle e funny quale la già citata "Bring Me My Longbow"... Pochi, tre su dieci, gli episodi meno degni di nota; poi è questione di gusto: magari, per esempio, gli AOR rock non piacciono per quanto buoni possano essere (colpa dello stile in genere), cosiccome può non esser di gradimento la pop wave... Io, che questi generi li digerisco un po' tutti, sostengo che solo tre episodi su dieci non sono all'altezza dei migliori Utopia.
I fatti sono che "Oblivion", per quanto buono, non è paragonabille ai suoi due fratelli maggiori, e che il ferro che hanno battuto i precedenti album s'è ormai raffreddato: d'altronde questa è una band che nel quinquennio '79-'84, ha pubblicato quattro dischi di inediti ed uno di covers! Come possono tali dischi, ammesso che vi sia la buona volontà dei loro autori, non somigliarsi tra loro?
In ultimo il titolo: sebbene richiami Orwell e si riferisca, in un solo brano, alla visione del genio di Buckminster Fuller, "Oblivion" è forse un titolo esagerato. Sarebbe bastato "Utopia vol. II"... Ma... aspetta un attimo... Non è che per caso "Utopia" ed "Oblivion" siano come sole e luna, disco uno e disco due, volume primo e volume secondo, di un progetto nato unico e poi separato alla nascita? Se così fosse, allora capitolo "canzonettaro" sarebbe da ritenersi, con "Oblivion", definitivamente chiuso, e finalmente si potè far spazio a nuovi esperimenti, per lo "scenziato pazzo del pop"... Invece Todd dimostrerà di non aver imparato la lezione, mantenendosi allo stesso modo prolifico e non cambiando genere. Senza neppure presagire che i giocattoli non sono fatti per durare per sempre...
Carico i commenti... con calma