‘Songs the Lords Taught Me’ – Per una piccola educazione sentimentale di questo vostro umile scrivano. 2a Puntata: La freccia di Cupido colpisce, quella di Zenone…discende. Amore o Non Amore? E chi ce lo cantò meglio di chiunque.
Premessa maggiore: Cosa vorresti dimostrare, dunque? Che ‘l'amore è eterno finchè dura’? E sai che novità. Eppure, sì: quello. Non originalissimo, vero?
In qualche annetto passato ad ascoltare dischi, ne ho trovati alcuni che sull'argomento sono stati più illuminanti di interi trattati filosofico-letterari.
E sì, va bene, lo sappiamo, cantare d'amore non basta mai, ma per me sarà più bello quando parlerà di un amore che consuma, che strugge, che già sai che finirà o finito proprio.
Se l'amore è traiettoria di vita, cogliere il volo di quella freccia quando, in un attimo, da apogeo si muta in discesa, parabola inesorabilmente calante. Come quei ciclisti-scalatori che hanno appena prodotto il massimo degli sforzi per scollinare il Gran Premio della Montagna, solo un attimo di felicità da godersi perchè è già tempo di scendere e dunque ci si mette i giornali sulla pancia per non prender freddo. E però, a differenza dei pedalatori, la discesa coinciderà con l’insidia, con l’inesorabile piano inclinato del sentimento.
Si parlerà dunque di questo: di un attimo ineffabile. Che, come nel paradosso di Zenone, non è ‘un attimo’, indeterminativo. È ‘quell’attimo’. Quello solo. La gioia più grande, che muterà presto e potrà mutare, se va bene, in assenza. O peggio, in dolore. O peggio ancora, in tragedia. Non si pretende siate d'accordo.
Premessa minore: E dunque...perché poi, alla fin fine, la più bella canzone d'amore tra le svariate migliaia della mia vita, per quanto mi riguarda, è sul ‘ricordo’ dell'amore medesimo, essendosi esso già dileguato. E perché mai, la più bella? Semplice.
Io penso che ascoltare 'Brown Eyed Girl' renda la vita migliore. Ed anche questo - e son due... - non è che sia proprio proprio originale, come assunto. Lo si sarà detto di alcune svariate centinaia di GRANDI canzoni. E ognuno potrà enumerare le sue. Il segreto imperscrutabile della musica. A me, e lo sottolineo, a me 'Brown Eyed Girl' rende la vita migliore, privilegio che riservo a un pugno scarso di canzoni. Se no che privilegio sarebbe? Così è, non vi pare? Se non vi pare, ve lo dico, avete problemi.
Che poi io mica lo so se Van la pensava così, anzi è più facile che non la pensasse per nulla così.
Che poi anche lui è cambiato e lo sappiamo: aveva poco più di vent'anni e aveva stravolto la (sua, ma anche tante altre) musica e la (sua, ma anche qualche altra) vita lasciando quei tali Them e spostandosi dunque a New York, un modo per rendere in ogni senso concreta (si direbbe oggi: ‘in presenza’) la British Invasion. Ovvero: giovani ‘barbari’ inglesi che, dopo essersi appropriati delle musiche americane e averle rielaborate, come dei novelli Padri Pellegrini (ri)partono per andare a (ri)consegnare il rock’n’roll-figlio del rhythm n’blues-a sua volta figlio del blues etc. ai legittimi proprietari, a casa loro.
Van aveva appena 21 anni, ma credo proprio che nella sua vita non sia mai stata contemplata la parola ‘giovinezza’. Un ragazzo ventenne intrappolato nella mente di un sessantenne (per inciso: speriamo che non mi legga mai…bilioso com’è, sarebbe capace di venirmi ad aspettare sotto casa e non a mo’ del vecchio satiro descritto in ‘Cypress Avenue’, ma proprio per farmela pagare)
Una canzone come questa, dipinta da un bardo triste di quelli che a migliaia han popolato la canzone d'autore di tutte le latitudini (sceglietelo voi il nome, io non mi espongo), nella migliore delle ipotesi sarebbe diventata una nenia dolente. Nella peggiore, il classico bittarello buono per quei Sanremo degli anni Sessanta, in cui i nostri canterini duettavano con gli ‘ospiti stranieri’, che dovevano a quel punto proporsi a là Dan Peterson ‘i cciuoii ooochiii sono fari abba-g-li-ancccciiiii etc’.
