Per la musica, quando iniziarono, gli anni '80 non furono infondo quella gran tragedia... I barocchismi e le esagerazioni della decade precedente erano già stati disossati dal punk, ma l'atmosfera e la melodia non potevano restare sottomesse in eterno... Così riemersero nel loro splendore con generi quali il dark e soprattutto la new wave, o meglio con il loro connubio. Persino la tecnologia e la tecnica d'incisione, il lato scientifico insomma, come tutto ciò che è in sé progresso, non possono essere arrestate... Certo, sapere che la new wave avrebbe lasciato il passo al new romantic... Che il synth beat intellettuale divenne dance...
Rundgren, che da solista bene aveva cavalcato la tigre delle nuove esigenze musicali con bassi (un interessante ma irrisolto lavoro dai timbri new age e quasi senza chitarre) ed alti (l'eccelso "The Ever Popular Tortured Artist Effect"), ma sempre e comunque con il proverbiale coraggio e l'inevitabile prolificità, con gli Utopia preferisce ricollocarsi nell'ambito pop rock, presentando del pop allineato alla produzione dell'epoca, dell'FM rock e, "Swing ToThe Right" a parte (che sarebbe potuto essere di dieci anni prima, o di dieci anni dopo), si dedica ad un repertorio canzonettistico fatto di solidità strutturale, ma un po' più monotono e prevedibile. "Pov", di un anno più giovane di "Oblivion" e di due più giovane di "Utopia" (e di tre anni più giovane di "Swing To The Right") è un altro lavoro su quella falsa riga.
Sono strani, però, gli anni '80: non fai in tempo a creare un genere musicale, a lanciare una moda che quel genere è già passato, o quasi. In "Pov" gli Utopia propongono Arena rock, tipico dell'inizio decade, ma nell''85 è già fuori moda; vanno con della new wave buona in "Zen Machine", ma chi ascolta più new wave pura, nel 1985? Provano allora con del pop, ma i brani risultano senza tante pretese, un po' sottotono, così allineati e coperti ("Mated" su tutti), talmente appiattiti sul resto della produzione musicale dell'allora mainstream che la mano degli Utopia non è distinguibile, al punto tale da perdere il proprio timbro di fabbrica. E in una decade in cui il marchio era tutto...
Quando poi si evita per un pelo di straripare nel new romantic, grazie esclusivamente ad un assolo di chitarra di quelli veri, nell'infelice "Style", allora si capisce che la pista si sta esaurendo, che le idee si sono inaridite, e non basta rifugiarsi nel mezzo prog di "More Light" o nel blues depurato di "Mistified". Sopravvivono solo l'opener "Play This Game", un inizio pi che promettente all'insegna di un rock incalzante ed orecchiabile, e "Wildlife", popwave con quel tocco di genialità in più, quel qualcosa che si può (e si dovrebbe sempre) riscontrare ed avvertire quando in pista ci sono i grandissimi: il marchio di fabbrica.
Il problema è senz'altro (e sempre) la prolificità esasperata: in una produzione non dico parsimoniosa ma perlomeno attenta, almeno sei di queste undici canzoni sarebbero state considerate delle scartine. Perché dunque non provare con un po' meno dischi, ma più belli? Ovviamente Rundgren, genio e sregolatezza, non seguirà alcun consiglio dettato dalla qualsivoglia forma di buon senso e... No, non proseguirà con un disco all'anno, ma scioglierà definitivamente (salvo le solite filthy lucre reunions) i suoi Utopia. Chissà, forse ebbe ragione, forse le idee erano finite lì, ma non si poteva attendere, che ne so, un paio d'annetti? Tre? Magari nel frattempo l'ispirazione ritornava!
Nell''85 Todd, anche da solista, decise di rimanere "a secco" di dischi fino al 1989 (suo record assoluto), ma mica si ritirò definitivamente dalla scene!
Negli anni '80 muore un'altra band votata al futuro, il cui leader è anche un uomo d'avanguardia. Una band che conosce il valore di tre minuti e mezzo di canzone, con una grande firma, quella del suo leader. Una band di grandi musicisti e di ottimi interpreti. Una band come poche, in quella decade, ad avere così tante credenzialità!
Furono proprio strani, gli anni '80!
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