Amo quest’uomo, lo confesso. Burbero, introverso, irlandese, rosso di capelli, sovrappeso, ma lo amo. Nessuno come lui descrive meglio le emozioni in musica. Provate ad ascoltare Brown Eyed girl, non è il pensiero del primo amore dei sedici anni? Il tuffo al cuore quando lui/lei si avvicina è il battito delle mani, il tintinnare della chitarra che si incrocia con il basso è l’eccitazione che sale e l’esplosione del ritornello sha-la-la-la… è la pura gioia del momento! Nessun’altra canzone riesce a farmi sorridere tutte le volte che l’ascolto, a migliorare il mio giorno… Non avesse inciso nient’altro che questo singolo pezzo (e Sweet Thing) avrebbe comunque un posto riservato nel paradiso del rock.

Delle cinque canzoni che mi hanno salvata la vita, due le ha scritte Van the man.

D’altronde ad uno che ha sfornato la settimana astrale, che è al 41° disco in carriera (di cui 6 negli ultimi 4 anni), che il 31 agosto ha compiuto 74 anni, che esegue circa una cinquantina di concerti all’anno cosa puoi dirgli? Solo un immenso grazie di esistere!

Questa premessa per dirvi che non sarò obiettiva, il cd credo mi piacesse ancora prima di ascoltarlo (!), infatti “tre accordi e la verità” è un titolo splendido per rendere le canzoni un bene inestimabile da fruire emozionando in profondità. La copertina? Diciamo che è sobria, gradevole. Van ci aveva abituato a molto peggio…

Il lettore gira, inizia March Winds In February, sembra esca da una meravigliosa visione (beautiful vision) o addirittura dalla settimana astrale, ma qualcuno tempo fa scrisse che la canzone rimane la stessa, (una compagine con un buffo nome di un dirigibile). Per cui qui ci sono, come sempre R&B celtico, il gospel, il soul e il jazz; è Morrison senza tempo. Non ci sono fiati, organo chitarra elettrica ed acustica si intrecciano gradevolmente su un giro di basso e batteria in cui la voce di Van la fa da padrona, esattamente come negli anni 70. Ottima anche la saltellante Fame Will Eat The Soul, un potente errebì, sempre con un marcato giro di basso a caratterizzarlo, cantato a due voci con Bill Medley che si alterna con Van. Il vecchio Bill che con la sua voce baritonale è ancora in grande spolvero e quasi sovrasta Morrison, per la nostra gioia. Due vecchi leoni in splendida forma.

Dark Night Of The Soul è una splendida ballata di quelle che solo Van sa realizzare, con organo e chitarra sognante, atmosfera serena e spirituale, quasi ipnotica, come quando uno comune (common one) recita inni al silenzio (hymns to the silence), con tastiere e chitarre arrangiate splendidamente, con finale in crescendo, per creare ancora una volta una melodia indimenticabile.

Mamma mia che inizio, un trittico fantastico, se continua così è un capolavoro, penso.

Non continua così, ci son dei riempitivi, ma va bene lo stesso, è un cd da 4 stelle (contro le 7 su 5 di Astral week), da citare ancora You Don’t Understand da oltre 6 minuti di jazz-blues, Early Days, un vorticoso e travolgente R&R, a metà tra boogie e rockabilly e la splendida title track. Un encomio a parte per la conclusiva Days Gone By canzone, tra le più belle della sua produzione recente, con un pizzico di malinconia ma anche quella gioia tipica delle canzoni più ottimiste dell’irlandese.

Tre accordi e la verità, oltre 70 minuti di celtic sound, e se la canzone rimane la stessa, chissenefrega, se a proporcela è Van Morrison.

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