E invece qui, c’è Van (the Boy…): la sua felicità è quella che cela il retrogusto amaro.
La chitarra-jazz trilla garrula, la batteria quattro-quarteggia di shuffle, il basso va su e giù a disegnare la melodia che, per l'appunto, da ascendente diventa discendente, come quelle colline irlandesi di smeraldo che sali e scendi e risali e ridiscendi e ogni volta il solo tramonto ti pare che renda ragione e remissione di tutti i mali che ci tocca sopportare in questa sporca vita.
Il ricordo (di Van e di tutti noi).
‘Passeggiare mano nella mano’
'Hey, dove andavamo / nei giorni di pioggia / giù nei prati....' - la felicità irripetibile di un ATTIMO. Quell' 'attimo'. La giovinezza, ineffabile dea che dura lo spazio di un mattino
'E ridevamo e correvamo (...) nella magica nebbia mattutina' - gioia, spensierata, con quei tre strumenti (l'organo non c'è ancora, arriverà) che sono immersi nella luce
(entra anche l’organo, sixties e sexy, come da lezione contemporanea)
'Coi nostri cuori che battevano insieme quasi a scoppiarne e TU, la mia ragazza dagli occhi marroni...' - 'our hearts a thumping': il batticuore di due innamorati in quattro parole, e quei tre strumenti che ancora sono immersi nella luce.
‘Passeggiare mano nella mano’
'Nascondendoci dietro un arcobaleno / a fianco di una cascata con TE, la mia ragazza dagli occhi marroni'
Ma la parabola è lì al culmine e dunque dalla discesa e dall'apice della risalita, a quel punto la traiettoria di vita DEVE per forza deflagrare in quell'Inno alla Gioia novecentesco, che, sia benedetto il rock’n’roll!, ci monda di tutti i peccati commessi e soprattutto non ancora commessi.
Che poi è il ritornello. Che io, se fossi il Dio della Musica, lo metterei a fianco di quell'altro più famoso, quello di quell'altro (Ludovico) Van ed anche Lui dovrebbe abbandonarsi senza freni, mica solo gli angeli e i santi e i peccatori di tutte le Terre.
Chè a quel punto, come nel più coinvolgente dei riti orgiastici, ai matrimoni come allo stadio od ai comizi di piazza, sei obbligato a cantare anche tu.
'Sha-lalala-la / lalalala-deh dah!'
Ovvero, un nonsense-scat! Che c’è di meglio? Cioè, vorresti mica usare parole di senso compiuto? Per esprimere l’insprimibile? Si vede proprio che di testi ne capisci ancor meno che di musica, figlio mio.
E adesso, il presente che si fa transfert emotivo, il ricordo che si fa struggente ma ineluttabile. Sempre col contrasto gaio della chitarrina-jazz che strimpella in sottofondo, sempre con la melodia aperta, su e giù, giù e su. Se l’arte è fatta di contrasti, come dicono quelli bravi, tra significato e significante, ecco qui siamo al massimo.
‘Oh! è così difficile trovare la mia strada / Ora che sono tutto solo / Ti ho visto proprio l'altro giorno / Accidenti, come sei cresciuta (ecco che, in nuce, in questo verso c’è già la poetica struggente di ‘Astral Weeks’. Perciò ve la sparo qui, grossa: ‘Brown Eyed Girl’, nonostante tutte le apparenze, è l’ ‘Astral Weeks’ priva di tormento)
‘Riporta la mia memoria là, Signore / A volte sono sopraffatto a pensarci’ (e chi non lo sarebbe? Chi non ricorda quel primo momento d’estasi?)
‘Fare l'amore nell'erba verde / Dietro lo stadio con te’ (la mia ragazza dagli occhi marroni)
E poi…ritornello! Che io, se fossi il Dio della Musica etc.
Che quello sei sempre obbligato a cantarlo anche tu.
PS: sempre che il pianto di felicità che in quel mentre ti sgorgherà da mezzo la gola non te lo impedisca.
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