Creare una raccolta di un artista rappresentando 50 anni di carriera con 2 CD è sicuramente un'operazione difficile, e lo è ancora di più se l'artista in questione si chiama Van Morrison.

Il bello, tuttavia, di The Essential Van Morrison è che non fa un riassunto dei pezzi inclusi nelle precedenti raccolte Best of, Still on Top e At the Movies, ma crea un nuovo percorso da sé, includendo anche pezzi mai inseriti prima in una raccolta di Van the Man. Quello che resta il problema da risolvere è rispondere a questa domanda: quali sono i pezzi più rappresentativi di Van Morrison, tralasciando le sue canzoni che si annoverano tra i classici assoluti che hanno fatto la storia? Un po' scomoda come domanda, visto che per diversi pezzi c'è sempre l'alternativa che avrebbe potuto essere presa in considerazione. Inoltre, Van è sempre stato piuttosto riluttante alla pubblicazione di raccolte, e a ragion veduta visto che le sue canzoni non nascono affatto con l'intenzione di essere hit da classifica - non a caso, molti tra i pezzi più noti di Van non sono nemmeno dei singoli. La raccolta è stata pubblicata nel 2015 ma si ferma al 2006 per quanto riguarda gli album in studio, e al 2009 considerando la reinterpretazione dal vivo dell'album Astral Weeks. Tuttavia, la versione su piattaforme digitali contiene la versione 2012 di "Close Enough for Jazz" da Born to Sing: No Plan B, non inclusa su CD per motivi di tempi.

Andando in ordine cronologico, si parte col periodo dei Them, band con cui Van Morrison ha iniziato la sua carriera. Oltre a "Gloria" che è un classico assoluto e una delle canzoni più reinterpretate della storia del rock, abbiamo qui "Here Comes the Night", pezzo sicuramente importante e che a me personalmente piace e non poco, ma... perché non sono state prese in considerazione le altrettanto note "It's All Over Now, Baby Blue" (bellissima, e la cui versione originale è del mitico Bob Dylan, il singer-songwriter per eccellenza) o "Baby Please Don't Go (che, per quanto non mi faccia impazzire, è sicuramente ben conosciuta)?

Si prosegue con 2 brani dal primo album solista Blowin' Your Mind, ovvero "Brown Eyed Girl", canzone sicuramente più conosciuta in assoluto dell'intero repertorio di Van, e "Spanish Rose", che fu una hit minore all'epoca, e che qui è il primo esempio di canzone che compare per la prima volta in una raccolta retrospettiva dell'artista.

Per la prima volta, poi, abbiamo un'inclusione abbastanza consistente di canzoni provenienti da Astral Weeks in una raccolta di Van Morrison. Dallo storico album, un insuccesso quando pubblicato ma molto acclamato a livello di critiche e considerato un capolavoro, sono state incluse, oltre alla più nota "Sweet Thing" (qui presente nella versione live del 2009), la title track, negli ultimi tempi molto apprezzata e rivalutata, e "The Way Young Lovers Do", rispetto alla quale avrei decisamente preferito "Madame George", sicuramente esclusa a causa della lunghezza di quasi 10 minuti.

Moondance è l'album più venduto di Van Morrison, ed è qui rappresentato con i suoi 5 più grandi classici: la title track, "Into the Mystic", "Crazy Love", "And It Stoned Me" e "Caravan", quest'ultima qui presente nella versione live con The Band del 1978 del film concerto The Last Waltz. Non poteva davvero essere scelto materiale più rappresentativo; in particolare, le prime 4, tecnicamente non sono delle hit, ma ciononostante sono dei classici assoluti e probabilmente le canzoni più note di Van Morrison dopo "Brown Eyed Girl".

Parlando del materiale degli anni 70, abbiamo inizialmente le canzoni più conosciute, e comprensibilmente scelte, andando per album: "Domino" da His Band and the Street Choir, "Wild Night" e "Tupelo Honey" da Tupelo Honey, "Jackie Wilson Said" da Saint Dominic's Preview, "Warm Love" da Hard Nose the Highway... giungendo improvvisamente ad un pezzo molto meno noto: "Fair Play" da Veedon Fleece, sicuramente scelta perché apprezzata per la sua struttura musicale molto simile allo stile folk-jazz di Astral Weeks. Dall'album Wavelength, anziché la title track, che fu pure una discreta hit negli USA, è stata qui inserita "Hungry for Your Love", probabilmente perché più rappresentativa dello stile di Van, e relativamente nota grazie alla sua inclusione nella soundtrack di Officer and a Gentleman. Dall'ultimo album degli anni 70, Into the Music, oltre alla più conosciuta "Bright Side of the Road" è stata inserita la sublime e poetica "And the Healing Has Begun", al posto dell'altro singolo estratto dall'album, "Full Force Gale", che ho fortunatamente su altri CD: è qui che si comincia a parlare di vere alternative nelle scelte...

Già, le alternative. E passando agli anni 80, infatti, qui abbiamo delle note dolenti. Perché da Beautiful Vision non è stata inserita "Dweller on the Threshold", e "Cleaning Windows" non è nemmeno qui presente nella sua versione originale con Mark Knopfler alla chitarra, ma nella versione dal vivo, con un ritmo meno azzeccato, di Live at the Grand Opera House Belfast? Perché non c'è niente, nemmeno la nota "In the Garden", da No Guru, No Method, No Teacher? Fa invece davvero piacere avere qui un singolo meno noto ma alquanto azzeccato come "Tore Down a la Rimbaud" (da A Sense of Wonder), tributo alla malinconia del grande poeta maledetto francese. Da Poetic Champions Compose abbiamo il brano più famoso "Someone Like You" (ma qualcuno supporterebbe sicuramente l'inclusione di "Queen of the Slipstream" o "Did Ye Get Healed", per quanto leggermente cadute nell'oblio), mentre dall'album con il gruppo folk irlandese The Chieftains Irish Heartbeat non poteva mancare la tradizionale quanto stupenda title track, in realtà originariamente proveniente da Inarticulate Speech of the Heart, e riaffermatasi come classico nel 2015, quando Van l'ha fatta rinascere cantandola in coppia con Mark Knopfler. Si conclude il periodo degli anni 80 con l'inclusione di "Have I Told You Lately" (che si contende con le canzoni di Moondance lo status di canzone più popolare di Van the Man dopo "Brown Eyed Girl") e "Whenever God Shines His Light", entrambe da Avalon Sunset ed entrambe delle bellissime canzoni. Ma... dov'è "These Are the Days"? Non dico così solo per quant'è bella per me soggettivamente la canzone, ma anche per quanto è effettivamente apprezzata negli ultimi tempi... Poco male, tanto sia lei che le canzoni mancanti citate le ho tutte sui rispettivi album o altre raccolte!

Terminando con gli anni 90 e i tempi più recenti, da Enlightenment abbiamo la nota hit "Real Real Gone", e la meno conosciuta title track che fa immensamente piacere avere qui, così come "Why Must I Always Explain", altro singolo meno noto di Van, estratto da Hymns to the Silence. A seguire, l'ultima canzone di successo davvero significativo dell'artista, ovvero "Days Like This", estratta dall'omonimo album del 1995; dopodiché, una cover di "That's Life" di Frank Sinatra da How Long Has This Been Going On (che, per quanto non ci sia nulla da dire all'uomo che ha fatto la storia del crooning, viene sicuramente valorizzata da Van grazie al suo timbro di voce unico e potente). Da The Healing Game è stata inclusa "Rough God Goes Riding", canzone attualmente più apprezzata dell'album, mentre da Back on Top difficilmente si poteva inserire un pezzo diverso da "Precious Time", singolo principale dell'album. A terminare la raccolta ci sono delle scelte non proprio scontate degli anni 2000: "Once In a Blue Moon" da What's Wrong With This Picture, "Magic Time" dall'omonimo album e "Playhouse" da Pay the Devil. Per quanto riguarda la prima, dato che nessuna canzone dell'album da cui proviene è particolarmente nota, è una scelta comprensibile e azzeccata, a cui avrebbe potuto fare concorrenza "Evening in June", oppure una canzone tra quelle un minimo più note da Down the Road, escluso dal lotto; nel secondo caso invece, a livello di popolarità tra gli ascoltatori, la canzone vincente da Magic Time è "Stranded", che infatti è stata la prescelta in altre raccolte, ma invece stavolta è stata preferita la title track. Forse grazie alla sua popolarità ai live? Forse perché considerata più rappresentativa? Chissà, è comunque una presenza che piace. Per quanto riguarda il materiale scelto da Pay the Devil, penso invece che per quanto sia stato inserito il singolo "Playhouse", la scelta più azzeccata sarebbe stata proprio la title track, specialmente perché il proverbio con cui inizia la canzone, one man's meat is another man's poison, rispecchia questa raccolta alla perfezione...

Il verdetto finale è questo, quindi: una raccolta non metterà mai, mai d'accordo tutti, e ancora meno se si tratta di rappresentare un artista di questo calibro. Ma nell'insieme, quello che c'è piace, e non poco.

Alla prossima!

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